•Capitolo IV

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Appoggio il mento sul palmo della mano, che riesce a sorreggerlo a mala pena: sento la mia mente pesante e il mio braccio troppo debole per sostenerla. Le mie labbra spirano un sospiro annoiato e finalmente disancoro i miei arti dalla loro statica posizione.

Mi sono trovata a rimuginare su Cathrin, la ragazza che dobbiamo conquistare, e, contro la mia stessa volontà, persino sul mio compagno di banco, persino su Derek. In lui trovo contraddizioni che mi disorientano: una volta sembra irriverente ed espansivo, mentre un'altra sembra che l'aria si pietrifichi al suo passaggio, tanto è glaciale.

Alya nel frattempo sta discutendo di qualcosa; credo stia parlando con me, ma non ne sono molto sicura. Condisce il suo soliloquio con gesti affrettati delle mani e con una parlantina sciolta. - Eccola, ci risiamo - s'interrompe a un tratto. - Come stare sulle nuvole ventiquattr'ore su ventiquattro?

- Io... scusa - Non provo nemmeno a giustificarmi.

- Come stavo dicendo... - mormora, - oggi dobbiamo andare a Relicanth. - annuncia, facendomi strabuzzare gli occhi: cosa sta dicendo? Noi non possiamo ritornare nel nostro regno prima di aver completato il nostro incarico, è proibito. Deve avere un motivo per affermare un'assurdità del genere. - Thomas ci ha chiesto di venire. Dice che è di estrema importanza. - chiarisce, osservando la mia espressione sconvolta.

- Stai scherzando? No, fuori discussione, mio padre ci ucciderebbe. - taglio corto, pensando ad una possibile reazione dell'attuale Re. Mi vengono i brividi al solo pensiero.

Mio padre non è mai stato molto clemente in generale, e questo si riflette maggiormente su di me; vuole che la mia educazione sia impeccabile e perciò è intransigente nei miei confronti. Questo... non possiamo farlo, è fuori discussione.

- Sai che Thomas non ci vorrebbe mai fare del male, ma qui si tratta di una cosa seria - insiste. - Non possiamo mancare. - mormora mesta, puntando i suoi sofferenti occhioni viola verso di me.

La detesto quando fa così! - Va bene! - sbotto. - Fa' pregare a Thomas che sia una cosa di vitale necessità - Probabilmente verrà fuori che ci ha chiamato solo per una forte nostalgia nei nostri confronti, lui ne sarebbe capace. Gli voglio bene come un fratello, ma è troppo sentimentale. - Lo faremo ora; dammi la mano - affermo. Prima andiamo, prima torniamo. La carnagione di Alya diventa pallida: ha sempre odiato i viaggi inter-dimensionali, opinione che condivido appieno. Odio questi viaggi nonostante ne abbia fatto solo uno in tutta la mia vita.

- Ab... io non so se...

Arpiono la sua mano e ancor prima che concluda la frase i nostri corpi sono immateriali, composti da aria e da nulla, entità che si dipanano nello spazio e nella realtà per afferrare un mondo divergente a questo. Quando entrambe ritorniamo a esistere come esseri in carne e ossa siamo già nel nostro regno, a casa. Lo stomaco si stringe in una morsa di ferro e intensi conati di vomito mi rimbombano nelle viscere. Alya è piegata a terra e barcolla come se la terra sotto i suoi piedi stesse tremando.

- Stai bene? - le domando, quando vedo che le sue guance si stanno tingendo della loro tonalità rosea.

- Non ti avevo detto di sì! - strilla.

- Ma neanche di no, giusto? Dai andiamo, non perdiamo tempo! - ribatto. Lei sorride lievemente.

Adoro scherzare con lei, mi fa sentire... normale. Amo essere ciò che sono, ma certe volte mi sento schiacciata dalla pressione del trono che grava inesorabilmente su di me dalla mia nascita; molte volte mi domando come sia essere una strega comune come Alya, priva della maggior parte dei poteri ma libera da ogni costrizione. Paura di non essere all'altezza di mio padre, questo mi perseguita da quando ne ho memoria; il popolo è volubile, cambia continuamente idea e non ha mai tenuto molto alla famiglia reale. So bene che avrebbero abbandonato i reali al loro destino, questo prima dell'incoronazione di mio padre. Il suo portamento aggraziato e composto ha ammutolito tutti, facendo ricadere il regno in un muto giuramento in suo onore.

Alya dice qualcosa, ma non l'ascolto; annuisco semplicemente e la seguo in silenzio per le intricate stradicciole della capitale, evitando di dare nell'occhio per non destare sospetti. Relicanth, la città dell'incongruenza, amata perché luogo della mia infanzia e detestata poiché sede della mia prigionia. Quanti pomeriggi perduti, quante amicizie mancate, esperienze mai vissute. Eppure, osservando il cielo color ametista, non provo tristezza, ma solo un immenso sollievo nel ritrovarmi a casa.

