•Capitolo XIII

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Mi passo una mano tra i capelli, camminando il più velocemente possibile: ho addosso solo un paio di shorts e un costume da bagno, inutile descrivere anche solo il mio profondo imbarazzo.

Ripenso a Derek, a come mi abbia salvato la vita. Io in compenso gli ho rovinato una costosa camicia, oltre ad avergli indirettamente provocato tutti quei tagli. Cocciuta che non sono altro! Avrei dovuto dargli retta fin dall'inizio, ma non sono propensa a fidarmi delle persone.

— Mi fido di te.

Mi blocco, posando una mano sulle labbra, accertandomi che siano proprio le stesse di poco fa, le stesse che hanno pronunciato quella frase. Ora ricordo... come posso aver detto una cosa del genere? Eppure, in quel preciso istante, ricordo che avrei lasciato volentieri la mia vita nelle sue mani, nelle mani di Derek; cosa che alla fine ho fatto. Perché? Perché non può fare a meno di provocarmi quest'effetto?

— Non farlo.

Non farlo. Cosa voleva dire? Perché non dovrei fidarmi di lui? Che cosa nasconde?

Forse per una volta dovrei ascoltarlo, dovrei assecondare il mio sesto senso, che continua a gridarmi, fin da quando l'ho conosciuto, che è meglio starci alla larga, allontanarsi da lui il più possibile.

Comunque, non ho mai dato retta a nessuno dei due.

Spalancando la porta di casa, mi rendo conto di quanto sia stanca. Alya, appena mi vede, si precipita da me, come se non aspettasse altro dall'intero pomeriggio.

— Abigail! — urla, stringendomi in un grosso abbraccio. — C-come stai?

Sorrido. — Ora bene, davvero. Da quanto sei qui?

— In verità... non me lo ricordo — balbetta, e so che quando fa così sta dicendo la verità.

— Che vuol dire? Come fai a non ricordartelo? — domando confusa.

— Non lo so Abigail, ho uno strano vuoto di memoria; non ricordo il lasso di tempo da quando Derek si è buttato a quando sono ritornata qui, lo giuro. So solo che mi sono ritrovata su questo divano perfettamente asciutta.

Questo è a dir poco bizzarro; persino il modo in cui ho perso i sensi quand'ero nel tunnel è strano. Scuoto la testa, non so a cosa pensare. Ad ogni modo scervellarsi ora è inutile.

— Ne verremo a capo Alya, prima o poi — mormoro pensierosa.

— Comunque, Ab — inizia la bionda, indurendo la sua espressione, — hai creato una spaventosa quantità di anime nere, ne sei cosciente?

Sussulto. — Cosa? — chiedo, sgranando gli occhi. Ma certo, essere salvata in quel modo deve essere il sogno di praticamente tutte le ragazze presenti. Mi sento così idiota. — Scusa se stavo annegando!

— Non intendevo questo, lo sai. — Sospira. — Domani dovrai stare molto attenta, fai finta che non ti interessi Derek; perché è la verità, no? — Accidenti, che scappatoia geniale per estorcermi informazioni! Sono colpita.

— Ti lascio con il beneficio del dubbio — sorrido con finto candore.

— Dimmelo una buona volta! Ti piace sì o no?

Alzo le spalle, non ho intenzione di dargliela vinta.

La mattina seguente mi sveglio con un fortissimo mal di testa, andare a scuola è una vera e propria tortura. Mentre stiamo camminando, un pensiero balena nella mia mente, pericoloso: Cathrin! Accidenti, spero non ce l'abbia con me.

Con lunghe falciate oltrepasso il cortile, nessuno sembra rivolgermi particolari attenzioni, molto meglio così. In fin dei conti è logico, solo poche persone hanno partecipato alla festa.

WitheredDove le storie prendono vita. Scoprilo ora