Capitolo 16. Sorridimi

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"Perché sei nell'esercito di William?" Le chiedo. "Non sapevo reclutasse donne, o comunque ragazze tanto giovani per di più straniere".

"Questi non sono affari che ti riguardano".

"Se non rispondi alle mie domande diventerai nostro ostaggio, capito bellezza?"

"Non riuscirai a prendermi". Wow, quegli occhi smeraldo.

"Non sfidarmi, dolcezza".

"Lo sto già facendo" si mette in posizione difensiva. "Combatti!"

"Wo wo wo" alzo le mani. "Facciamo così, io rispondo ad una tua domanda e tu ad una mia, d'accordo?"

Arriccia il suo nasino all'insù diabolico. "No".

"Andiamo, almeno inizieremo a dialogare e non prenderci a cazzoti".

"Ma io voglio prenderti a cazzotti".

Mi scappa una risata. "Immagino che non giocassi proprio alle bambole da piccola. Allora quando finiamo mi prendi a cazzotti. Prego, siediti".

Mi accomodo sulle sedie davanti alla scrivania del dottor Lee. La ragazza brasiliana assassina mi guarda titubante, per un attimo immagino che si metta a correre a gambe levate un'altra volta ma invece si siede. Lentamente, ma è davanti a me. Secondo me sta tramando qualcosa.

"Oh, ehm. Sono quasi imbarazzato, non pensavo ti sedessi sul serio".

È di poche parole ma con quello sguardo felino mi uccide. Sarà una mia impressione; eppure, le guance mi bruciano.

"Perché sei diventato colorato?"

"C-che?"

"Le tue guance" inclina il volto. "Sono più scure".

Si alza dalla sedia, come una leonessa si avvicina lentamente non staccando i suoi occhi dalle mie guance.

Mi sfiora il volto con le dita.

Sussulto, come non avevo mai fatto prima.

Le sue dita sono fresche, la pelle liscia, color dorato scuro e profumata. Io sono imbambolato.

"Adesso anche il tuo collo è colorato".

"Che cos'è un collo?"

Si ritrae di scatto, dopo avermi fissato qualche secondo di troppo. Si siede. "Non rilassarti troppo, potrei saltarti addosso".

Ti prego, fallo.

Ritorno in vita dal mondo dei sogni. "Allora, dunque, signorina. Innanzitutto, io... mi chiamo Alex".

Aggrotta la fronte. "Alèx?"

Sorrido. "L'accento non è proprio quello. Alex".

Guarda le mie labbra, in maniera assidua cercando di ricordarne il movimento per pronunciare bene il mio nome. "Alex".

Il mio cuoricino batte più del dovuto. Merda.

"Esatto!" Mi schiarisco la gola. "Tu, invece? Come ti chiamano i tuoi amichetti in tanga, tatuati e selvaggi?"

Ha un'espressione arrabbiata. "Io non vivo nella giungla, Alèx".

Oh, per tutti gli indigeni, ha detto Alex. Veramente Alèx.

"Certo, certo. Poi mi spiegherai dove ha imparato quelle mosse d'assalto mega fighe".

Si inumidisce le labbra lucide. I suoi capelli marroni scuri e mossi hanno un certo fascino.

"Athena".

Sbatto le palpebre. "Non mi stupisce che tu sia una divinità, Athena".

Sgrana gli occhi, non capisco perché.

Sidereus 2Where stories live. Discover now