Capitolo 2

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❄️Grace❄️

Il quattro ottobre è sempre stata una giornata difficile da affrontare, per Valentine.

Ma oggi, diversamente da tutti gli altri anni, ha deciso di festeggiare.

Non so chi -anzi, sì, penso proprio di saperlo- o come sia riuscito a convincerla, ma di solito è di umore nero.

Questa mattina, infatti, le ho fatto una sorpresa. Sono andata a cogliere fiori per il parco vicino alla sede del college.

Da piccole, dopo l'incidente, io e Val chiedevamo ai professori di andare in bagno, mentre andavamo nel cortile della scuola media piena di fiori.
Da bambina, dopo tutto quello che era successo, avevo trovato i miei modi per alleviare l'ansia, gli attacchi di panico.
Alle medie soprattutto, mi portavo sempre dietro un quadernino dove scrivevo come mi sentivo, i miei pensieri, oppure coloravo o disegnavo per sfogarmi.
La mia professoressa di scienze, colei che mi ha fatto appassionare di medicina, mi aveva consigliato questi metodi, visto che conosceva la mia storia e vedeva che ero semlre triste, malinconica, spenta...
Diciamo che mi ha aiutato davvero tanto.

Comunque, ho raccolto molte margherite, papaveri e qualche fiordaliso, in più, visto che so che le va matta per le rose, gliene ho prese due fucsia. Certo, è stato difficile non cofficcarmi una spina nei polpastrelli, ma ce la ho fatta.

Ho avvolto i fiori con una carta da giornale, come a creare un vero mazzo di rose.
Ha la forma di un cono gelato con sopra, al posto della palline a vari gusti, fiori di ogni tipo.

Speriamo solo non appassiscano.

Una volta tornata a casa, le ho conferito il mini-bouquet, ricordandole che, comunque vada con Gabriel, lei resterà comunque mia moglie. Per sempre.

Perchè, davvero, per ringraziare Valentine di come mi ha guarito dovrei darle l'anima, non basterebbe minimamente un bouquet o un misero regalo.

Lei ha curato, cucito a perfezione, un vuoto che mi perforava il cuore, fino a farmi contorcerevle viscere. E lo ha riempito con il suo amore, mentre là dietro ci sarebbe dovuto essere l'amore di mia madre e di mio padre.

Loro mi hanno portato solo male, dopo la loro morte sono dovuta venire in America, lasciandola sola, quando avrei potuto salvarla dopo quello che le era successo.

Ora, siamo alla sua festa.

Ancora non mi è scomparso del tutto il livido sulla guancia sinistra, ma lo ho coperto come meglio potevo con un po' di fondotinta. Odio truccarmi, ma quando è strettamente necessario...

Sto ridendo per qualcosa di stupido detto da Kassy.

<<Ragazzi, io vado a prendermi un drink, volete?>> Chiedo, ma non appena faccio un passo vado a sbattere contro un possente torace maschile.

Emetto un gemito di dolore, mi tasto la fronte per confermare che sia ancora lì. Tanto per controllare che non sia esplosa o cose del genere.

Alzo lo sguardo per capire chi ho urtato, ma quello che incontrano i miei occhi non mi piace proprio, proprio per niente.

Liam Scott mi sta fissando con un ghigno, che mi farebbe piacere strappare a suon di schiaffi, su quella faccia.

<<Ma guarda un po' chi si vede... Williams!>>

𝓨𝓸𝓾 𝓹𝓻𝓸𝓽𝓮𝓬𝓽𝓮𝓭 𝓶𝓮Where stories live. Discover now