- Abigail! - Il rimprovero annoiato di Alya mi arriva alle orecchie come un fastidioso ronzio, risvegliandomi prepotentemente dai miei pensieri; dove siamo? Ho perso il nostro orientamento un bel po' di tempo fa. - Thomas ha avvisato di incontrarci qui. Ma non mi ascolti mai quando parlo?! - sbuffa frustrata, facendomi segno di ritornare indietro. Spalanco gli occhi, sorridendo come una bambina; da piccola adoravo questo posto, è un negozio colmo dei gingilli magici più disparati. La proprietaria, poi, è una dolcissima signora che mi ha visto crescere.

Entriamo nel negozio, rimasto sempre lo stesso; le travi di legno del soffitto iniziano a cedere, ma sono sistemate un po' alla buona con un pizzico di magia e sul pavimento aleggia una nebbiolina violetta che crea un'atmosfera mistica e suggestiva.

- Mie care ragazze! - Jenny, la padrona di questo piccolo rifugio, ci sorride amichevolmente. I suoi vispi occhi illuminano il suo viso segnato dagli anni, quando ancora non era stato trovato l'incantesimo per l'eterna giovinezza, eseguito come se fosse un vaccino a ogni nuovo nascituro. Nonostante ciò non si è mai abbattuta, ed io la ammiro. - Cosa ci fate qui?

- Aspettiamo una persona... - risponde Alya, decidendo di rimanere sul vago.

Non ho paura del mio destino, penso, osservando un punto nel vuoto. Io sono pronta. Sono pronta per tutto ciò per cui sono stata preparata: potere, fama, gloria. Ma odio che la mia vita sia stata decisa a tavolino da mio padre: amiche fasulle, un matrimonio instabile che si celebrerà dopo la mia incoronazione, nella quale verrà eletto il Re: padre dei miei figli e futuri eredi al trono. Non voglio sposarmi con qualcuno che non ho nemmeno mai visto in faccia.

- Ab! - sbotta la bionda, facendomi risvegliare dai miei pensieri per la seconda volta.

- Oh, chiedo scusa, mi sono distratta. Cosa stavate dicendo? - domando.

- Jenny ci vuole fare dei regali! - esclama Alya eccitata; non vede l'ora di riceverli, ma a me non sembra giusto: ho molto più di lei, non voglio che si privi di qualcosa. Non ne ho bisogno, anche se apprezzo moltissimo il suo buon cuore.

- Oh, non è necessario, davvero. - sorrido cortese.

- Insisto! - sbotta, facendo sussultare persino me. Infila la mano nella tasca del grande abito, prendendo un cofanetto che stringe nel palmo della mano. - Questa è per te, tesoro. Si tratta di polvere di stella, rende invisibile. Puoi usarla per fare ciò che vuoi, quando vuoi - conclude con sorrisetto complice, mentre Alya accoglie il dono con occhi gioiosi. - Per voi, Principessa, ho pensato a qualcosa di diverso; probabilmente non è all'altezza, ma ecco... - balbetta impacciata, mentre io mi sento quasi a disagio: come ha potuto pensare che mi interessasse il costo di un regalo? Io non sono così materialista, anche se ammetto che mi fa piacere ricevere doni preziosi. So di essere viziata, ma i soldi non sono il fulcro della mia vita.

Tira fuori dalla tasca un sottile filo argentato, con incastonato al centro una splendida pietra: lo smeraldo. Rimango stupita e scioccata nel vedere che meravigliosa collana ho di fronte; la gemma riflette la luce, grazie alle molte sfaccettature, in mille modi diversi.

Sono senza parole. - Jenny, è fantastica, davvero, ma non posso accettarla. -ribatto a malincuore.

- Invece sì, dovete. - afferma decisa. - Consideratelo come un regalo per la vostra futura incoronazione, Regina.

- Ma... - Non so più cosa ribattere.

- Oh, quasi dimenticavo... quella pietra ha straordinarie proprietà magiche, fra cui quella di... no, sarà una sorpresa. - continua con un sorriso, mettendo la collana tra le mie mani con un gesto affettuoso.

- Allora ti ringrazio - concludo con un sorriso.

Nonso che ore siano, ma di Thomas non c'è neanche l'ombra, e non possiamo rimanerequi per altro tempo. Mio padre sentirebbe la mia presenza, cosa che non deveassolutamente accadere. Salutiamo la donna con un sorriso, decidendo diposticipare l'appuntamento con il nostro amico e di ritornare il piùvelocemente possibile sulla Terra, furtive e senza dare nell'occhio. Questopiccolo strappo alla regola sarebbe stato inutile senza l'incontro con laproprietaria del negozio.

- Sei pronta? - domando ad Alya. Annuisce debolmente, così le prendo la mano e partiamo verso casa.

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