2-Solo Rhea

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"And I'm so sick of 17
Where's my fucking teenage dream?"

-Brutal, Olivia Rodrigo


CAPITOLO 2


Il suono fastidioso e martellante della sveglia mi fa aprire gli occhi di scatto e ho l'impressione che sia suonata troppo presto.

Alla fine ieri sera i motociclisti sono andati via davvero e sono riuscita a dormire qualche ora. È il mio primo giorno di scuola e sono già stanca, non conosco nessuno e non sono brava a farmi nuovi amici. Nessuno tranne Dan Miller.

Ripensando a lui mi viene in mente la figura di ieri e mi nascondo il viso con le mani. Ho bisogno di un caffè.

Scendo le scale e raggiungo gli altri al piano di sotto per dare pace al brontolio del mio stomaco.<Rhea, buongiorno. Vuoi dei pancakes? Posso cucinare dei waffles se preferisci> inizia a mitragliarmi Mary.

Troppe domande prima del caffè.

Mi fa un po' tenerezza, vuole essere un bravo genitore e probabilmente pensa che sorridendo non penseremo a nostro padre o al casino generale della nostra famiglia. La verità è che non funziona, soprattutto per Grace che ho sentito piangere durante la notte.

<Caffè e pancake vanno benissimo>

Sorridendo mi passa una tazza fumante e un piatto.

<Rhea il tuo autobus passa alle 7:30> mi informa lo zio.

<Lo so, mi accompagnerà Dan oggi> mi fissano tutti <c'è qualche problema?>

<No assolutamente mi fido di lui è un bravo ragazzo, solo non mi aspettavo facessi amicizia così in fretta> risponde lui.

Perché ne rimangono tutti meravigliati. Il silenzio che cala sulla cucina è imbarazzante così lascio metà pancake e vado a vestirmi. Indosso una maglietta a maniche lunghe celeste e dei jeans che scendono morbidi sulle gambe. Dicono che vestita così risalto il blu dei miei occhi ma non ci ho mai davvero creduto.

Esco di casa con lo zaino che mi grava sulle spalle, cammino cercando di non far bagnare l'orlo dei pantaloni con la rugiada che imperla il prato.

Dan mi aspetta appoggiato alla portiera dell'auto <Buongiorno>

<Ciao> lo saluto.

Entro nell'auto e una fragranza al muschio bianco mi invade le narici. Il silenzio è imbarazzante ma per fortuna ci pensa lui a romperlo <Allora, di dove sei?>

<Sono nata a Chicago ma mio padre è di qui...era in realtà, lui era di Springfield> non mi sono ancora abituata a usare il passato.

<Mi dispiace ho saputo> Certo che sapeva i suoi genitori e i miei zii sono amici.

Silenzio di nuovo. Parlare della morte del proprio padre non è il miglior spunto per una conversazione.

<Come sono i miei zii come vicini?> che domanda stupida.

<Sono persone fantastiche, come stanno?>

Domanda complicata <Bene credo, mio zio ha perso da poco il fratello ed è evidentemente sconvolto ma non lo da a vedere> perché continuo a portare lì la conversazione. Non era mio intento fare conoscenza parlando della mia situazione familiare ma ormai mi sono scavata la fossa.

<Non volevo intristire l'atmosfera scusa>

<Non scusarti, se ti fa piacere sfogarti io sono un bravo ascoltatore> ci scambiamo un sorriso e mi accorgo che siamo arrivati.

Behind your nameWhere stories live. Discover now