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pov Duccio
non mi sentivo più me stesso, mi sentivo perso dopo quello che è successo con Serena quella notte.
ammetto di essermi comportato da stronzo lasciandola lì, e Pietro aveva fatto più che bene a farmi il cazziatone, ma qualcosa dentro di me quella notte si era rotto.
avevo trovato la persona che anche con un solo sguardo mi faceva sentire vivo, mi riportava alla realtà dal casino che avevo in testa, ma sparì tutto prima ancora di cominciare.
perché in fondo, quello che ci resta sotto, sono sempre io.
non potevo negare di continuare a provare qualcosa per lei, non potevo negare l'amore che provavo verso di lei, ma sentire il suo nome mi distruggeva ogni volta di più, perché purtroppo a me lei mancava, e anche tanto.
non uscivo da casa mia da un bel po', non andavo neanche al bunker, stavo quasi sempre a letto, non avevo neanche più la voglia di disegnare. fissavo continuamente la tela bianca al centro della camera, ma lei si era portata via tutta la fantasia.
se penso a me stesso penso ad un ragazzo che mette sempre tutto sé stesso in un rapporto, anche a costo di star male, e infatti i risultati si sono visti bene.
mi distraette la vibrazione emanata dal mio cellulare: era un messaggio di Pietro.
mi disse che stava aspettando fuori la porta che aprissi, cosa che feci dopo poco, anche se non capii subito perché si fosse presentato in casa mia.
"bro" mi chiamò non appena aprii la porta, poi mi diede un veloce abbraccio, che ricambiai
"non hai una bella cera, vatti a fare una doccia"
"non c'ho le forze Pie" mi lamentai buttandomi a peso morto sul divano, lui annuii con aria di comprensione.
"senti una cosa -attirò la mia attenzione- intendevi veramente quello che hai scritto sul gruppo?" chiese con cautela quasi
"che intendi?" domandai confuso
"che vuoi rilasciare nero mascara Duccio" andò diretto al punto, e devo dire che quella frase non mi fu nemmeno indifferente, tanto che cercai di mandare giù il nodo che mi si formò in gola e che mi impedì di parlare, costringendomi ad annuire semplicemente.
"dovreste parlare voi due, non potete continuare a fare finta che stiate bene in queste condizioni, e vi assicuro che siete sulla stessa barca, solo che lei prende i farmaci"
la frase pronunciata dal biondo mi fece rabbrividire: possibile che eravamo passati dal curarci le ferite a vicenda all'ignorarci facendoci del male?
"a me lei manca Pietro" ammisi con voce spezzata, avrei voluto dire tante di quelle cose, ma le parole continuavano a morirmi in gola.
"lo so Duccio, e tu manchi a lei, ma non potete continuare così, dovete parlare"
Pietro aveva ragione, lui vedeva sia me che lei, e sicuramente sapeva quale sarebbe stata l'atmosfera nel caso in cui avessimo deciso di confrontarci, eppure una parte di me continuava a dirmi che sarebbe stato inutile, che sarei rimasto ferito ancora una volta, che tra noi sarebbe finita definitivamente.
"Aurora l'ha convinta a venire al bunker, tu te la senti?"
dentro di me sentii come sollievo, non pensavo avrei avuto l'occasione di parlare con lei dopo quello che successe, anche se una parte di me era ferita, e sapeva che nulla sarebbe tornato come prima.
"si, faccio una doccia veloce e ci sono"
mi alzai sotto lo sguardo comprensivo del biondo, che era ormai da anni uno dei miei migliori amici, e mi diressi al bagno, dove mi lasciai avvolgere dall'acqua calda, quasi ustionando la mia pelle, ma era l'unico calore che fino a quel momento potessi sentire.

"ciao raga" dissi entrando al bunker, sotto lo sguardo sorpreso dei presenti
"Duccio!" mi accolse con il suo solito tono dolce Aurora, avvolgendomi in un abbraccio, mentre io con lo sguardo cercavo gli occhi azzurri della ragazza che aveva occupato la mia mente senza lasciarla neanche per un istante.
salutai tutti i ragazzi, poi mi accomodai sul divano, accavallando le gambe e fissando un punto indefinito.
"come stai Du?" mi chiese Aurora, la quale era a fianco a me, mettendomi una mano sulla spalla
"sto, ma come non vorrei stare" le risposi facendole intuire la risposta
"se hai bisogno sai che puoi contare su di me e di Pietro pure" disse con un sorriso finale, con un velo di malinconia
"Rora, io sono venuto qua per vederla" le dissi quasi sussurrando
la ragazza annuì
"è fuori, è uscita una mezz'oretta fa e non è ancora rientrata, abbiamo preferito lasciarla sola, ma ammetto che sto cominciando a preoccuparmi" disse con uno sguardo diverso da quello di prima, si poteva notare la preoccupazione per la sua amica nei suoi occhi.
"vado io" presi una sigaretta dal pacchetto e la misi alle labbra facendo notare agli altri ragazzi che stessi per uscire.
"è con le cuffiette, quindi fatti notare" mi raccomandò
annuii semplicemente e mi avviai per uscire fuori.

nero mascara - piccoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora