Capitolo 66. Non sottovalutarmi

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"Ho fatto una promessa a me stesso. Ricorda che con tutto quello che hai fatto per noi da quando ti abbiamo conosciuta, è decisamente il minimo".

Sospiro. "Io l'ho distrutto, Dottor Lee. Mi dispiace terribilmente".

"Non avevi scelta, Madison. Clara stava per uccidere la tua famiglia e poteva far del male anche a tutti noi, la sua follia e voglia di vendetta è pericolosa e imprevedibile. Il fatto che tu abbia trovato la forza di lasciarlo dimostra quanto lo ami".

Ho paura di porgergli la domanda che sto per fargli. "Ritornerà?"

Lo guardo mentre continua a camminare. "Se tornerà, vorrà dire che è riuscito a ritrovare sé stesso e ha capito chi vuole essere davvero. Altrimenti, non so dirtelo, Madison. Noi al momento non possiamo fare niente, questa è una sfida contro la sua stessa anima e le cicatrici che la compongono. È in corso la battaglia più dura e importante della sua vita".

Cerco di trattenere le lacrime e mostrarmi forte. "Quindi non è necessario che io torni da lui? Non ha bisogno di me".

Mi guarda. "Questa è una battaglia per scegliere se vuole te e noi, o il male".

Annuisco, respirando a fatica. "Io credo in lui, Dottor Lee. Sono fiduciosa in chi è davvero. Lui è la persona più forte che conosca e...." tiro su con il naso. "E so che tornerà ad essere il ragazzo di cui mi sono innamorata con tutta la mia anima".

Ho i pungi stretti quanto gli occhi, mentre mi fermo non essendomi a corta che davanti a me c'è il tavolo con la mia squadra attorno che mi guarda, commossa.

L'unico appiglio che mi rimane al momento.

Mentre condividiamo lo stesso dolore. 

TORRES

"Ben rivista".

"Non mi aspettavo la tua lettera, come hai scoperto che sono tornata?"

Indossa dei vestiti appositamente succinti per questo incontro, mentre io sono rimasto nella mia formalità nonostante il luogo non ne necessita.

Ci sono ancora delle macchie scure sul cemento nel luogo esatto in cui mi ha erroneamente sparato, il luogo è buio e isolato. Non riesco a concepire come non abbia timore di essere venuta proprio qui, totalmente da sola, consapevole e fiera di ciò che ha fatto.

"Ho le mie fonti" rispondo, con le mani nelle tasche dei miei jeans, fingendomi svogliato. "E dunque, la risposta alla mia lettera?"

"Vai dritto al sodo" si avvicina lentamente, divorandomi con lo sguardo. "Prima parliamo di come potremmo ritornare alla nostra età d'oro".

"A discapito del luogo abbandonato e all'aperto, questa è una riunione di lavoro".

"Ma da quella lettera mi hai fatto intendere altro, che ti manco" è sempre più vicina. "Te lo avevo detto che quella ragazzina non era abbastanza per te e che ti meriti una donna che ti comprende, che ha passato quello che hai superato tu nella tua vita".

Azzardo un sorriso. "Tu non hai scontato neanche un quarto di ciò che ho passato io, io e te siamo decisamente diversi".

"E allora dimmi, temuto e famigerato Jacob William Torres..." la sua voce è maliziosa, vogliosa di me. "Perché mi hai portata qui? Cosa vuoi davvero da me? Non dirmi che due colleghi d'affari non possano approfittare di pause in ufficio".

Inclino il volto. "Propriamente ciò che facevi con mio padre mentre ero sotto ai vostri piedi..."

Diventa tesa. "Propriamente niente in confronto a ciò che potremmo fare io e te, contro il mondo e i nostri nemici... potremmo conquistare il mondo insieme e sconfiggere quella feccia della Sidereus Company".

"Ho esaminato a fondo il tuo piano, ogni tua mossa da quando ho scoperto ciò che hai fatto".

Si blocca, sembra confusa ma ostenta sicurezza.

Continuo. "Hai riflettuto bene sul tuo piano, immagino lo premeditassi da diverso tempo, dal momento che hai posto in bilico la Rivoluzione".

Sorride lievemente, compiaciuta dalle mie parole.

"Ne sono sorpreso, mi preme ammetterlo".

"Mi fa piacere che io ti sia piaciuta in azione, Jacob" si porta dietro le spalle i capelli biondi. "E dunque, potremmo essere un'ottima coppia".

Rifletto, la guardo, non posso fare a meno che sorridere.

"Vedi, Clara, nella mia vita sono decisamente inesistenti le persone che mi hanno sottovalutato..."

Mi avvicina a lei, osserva ogni mia mossa.

"Tranne una" sottolineo. "Mio padre".

Mi guarda, confusa. "Cioè?"

"Mi aveva in pungo, sarei diventato la sua macchina da guerra ed ero sotto il suo dominio. Conosceva le mie paure e le sfruttò a suo vantaggio. Ma nel momento stesso in cui era convinto che per me era finita, ha commesso un errore senza precedenti".

Respira più velocemente.

"Quello di sottovalutarmi" sibilo. "Perché si presentò davanti a me convinto che io non lo avrei ucciso, era certo che fossi sotto il suo controllo. Ricordi come è andata a finire?"

Sgrana gli occhi, inizia a capire, fa un passo indietro.

"Sei proiettili, per tutto il corpo".

Altro passo indietro, io mi avvicino.

"Purtroppo per te, hai commesso lo stesso errore del tuo ex padrone. Presentandoti davanti a me, convinta ce dopo tutto ciò che hai causato io rimanga fermo e con le mani mano, successivamente alle tue gesta spregevoli verso ciò che mi è caro. E nessuno ha mai osato farlo dei miei nemici, neanche i più forti..."

"Jacob, smettila..." indietreggia sempre di più. "Che stai dicendo?"

"Una volta stavi per farle del male, a lei, eri sotto di me ferita e io non ti ho sparato. Ma se non ricordi male, io stesso ti ho ripromesso che tutto ciò sarebbe solo stato rimandato".

Prendo la mia pistola.

"No!" indietreggia. "Ascoltami, io e te potremmo fare grandiose insieme. Ti porterò al potere, creeremo stragi e.... mi hai ingannata".

Rido, una risata cupa e gutturale.

"Io non ho bisogno di nessuno per giungere al potere. Raccoglierei il mondo con le mie mani, e lo porrei sulle mani di lei per donarglielo".

Prima che possa dire qualsiasi altra parola, non le lascio il tempo per farlo. Devo raggiungere una persona, vendicandomi prima per tutto quello che le ha fatto.

Mi volto, camminando con attorno a me le mie guardie che erano appostate controllando ogni movimento sospetto.

Sorrido.

Mentre a pochi metri da me giace il corpo di Clara.


Con sei proiettili in corpo. 

Sidereus 2Where stories live. Discover now