immagini non mie

Premetto che la volevo scrivere per conto mio senza pubblicarla. Ma mi piacerebbe che qualche essere vivente la legga e mi dica cosa ne pensa. Quindi, buona lettura.

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Pov: Italia 🇮🇹

Sono qui, col culo dolorante e sdragliato in un letto che non è il mio.
Tra neanche un oretta devo essere a scuola, e al posto di prepararmi sono qui a poltrire.

La luce della camera è soffusa e le coperte nere del letto matrimoniale sono disfatte.

America si affaccia dalla porta e si appoggia col braccio alla cornice di essa. «ti sei svegliato finalmente, vieni che la colazione è pronta».

Si, ho "dormito" a casa sua. Abbiamo passato una bellissima serata, senza preoccuparci del fatto che il giorno dopo saremmo dovuti andare a scuola.

«Non ce la faccio ad alzarmi, mi aiuti?» gli feci gli occhi dolci.

Lui, con la sua maglietta nera aderente, che fa vedere alla perfezione i lineamenti dei suoi pettorali scolpiti, si dirige da me e allunga le sue braccia possenti verso di me.

Mi alzo con il suo aiuto e sento un leggero crack nel bacino.

Mi viene da fare un gemito dolorante e mi volto verso il ragazzo, guardandolo dritto negli occhi.

«mi fa male il culo, Ame »
«mi hai detto di non andarci piano e io non mi sono trattenuto» replicò.

Io e america non siamo fidanzati, ma semplici amici. Solo che mi ha offerto una cifra discutibile per una sola notte.

Da adolescente che farebbe di tutto pur di ricevere cinque euro, 200 euro per una notte di puro divertimento non sono pochi...

... e poi non è la prima volta che lo faccio.

Andai in bagno e mi guardai allo specchio. Ero pieno di segni e questo mi fece sorridere.
Non perché mi piace chi me li ha fatti, ma perché il colore rosso-violaceo ci sta benissimo con lo stacco bianco del mio collo.

Mi lavai il viso e andai dal ragazzo in cucina.

« un paio di pantaloncini no, Ame? »
« ti sembro uno che ha la voglia di mettersi dei cazzo di pantaloni ?! »
mi disse col biscotto in bocca.

« no, ma calmati» mi puntò il dito e mi disse « io sono calmo» con il sopracciglio sinistro alzato.

Mi scappò una risata.

Mentre mangiavo, guardai l'orario dal mio telefono e notai che erano passati già 15 minuti.

« non ho roba da mettermi, mi presti qualcosa tu?» posso dire che mi guardò malissimo, ma poi mi rispose con un "si"

Presi dal suo armadio una maglia nera con una scritta bianca: New York City, e un pantalone di tuta nero che mi arrivava alle ginocchia.

Mi lavai e mi vestii.

Mancavano 10 minuti ed io ero in ritardo.

« ma perché non entri semplicemente alla seconda ora?» mi chiese america.
«perché mio padre mi ammazza?» glielo dissi come se fosse la cosa più normale del mondo.

«ma vai alle superiori?! sei totalmente indipendente »
«eh no mio caro, mi deve giustificare mio padre. non ho 18anni, ne ho 15.»

Lo sentii sbuffare.

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