Sidereus 2

Capitolo 51. Amici di famiglia

Li spingo via. "Mi sono scordata che tra poco arriveranno delle persone qui, muoviamoci".

Trascino la mia famiglia confusa fuori dalla reggia, sperando che la macchina di Jack non sia qui fuori.

Clara esce per ultima, mi guarda. Ha un ghigno soddisfatto sul viso. "Iniziamo a capirci, finalmente".

Cammina con l'aria di chi ha ottenuto quello che vuole.

Sapendo di avermi in pugno.

ATHENA

È sotto di me, mentre mi sono arrampicata sul muro, più precisamente sono appostata sul condizionatore.

Mio fratello mi ha incaricato di gestire la struttura della Sidereus Company, insieme all'esercito.

Alèx viene spesso qui per studiare, allenarsi...

Ma non sa che lo -spio- controllo. Qualche volta si guarda intorno alzando la nuca, vede sotto la scrivania e odora l'aria. Però non si è mai accorto di me o dei miei nascondigli infallibili.

Non comprendo il nostro rapporto, né lui. So solo che a mio fratello non piace per niente, o in ogni caso lo infastidisce; quindi, potrebbe essere una minaccia e io mi sono appostata per scovare i suoi segreti.

Ora sta cantano.

"Dangerous woman... somethin' bout, somethin' bout, somethin' bout youuu..."

Sarà un rito satanico, devo fermarlo.

Salto davanti a lui, urla come una femminuccia e inizia a lanciarmi penne che riesco a schivare.

"Oddio! Vuoi farmi morire per caso?"

"Già".

"Oh, beh... non oggi" si ricompone. "Che ci fai qui?"

"Ci lavoro. Tu che ci fai qui?"

"Ci studio".

"Solo da quando io lavoro qui e mi è stato affidato l'incarico di gestire la struttura, quindi perché?"

"Ti sbagli, vengo qui da un sacco di tempo!"

"No",  sibilo. "Non mentirmi".

"Non ti sto mentendo, guarda i libri" mi indica la scrivania. "Prove schiaccianti, vengo qui per studiare".

Sorrido, in maniera furbesca. "Ho scoperto che avevi messo un microchip nella mia divisa militare".

"Io? Sarà stato William".

Scuoto la testa. "Non sai mentire, Alèx. Impara a non diventare un peperone arrostito".

"D'accordo, quindi che si fa?" Inizia a gesticolare, nervoso.

"Io continuo con il mio lavoro e tu non mi infastidisci".

"Ero io quello su un condizionatore?"

"Stavi portando avanti un rito satanico, ti ho sentito".

"Come osi insultare Ariana Grande?!" Sembra fuori di sé.

"Non so chi sia, io non perdo tempo. Ora torno al lavoro" sto per girarmi ma sento la mia mano più calda, mi blocca.

"Perché ti comporti in questo modo?"

Sbatto le palpebre. "Che vuoi dire?"

"Dov'è finito il tuo sorriso?" Mi chiede. "Non sono più quella persona che... ti fa venir voglia di rompere le regole?"

Mi sento tesa, mi irrigidisco. "Non... so di cosa..."

"Sai benissimo di cosa parlo" la sua voce cambia, sembra più serio. Ferito.

"Sai... come la penso" improvvisamente mi sento in difficoltà. "Come sono abituata a comportarmi e come la gente si comporta con me. La serietà mi appartiene".

"Allora perché mi respingi via invece di provare a sentirti felice?" Si morde il labbro. "Io voglio solo aiutarti. Io... ci tengo a te. Stavamo andando bene, William è morto. Di cosa hai paura?"

Cerco di allontanarmi ma mi tiene ancora la mano, spaventato che io scappi. "Io non ho paura di nulla".

"E allora perché mi eviti?"

Inizio ad innervosirmi. "Siamo nella stessa squadra, non posso farlo".

"E invece ogni scusa è buona per non incontrarmi, ma non ti privi di spiarmi. Credi che non me ne sia accorto? Avevi ragione quando mi dissi che abbiamo gli stessi anni di esperienza" si avvicina a me. "Ti ho sgamato tutte le volte. Ti piace proprio vedermi studiare".

Con un colpo secco stacco la sua mano dalla mia.

Alza le mani in aria. "Non ci scaldiamo!"

"Me ne vado".

"Sappi che in questa squadra ognuno c'è sempre per l'altro, non temere di parlarmi" mi dice, questa volta ritorna la sua voce.

"Non riesci proprio ad essere severo e cattivo" senza rendermene conto, sorrido appena.

Torna il sorriso. "E tu non riesci proprio a non arrossire davanti a me".

Torno seria. "Nei tuoi sogni".

Mi giro e me ne vado, lo sento borbottare.

"Con me la tua serietà va a farsi fottere, Mowgli".