Parte 2: Capitolo 11

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Bromford Bridge, Castle Bromwich

L'ippodromo di Bromford sorge in un'area rurale, nel villaggio di Castle Bromwich. Il cemento grigio e sporco delle fabbriche e le fumose ciminiere non sono ancora riusciti ad inglobare quelle zone verdi, poco fuori la città di Birmingham. Lì sembra che il sole riesca ancora a splendere alto, diffondendo tepore al di là delle nuvole, senza una fitta coltre di nebbia ad ostacolarlo. Si può inspirare aria pulita e odore acre di erba tagliata.

L'eco degli zoccoli equini è attutito da morbidi terreni fertili, molto diversi dall'asfalto delle metropoli inglesi. Thomas è cresciuto tra gli oscuri vicoli di Small Heath, ma è sempre stato uno spirito libero, e quelle immense radure che circondano l'ippodromo sembrano emanare la stessa inebriante sensazione di libertà di quand'era solo un fanciullo e pretendeva di vincere gare di corse improvvisate, a cavallo del pony bianco che sua madre gli aveva regalato.

Quel giorno, però, non è la corsa il suo primario interesse, tantomeno gli splendidi esemplari che ha adocchiato poco prima nelle stalle dell'ippodromo, mentre nitrivano e sbuffavano in attesa di esser montati dai loro fantini.

La sera prima di un colpo importante, Thomas non dorme mai. A volte nasconde dietro palpebre serrate le immagini che la sua mente costruisce su ciò che sarà, altre invece tiene gli occhi sbarrati, come se potesse vedere il futuro attraverso il buio della stanza. Ma spesso ciò che le tenebre gli restituiscono sono solo ombre sfocate ed ipotesi incerte. Vede la sagoma di un sé stesso davanti a Billy Kimber e all'improvviso non è più così certo del fatto che riuscirà a trovare la cosa giusta da dire in sua presenza. Sarà completamente solo e disarmato: lui, la sua scaltrezza e il suo brillante intelletto da una parte, il boss più pericoloso della Gran Bretagna dall'altra, faccia a faccia.

<<Come avete visto, la polizia è ai cancelli dell'entrata e sorveglia gli ingressi secondari>>.

John armeggia con uno stecchino tra i denti, gli occhi assottigliati e attenti per cogliere ogni sfumatura nelle parole di Thomas; Arthur si tira indietro i capelli con fare nervoso, togliendo e rimettendo più volte il berretto. È euforico, come spesso succede quando c'è in gioco qualcosa di grosso. Johnny ascolta con le mani in tasca, Charlie fa lo stesso, Danny invece sembra che penda dalle labbra di Thomas, nemmeno la sua vita dipendesse dall'esito di quella giornata. Ci sono tutti tranne Jeremiah e Freddie, che si sono offerti di andare a controllare la situazione ai confini della piazzola in cui avrebbero sostato gli allibratori con i picchetti, nel caso in cui la situazione fosse sfuggita loro di mano e qualche scagnozzo di Billy avrebbe deciso di andare a fare la spia alle autorità.

<<Quel fottuto Billy vuole gli sbirri fuori dai suoi affari del cazzo, eh>> commenta John, ottenendo un ghigno in risposta da parte di Arthur.

<<Meglio per noi, fratello>> commenta Thomas, puntandogli un dito contro. <<Kimber ha fiducia nei suoi uomini, come io ce l'ho nei miei>>. Lo dice guardando i compagni davanti a sé, i quali a loro volta si scambiano occhiate complici.

Kimber aveva preferito affidare il pieno controllo dell'area scommesse alla sua banda, piuttosto che avvalersi della polizia: questo andava decisamente a loro favore.

Johnny si avvicina di più agli altri. <<Quali sono le regole, Tommy?>>

<<Non ferite nessun allibratore se non è strettamente necessario. Il vostro obiettivo sono le guardie: mettetele fuori gioco e gli allibratori faranno quello che direte>>.

<<E i soldi, Tommy?>>

<<Non siamo qui per i soldi, John>> lo rimbecca Thomas, mentre gli altri sghignazzano e il maggiore degli Shelby strofina le proprie nocche sul capo del più piccolo, che reagisce scostandolo in malo modo. <<Gli hai insegnato bene, eh>> commenta Danny rivolgendosi a Thomas, dal quale ottiene un accennato sorriso in risposta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 17 ⏰

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