Capitolo 17. Salto nelle fiamme

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Sembra abbandonata, sporca e vuota. Dunque, perché mi ha portata qui?

"Quali sono le regole?"

"Le regole?" Si avvicina a me, siamo circondati da sue guardie, non hanno le maschere oggi. "La regola è una, un qualcosa che sarai costretta a fare per superare questa prova".

Mi avvicino a lui. "Dimmi cosa devo fare".

Sorride diabolicamente e potrei pentirmi, ma devo resistere. So cosa sto facendo.

"Devi appiccare un incendio in quella casa".

Aggrotto la fronte, cerco di comprendere il nesso e il significato di tutto questo. Mi viene in mente solo una cosa: chi vive in quella casa?

"Chi sto per uccidere, William?"

È disinvolto, so che non mi ritiene una stupida. "Lì? Nessuno di particolare, solo un uomo che non ha rispettato a pieno i miri ordini e ha diffamato il mio nome. Tutto qui. Appicca l'incendio".

Sorrido, in maniera sarcastica. "Diffamare il tuo nome, William? Vorresti dirmi che ti reputi una persona per bene?"

"Madison..." scuote la testa. "Agli occhi del paese, a discapito dei sospetti, io sono una persona per bene. Ma quell'uomo cercava di coinvolgere i giornali di altro. Per evitare che mi possa creare problemi in futuro, uccidili".

"Sono più persone? Chi c'è in quella casa? Ho il diritto di sapere".

Si inumidisce le labbra. Odio il fatto che i suoi gesti sono simili a quelli che faceva lui, ma non potrò mai paragonarli.

"La moglie, i figli piccoli. Forse anziani".

Un tonfo al cuore talmente forte che potrei sputarlo sulle mie mani.

"No", scuoto la testa. "In quella casa deve esserci solo l'uomo".

"Madison" sibila. "Questa è solo la prima prova, ora voglio che fai come ti ho detto".

"Te lo scordi, assassino" mi avvicino, guardie mi bloccano. "È questo che lo costringevi a fare? È così che hai torturato tuo figlio per una vita? Gli facevi fare questo? Io mi vergognerei a chiamarti padre".

Alza gli occhi al cielo. "Jacob ha fatto molto di peggio nei confronti di questo".

Sto per saltargli addosso, se non fosse per le guardie che mi tengono stretta me lo mangerei vivo. Le strattono, mi tengono a fatica. La rabbia brucia.

"Non ti azzardare a dire il suo nome, figlio di Satana".

Si avvicina a me, a pochi centimetri dal mio viso. "Non appena entrerai nella mia squadra, vedrai quanto anche tu possa essere figlia dell'inferno. Io tirerò fuori la tua vera natura, Madison Bianchi. Non sei così innocente come credevo e te lo dimostrerò".

"Fottiti".

Si morde il labbro. "Se sei tu ad ordinarmelo, volentieri" si allontana. "Fai quello che devi fare, Madison. Hai cinque minuti. Lasciatela".

Le guardie mi liberano, non mi hanno neanche fatto il solletico grazie a questa divisa. Eppure, stringevano forte.

Mi avvicino a William, le guardie istintivamente mi vengono subito incontro temendo per l'incolumità del loro capo.

"Che c'è?" Dico loro. "Avete paura che vi faccia fuori il padrone?"

Alle mie parole tranne per gli sguardi omicidi si limitano ad allontanarsi. William mi guarda come se volesse saltarmi addosso a sua volta.

Non ho altra scelta.

Alzo lo sguardo, è giorno ma comunque parlo alla luna implorando di perdonarmi per ciò che sto per fare e giurando che tutto questo è per una buona ragione.

Sidereus 2Where stories live. Discover now