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Ricordo ancora quella rampa di scale che feci, nonostante fosse solo un piano, probabilmente ci impiegai un'eternità a salirlo, con lo sguardo basso sui gradini, ed il panico che mi assaliva. E se dal vivo non gli fossi piaciuto? Se si fosse rivelato uno stupido insensibile? Ogni gradino mi portava sempre più vicino alla paranoia, ma finalmente arrivai, lui era davanti alla porta, vidi dapprima i suoi piedi, era senza scarpe, poi alzai timidamente lo sguardo e lo vidi in tutto il suo splendore, con una maglietta ed un paio di jeans, a piedi nudi. Mi avvicinai e ci salutammo sulla guancia, e mi sussurrò "C'è mia madre". Così mi portò in camera sua, era molto spaziosa, con una grande finestra che mostrava i campi e le colline, sulla sinistra un letto con affianco un vecchio PC fisso accesso. Mi fece sedere sul letto e prese il mio giubbotto per appenderlo. Così lui salì sul letto e si mise affianco a me a gambe incrociate , difronte al pc. Il silenzio era snervante, perché non mi parlava? Non gli piacevo abbastanza? Così cercai di avviare una discussione vedendo la pagina internet che aveva aperto.
Io: "Che ne pensi di questo nuovo sito? (Facebook)"
Marco: "Mah utile, anche se preferisco MSN"
Io: "Già lo preferisco anche io..."Il silenzio era tornato più potente di prima, l'imbarazzo era sempre di più, lui scrollava la pagina facebook, ogni tanto indicava una notizia simpatica, facevo un sorriso annuendo e poi tornava tutto come prima. Così con voce tremante cercai di dirgli qualcosa, ma riuscii a dire soltando: "marc...", si voltò, aspettò che continuassi, ma non ci riuscii, così tornò a guardare il monitor, provai di nuovo:
Io: "Marco..."
Marco: "Che c'è?"
Io: "No, niente..."
La persona che amavo di più al mondo era li fianco a me, e io riuscivo a malapena a pronunciare il suo nome. Ma dovevo farcela, e lo chiamai per la terza volta. Si voltò, mi fissò aspettando nuovamente che continuassi la frase, ma mi stesi di nuovo zitto, così fece un leggero sorriso, ma stavolta rimase a guardarmi negli occhi.Il tempo si fermò, cosa dovevo fare? Dovevo parlargli? Dovevo abbracciarlo? Baciarlo? E se non gli piacevo? Forse dovevo chiederglielo prima di fare qualsiasi cosa... o forse no? Cosa dovevo fare? A scuola non insegnano nulla al riguardo... Mentre il mio cervello era bloccato in un labirinto di logica insensata, lui tolse la mano dal mouse del pc e la mise attorno al mio collo, sotto l'orecchio, e dolcemente mi avvicinò a se.
In quel momento smisi di pensare, e finalmente iniziai ad usare il cuore, lo presi per mano e lui poggiò le sue morbide labbra sulle mie. Sentii un brivido dietro la schiena, gli occhi si chiusero da soli, ed in quel momento mi sentii finalmente vivo, in quel momento capii che non poteva esistere un paradiso divino, come mi avevano detto a catechismo, perchè io ero vivo, eppure ero già in paradiso e mai sarebbe potuto esistere qualcosa di migliore. Ma all'improvviso sentii un rumore che mi fece tornare sulla Terra, la madre di Marco aveva bussato alla porta.

Be differentWhere stories live. Discover now