Capitolo 12. Matriarcato

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Madison sorride lievemente. "Ce la stiamo facendo, manca poco. Non molliamo ora".

"Ragazzi, sfondiamo questa porta o rimarremo qui a soffocare".

Simon si ferma davanti alla porta che ci condurrà sul tetto dove Mid parlerà alle guardie, questa nebbia inizia a diventare sempre più intensa e ho bisogno di respirare. La testa mi inizia a girare e vedo che vale anche per gli altri. Liam ha bisogno di cure, sta sanguinando.

"Come facciamo?" Chiede Stella. "È acciaio!"

Inizio a tossire. "Ragazzi, inizio a non reggermi in piedi".

Madison inizia ad agitarsi. "No, resistete! Useremo una mina esplosiva. Allontanatevi".

"Che?" Dice Simon. "Madison, salteremo in aria".

"Non è così potente come sembra, allontanatevi ho detto".

"Vieni, Madison". Stella prende Madison dal braccio appena attiva il conto alla rovescia di quel piccolo ma letale arnese.

Ci copriamo dietro le pareti che ormai sono immerse dal fumo e credo di soffocare.

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Per poco non volo via.

Stella avvolge Madison per coprirla e io abbraccio Stella. Simon è vicino a noi che regge Liam.

"Muovetevi" Madison tossisce e cerca di rialzarsi e respirare. "Dobbiamo... uscire".

Con le ultime forze che ci rimangono saliamo la scalinata che porta sul tetto, ognuno tiene la mano dell'altro cercando di sorreggerci a vicenda. Le poche guardie rimaste ci seguono, iniziamo ad intravedere il cielo stellato.

Siamo tutti fuori, chiudiamo la porta ma non credo che qualcuno abbia il coraggio di attraversare questa coltre di fumo.

Rimaniamo abbassati, sotto l'alto tetto di questa villa deve esserci l'esercito, ci concediamo qualche secondo per respirare.

"Wow, ragazzi" ansimo. "Non credevo che saremmo sopravvissuti".

Madison ha un sorriso sarcastico in viso. "Nemmeno io".

"Quindi ora..." Simon cerca di riprendere fiato. "Dovremmo ascoltare il tuo discorso".

"A quanto pare". Madison si siede, alzando il viso mentre cerca di intravedere qualcosa sotto di noi. New York questa notte è splendida.

Poi Mid alza il viso verso le stelle e tutti la guardiamo curiosi.

Sta parlando, glielo leggo negli occhi. Sorride, una lacrima le riga il viso.

Non credo sia il momento di dirle ciò che abbiamo scoperto su come William recluta i suoi soldati nell'esercito, penso che interverremo senza far fare tutto alla leader.

Dopotutto, siamo sempre una squadra. Vero?

Mi avvicino a lei, attento a rimanere abbassato. Dopotutto siamo tutti alti e ci noterebbero.

Non dovrei farlo, lei non vuole, ma abbiamo rischiato di morire cinque minuti fa e avrei potuto non fare ciò che sto per fare.

La abbraccio da dietro, avvolgendo le sue esili spalle con le mie braccia. Mi mancavano gli abbracci della mia Mid. La sento rigida, però non mi sposta.

"Brunetta, mi manchi tanto. Sai? Oh, che schifo. L'ho detto sul serio".

Sento una lieve risata provenire dal suo petto, poi interrompo in contatto e lei si gira verso di noi. Ha riso? Ce l'ha fatta? Sarà che ho un talento. Lei è l'unica che rideva alle mie battute fighe.

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