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L'ufficio che mi avevano assegnato era identico a tutti gli altri: tre metri per quattro, muri grigi e una piccola finestra dietro alla scrivania; sedie per i soldati, una lavagna di sughero, un orologio e un mobile grigio di metallo. Odorava di caffè, concentrazione e disinfettante.

Mi sedetti alla scrivania provando una forte emozione, un'energia talmente forte da essere palpabile. Mi sentii bene e pronta a fare del mio meglio, tutto finché non mi ricordai in che condizione ero finita. Sospirai senza sapere cosa fare.

Gli occhi mi caddero sul tavolo, dove trovai alcuni documenti da completare. Fortunatamente notai che mi fecero perdere un po' di tempo; la loro lettura era noiosa, ma almeno mi aveva dato un'idea su come la giornata si sarebbe svolta.

Dopodiché lasciai parte di quei documenti completati nell'aula per i comandanti e poi mi diressi nella mia stanza. Anche questa era uguale a quelle che avevo avuto, la sola differenza erano le dimensione un po' più grandi.

Con sollievo adocchiai subito la mia valigia e la aprii con un gesto veloce. Spostai le poche cose che conteneva sul letto e poi infilai la mano nella tasca segreta. Recuperai i due oggetti personali, che anche questi spostai sulle lenzuola, e alla fine presi in mano il dispositivo che Beatrisa mi aveva assegnato per le emergenze o i miei spostamenti.

Per un breve attimo mi chiesi se quella fosse un'emergenza, ma poi mi dissi che il mio essere diventata comandante era comunque una novità.

Trattenni il respiro mentre andavo alla ricerca delle parole da scriverle.

"Sono diventata comandante. V è nella mia squadra. Istruzioni? -M"

Dopo averlo inviato trovai mille modi diversi, migliori, in cui avrei potuto dare la notizia, ma ormai, non potendoci fare nulla, decisi di distrarmi mettendo a posto i miei averi; anche perché non avevo nessuna sicurezza che Beatrisa mi avrebbe risposto. E se non lo avesse fatto avrei preso da sola una decisione; dopotutto la Miller dentro di me sapeva già cosa fare.

Partii sistemando i pochi vestiti nell'armadio, dove fui contenta di vedere le mie nuove tute. Ne presi una in mano e passai le dira sopra al mio nome. Un sorriso mi nacque di conseguenza, quando ne indossai una, completa della felpa rosso mattone.

Dopo pochi secondi lanciai un'occhiata al dispositivo sul letto e lo trovai con una spia accesa: Beatrisa aveva risposto.

"Ottimo lavoro. Nessuna disposizione."

«Nessuna disposizione?», sussurrai confusa. Mi passai una mano sulla fronte e poi ricontrollai lo schermo del piccolo dispositivo. «Cosa vorrebbe dire, Beatrisa? È la prima volta che mi rispondi, ma se deve essere così allora posso anche continuare a non ricevere nessun messaggio», borbottai con la fronte corrugata.

Scrocchiai le dita con decisione e optai di mandarne un altro.

"Cosa devo fare con V?"

La sua risposta fu immediata: "2 volte il pulsante di lato." E le sue indicazioni furono più chiare quando il dispositivo iniziò a vibrare. Feci come mi aveva detto e poi aspettai.

Dopo diversi secondi sentii un piccolo ronzio provenire dal dispositivo. Solo avvicinandolo all'orecchio capii che era la voce di Beatrisa; l'apparecchio si era appena rivelato anche un telefono?

«...Maddie? Mi senti?», riuscii ora a capire meglio.

Ero confusa, sorpresa, ma soprattutto mi sentii tradita. Non feci in tempo a pensare meglio a quello che avrei voluto dirle che le parole mi uscirono di bocca.

«Hai sempre potuto chiamarmi e non l'hai mai fatto?»

Silenzio.

Mi maledii da sola dopo aver realizzato a tutto quello che ci poteva essere dietro a una frase simile. Però, a mia discolpa, era quello che stavo provando. Erano migliaia le volte in cui avrei avuto bisogno di una voce amica, di un sostegno; pensare anche che mi sarebbe bastato un messaggio, ma quel dispositivo poteva anche ricevere delle chiamate!

Una Maschera per CoperturaHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin