Prologo

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Ero all'università e guardavo fuori dalla finestra la statua di Minerva, persa nel nulla. Il vetro era sporco, un po' opaco al centro. C'era un bellissimo prato là fuori ed ebbi nostalgia della mia infanzia o meglio, di quei pochi momenti felici vissuti. Ricordo che io e mia cugina Alice andavamo al parco con mio nonno, c'erano margherite ovunque e facevamo a gara a chi ne raccoglieva di più. Indossavamo entrambe una mantellina verde regalataci da mia nonna. Credo sia stata una delle giornate più belle mai trascorse, di quelle che scaldano il cuore.

E poi il buio.

La voce della professoressa mi costrinse a voltarmi. La lezione non era molto interessante quella mattina, stavamo ripercorrendo per l'ennesima volta la vita di Boccaccio. Ma perché soffermarsi sulla vita? Credo che siano proprio le opere a definire una persona. Ciò che l'autore ha scritto, ciò che ha trasmesso con le sue parole. Chissà come mai vogliamo dare sempre una spiegazione a tutto, conoscere i significati reconditi di una poesia o perché l'autore ha scritto una determinata frase piuttosto che un'altra. È snervante passare al setaccio ogni virgola, rima o metafora che sia. Piuttosto, soffermiamoci sul significato profondo, sulla sensazione che ci provoca un determinato verso. Ma noi no, siamo così: eterni critici.

Presi la mia borsa e uscii dall'aula, ne avevo abbastanza.

ZAIRAWhere stories live. Discover now