Capitolo 62. Nulla come prima

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E tutto questo è per colpa mia.

Ha mutato il dolore in questo, perché perdendo me ha perso automaticamente quella fiducia che aveva sulla capacità di provare sentimenti, di essere amato. Scommetto che è come se fosse tornato a quando ci siamo conosciuti per la prima volta.

Ma so che avrò a che fare con uno Jacob più freddo, perché questa volta il dolore è diverso, sta scontando la perdita di fiducia in ciò in cui più credeva: noi.

Se solo sapesse il perché di questo mio gesto.

Ho dovuto svegliare Alex alle prime luci del mattino, altrimenti qualcuno lo avrebbe visto. E poi, ho del lavoro da fare.

Sto andando da lui, nella Torres House, ovviamente di nascosto e con il viso coperto da una sciarpa e occhiali da sole per evitare che Clara gestisca perfino le telecamere per la strada, e non mi stupirei. Voglio verificare di persona ciò che mi è stato riferito, voglio vedere se colui che io amo è diventato un assassino, un macabro affarista, un pericolo per la città se non per il paese conoscendo ciò che possiede.

Qualcuno deve fermarlo.

Magari posso farlo io, devo farlo. Non ho scelta. Non posso rischiare che a causa mia la sua vita venga usata per questo: uccidere, seminare terrore, privarsi di provare sentimenti.

Sono davanti il grattacielo della Torres House, delle guardie mi puntano, seguendo ogni mio passo. Mi aspetto che mi fermino, invece mi lasciano passare rimanendo immobili e silenziose.

L'azienda è piena di sensori, quindi non mi stupisce più di tanto questa loro scelta dal momento che se avessi delle armi lo scoprirebbero subito. Anche perché, fino a qualche tempo fa venivo sempre qui con Jack e assistere al suo lavoro.

È come se mi lascassero entrare per cercare di salvarli dal loro capo, chiunque sia diventato.

Attraverso i corridoi in cui vedo i volti dei dipendenti spenti, silenziosi, occhiate mi puntano di sfuggita come a trovare una spiegazione su cosa sia successo a Jack.

O magari dovrei dire signor Torres.

Salgo l'ascensore, torturandomi i capelli e a mano a mano che salgo le decine e decine di piani, penso al fatto che non so cosa dirgli.

Perché non so davvero chi avrò davanti.

Le pareti marroni scure si alternano al nero, profuma tutto di pregiato insieme ai divani in pelle e mobili moderni con alcuni televisori decisamente grandi e di ultimo modello.

Poi, vedo la porta del suo ufficio, con il suo cognome ricalcato a qualche metro da me.

Si sentono rumori, spero di sbagliarmi ma percepisco gemiti di dolore, rumori di metallo, minacce. Il mio cuore non credo possa reggere ciò che sto per vedere.

Chissà cosa potrebbe farmi appena mi vedrà.

Non lo vedo da giorni e questa cosa mi devasta, ancor più dei miei dubbi sul fatto che potrebbe farmi del male a giudicare da cosa mi ha raccontato Alex.

Prima di arrivare proprio dinnanzi a quella porta che mi incute a dir poco timore, una guardia in divisa nera, decisamente alta, con lo stemma argento 'Torres House', mi riconosce sgranando leggermente gli occhi. Chiude la porta dietro di sé, è uscito proprio dall'ufficio di lui. Sa cosa succede dentro quella stanza.

"Signorina Bianchi" dice con un filo di voce. Poi si gira verso l'ufficio, torna a guardarmi. "Non entri".

"Perché?" Il mio respiro accelera, sento la paura. "Che succede?"

L'uomo dai capelli neri abbassa lo sguardo, rassegnato. "Non so cosa gli sia successo, signorina. So solo che al momento è instabile, ho timore io stesso di stargli vicino. Non starò qui a dirle cosa ha fatto in questi giorni in sua assenza" mi guarda. "Ma le consiglio di andare via, quel ragazzo..." scuote la testa. "Non è più tale. È un uomo, malvagio, folle. Non so quanto sia sicuro per lei entrare, non le piacerà ciò che vedrà".

Sidereus 2Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt