pov: Italia 🇮🇹

Oggi non devo andare a scuola, è sabato.
Ma mi devo comunque alzare presto, alle 10:30 devo essere a New York da ONU.

Non avevo voglia di andare, ma ero obbligato. Così la mia sveglia, impostata per le sei, suonò e io mi dovetti alzare.

Vidi papà già sveglio, seduto al tavolo della cucina mentre beveva il suo caffè tutto assonnato.

«Buongiorno papi» lo salutai con tutta la voglia di vivere che avevo in corpo, che era poca, e andai a sedermi a fianco a lui.

«Buongiorno cucciolo» la mattina non connette bene i neuroni e mi tratta come se fossi il suo angioletto. Poi si sveglia e torna ad essere più noiosetto.

«Come mai sei sveglio? Tu non devi venire alla riunione di ONU»
«E tu come mai sei nella casa giusta e non hai "dormito" con qualcuno?» mi rispose mettendo tra le virgolette la parola dormito.

«Ad una domanda non si risponde con un'altra domanda» dissi da finto imbronciato roteando gli occhi.

Così si decise a rispondere «sono sveglio perché il boss vuole vedermi.»

«Amore?» dissi sarcastico. «Nah, lui sta con il barbarossa» fece una breve pausa mentre finí l'ultimo goccio di caffè «e poi io mi fotto Impero»

Rimasi scosso da questa affermazione, e lo guardavo mentre saliva le scale per dirigersi in camera da letto, sicuramente per mettersi la sua elegantissima e bellissima divisa.

Io non sapevo se fare colazione qui o al bar vicino alla scuola, a due isolati da casa mia. Mentre sceglievo andai in bagno, con un cambio, per farmi una doccia calda.

La doccia calda non me la toglierà nessuno, neanche l'estate. MAI.

Alla fine presi 5 euro, me li misi in tasca, presi il telefono e prima di uscire di casa urlai a mio padre cosa stessi facendo e che non mi portavo le chiavi di casa.

Come risposta sentii un tonfo e un «ok» mischiato a delle bestemmie. Sicuramente aveva sbattuto nel comodino. Haha, un classico.

Nel cammin della via per andare al bar, mi imbattei in Germania e Polonia che facevano i piccioncini felici e contenti. Decisi di far finta di niente.

Mi sedetti nell'angolo del bar, dove c'era la vetrata che mi permetteva di vedere la città e la luce che mi colpiva gli occhi. Comunque, il posto perfetto per cercare di non farmi notare.

Lontano da tutti. E sapevo perfettamente che quel tutti non era riferito proprio a tutti.

Sapevo cosa prendere quindi non guardai neanche il menù.
Polonia con la coda dell'occhio mi notò e questo mi fece scazzare più di quanto io non lo sia già.

A guardarli, Ger non sembrava molto interessato a ciò che gli stava raccontando quel ammasso di cellule morte.

Il cameriere si avvicinò a me con un livello di felicità che io probabilmente non raggiungerò mai.

Con un sorriso a 32 denti iniziò con le domande «Buongiorno, posso prendere la sua ordinazione?».

È un ragazzo giovane, avrà 20 anni. Occhi verdi e un po' biondino.

«Certo. Un cappuccino, grazie» risposi con un po' di gioia.
«ok... arriva subito»

Era un po' perplesso del fatto che non avessi presi brioche o cose simili. Ma tanto non l'avrei mangiata.

Mentre bevevo il cappuccino dolce e tiepido, ascoltavo la musica con le cuffie, perché quella da salottino del bar mi faceva cagare, e guardavo sia fuori, sia quei due.

Quanto vorrei essere al posto di Polonia.

Non c'è la faccio a guardarli. Lascio i 5 euro sul tavolo, il cameriere si avvicina e mentre ritirava tutto, prima di andarmene, gli dissi che il resto era mancia.

«Ciao italia» silenzio.

