Casa

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Pov Livei

Heug e io abbiamo cominciato a correre e non ci siamo più fermati. Per tutti i chilometri che dividono SGC dal nostro accampamento non ci siamo mai fermati a guardarci le spalle e non ci siamo mai rivolti una parola, solo qualche sguardo di tanto in tanto. Ci siamo allontanati dal parcheggio a tutta velocità ma non è bastato ad impedirci di sentire le grida strazianti di quel militare. So per certo che non me ne dovrebbe fregare un cazzo ne di lui, ne di tutta la gente che ci ha tagliato fuori non appena tutto questo è iniziato. A nessuno di noi dovrebbe fregarcene, perché capisco la loro paura, noi per loro siamo i cattivi, i malati che uccidono le persone per mangiarsele, ma qualcuno di loro si è soffermato a chiedersi cosa proviamo noi? So perfettamente di essere un mosto, so che pur di sopravvivere ho fatto cose indicibili, tutti noi le abbiamo fatte, ma qualcuno si è mai fermato a chiedersi cosa si prova a farle senza perdere la propria coscienza? Io solo cinque anni fa ero un normale ventitreenne, avevo sogni, prospettive, mi immaginavo sposato con la ragazza che amavo, magari con anche una famiglia ed invece mi sono ritrovato privato in parte di chi ero, incapace di campare in qualsiasi altro modo, ma abbastanza cosciente da capire tutto. Da sentire ogni giorno che passa parte della mia umanità andare in pezzi. Per cui so che di loro non dovrebbe fregarmene proprio niente. Era un militare, prima di essere un ragazzino, proprio come noi siamo dei mostri prima di essere delle persone, ma non posso impedire al mio stomaco di contorcersi al ricordo dei suoi occhi. Di quegli occhi disperati, pronti a scegliere "il male minore" pur di vedere la luce del giorno ancora una volta. Il mio braccio sinistro trema. Lo fa da quando ho contratto la malattia, di solito è una cosa che riesco a gestire, ma in questo momento l'ansia e il nervoso che provo mi impediscono di controllarlo a dovere. Trema talmente tanto che non riesco nemmeno più a stringere la bretella dello zainetto che ho sulla spalla. Sono costretto ad infilarmela in tasca per avere un po' di sollievo.

Che situazione di merda.

Di tanto in tanto sia io che Heug ci guardiamo intorno. Non possiamo fare a meno di guardarci le spalle. Devastazione mentale a parte, dobbiamo assicurarci che nessuno ci stia seguendo. Che non ci siano altri soldati pronti a spararci. Sappiamo che razionalmente è quasi impossibile. Stiamo correndo da più di un'ora a tutta velocità, talmente forte che persino a me si spezza il fiato. Con questo non voglio vantarmi, ma non serve nemmeno dire che come la vista, l'olfatto e l'udito, anche la nostra respirazione ha subito un'evoluzione. Probabilmente una volta arrivati all'accampamento sverremo da qualche parte, ma non cambia l'enorme resistenza che abbiamo sviluppato. Continuiamo la nostra avanzata lungo la salita che da sulla collina. E' ripida, ma sono giorni che non piove e il terreno secco è piuttosto compatto. Finalmente cominci ad intravedere le prime tende, il nostro focolare spento, alcuni alberelli che un tempo appartenevano ad un boschetto ma che ad oggi è piuttosto rado. Mi fa sentire a casa, se non fossi comunque troppo preoccupato per lei, mi verrebbe quasi voglia di tirare un sospiro di sollievo. Vorrei solo sdraiarmi da qualche parte e non pensare più a niente e a nessuno. Per una volta vorrei non essermi assunto tante responsabilità quando tutto questo è iniziato. Vorrei aver detto:

"Ehi Heug, che ne dici di cercarci un gruppo?" Invece di aver detto "Ehi Heug formiamo un gruppo! Recuperiamo quelli che sono spaventati come noi e dimostriamo che insieme possiamo ancora aiutarci a fare meglio!"

Non avevo la stoffa del capo da sano, figuriamo adesso. Poi finchè si parla di cibo è un conto, ma parlare di militari? Dalla nostra abbiamo il fatto che il governo ci considera una sorta di mostri mutanti immortali e super forti, e per interpretare quella parte ci sono gli "0", ma noi, noi siamo un'altra storia e io me la faccio sotto all'idea che quelli possano arrivare armati fino ai denti. Di morire non me ne frega un bel niente, è l'idea di non morire subito e di agonizzare troppo che mi spaventa, e poi mi sentire in colpa verso tutti gli altri. Verso tutti coloro a cui ogni giorno abbiamo cercato di infondere nuova speranza. A questo proposito, come se mi avesse letto nel pensiero, la voce roca e spezzata dall'affanno di Heug mi riporta alla salita e a delle nuove soluzioni realistiche o più speranzose della mia devastazione mentale.

"SGC" deve morireWhere stories live. Discover now