Mi pietrificai di fronte all'uscita del bar. Quella voce profonda mi faceva venire i brividi alla spina dorsale. «Mi vedi e fai finta di niente? non è da te»

La sua mano avvolta da quel fottuto guanto in pelle nera, sicuramente ereditati da suo padre, si appoggiò alla mia spalla.

Mi voltai riuscendo a vedere la figura alta alle mia spalle. I suoi occhi verdi, vicino alla pupilla, e azzurri, nel resto dell' iride, erano illimunati dalla luce e il suo sorriso era brillante e sincero.

"Germania, manco le divinità greche si avvicinano alla tua bellezza."

«Ciao Ger... non volevo disturbarti-» mi fermai perché a noi si avvicinò quello sgorbio del suo fidanzato e cambiai totalmente l'espressione.

Da imbarazzata a schifata. «... disturbarbarvi» ripresi la frase modificando il verbo.

L'amore della mia vita rispose rassicurandomi del fatto che non lo avrei mai disturbato in quanto siamo migliori amici.

Purtroppo, oserei dire.

«Sei a piedi per caso?» mi domandò con tutta la calma del mondo.
«Sì... perché?» risposi un po' perplesso.

«Ti diamo un passaggio all'aeroporto, il jet parte tra mezz'ora , il tempo che ci vuole per arrivare.» rimasi basito.

Comunque si, abbiamo un jet. ONU era un po' contrario a questa decisione, ma alla fine abbiamo fatto di testa nostra.

«Non c'è ne bisogno, tranquilli-»
«non era una domanda. tu vieni e basta.»

Adoro la severità con cui mi parla, è tutto molto eccitante. Poi il mio sguardo finisce su un esemplare di Polonia disgustato e finisce tutta la magia del momento.

Il viaggio sia in macchina, si in aereo era lungo e non distolsi un attimo lo sguardo dal telefono.

Dovevo far finta che Germania non esistesse, se Polonia era in mezzo alle scatole.

L'aereo atterò verso le nove e mezza e alle dieci eravamo nella villa riservata a noi, ne abbiamo una in praticamente ogni paese.

Arrivati alla sede, ognuno prese il suo posto e quando ONU arrivò, senza fare un secondo di ritardo, iniziò il suo discorso.

Non lo ascoltai bene, anzi non lo ascoltai proprio. Potevo tranquillamente chiedere un riassunto a Russia, come sempre.

Sapendo che non sarei mai stato interpellato, decisi di guardarmi un po' intorno.

Alla mia destra c'era Russia affiancato ad America, mentre alla mia sinistra c'erano Messico e Austria (scelto da mia mamma perché non sapevo chi mettere affianco a messico haha).

Cercavo Germania con lo sguardo e alla fine lo trovai.

Era nella fila di fronte alla mia, due posti alla mia sinistra. Polonia gli rimaneva attaccato come una cozza e io qui lo guardavo come se fosse la tragedia scesa in Terra.

La riunione fu lunga ma una volta uscito dalla sala percorsi uno dei lunghi corridoi che portava ad una sorta di bar. Ordinai un caffè.

Avevo bisogno di caffeina, altrimenti sarei svenuto dalla stanchezza e dalla tristezza.

Mentre aspettavo al bancone, seduto su uno sgabello, con la mano che mi reggeva la testa mi feci tutte le domande possibili.

"Perché Germania preferisce Polonia a me?"

"Sarà vero che a Ger non piacciono le prostitute? O Polonia me lo ha detto per farmi stare male?"

"Dovrò dirlo a Germania che lo amo? "






parole: 1122

ALLORA, ci sono riuscita. Ho fatto anche questo.
Scusate per il ritardo.
Avrei voluto continuarlo ma poi sembrava lungo. Il prossimo lo pubblicherò il prima possibile.

Ps: volevo precisare che i countryhumans vanno in una scuola in Svizzera (scelta perché era neutrale e mi serviva a qualcosa)

Ps 2 : le ore del volo che i countryhumans impiegano per arrivare a new York non sono giuste!!

... al prossimo capitolo -.-

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⏰ Last updated: Apr 26 ⏰

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