Long Dark Hair

cap. 10

POV RICCARDO
"Quindi chi è questo Valerio?" chiesi il più vago possibile entrando in bagno.
"Solo il rappresentante d'istituto, Mari crede che mi vada dietro." chiarì distrattamente guardandomi dal riflesso dello specchio mentre si sistemava i capelli.
"Ed è vero?"
"Aveva chiesto il mio instagram a un mio compagno di classe l'anno scorso ma non gliel'ha dato quindi boh"
Con questa spiegazione mi aveva messo davanti agli occhi una cosa che avevo completamente ignorato fino ad allora: io la vedevo una volta a settimana e non ero neanche il suo ragazzo quindi lei aveva tutto il diritto di provarci con chi voleva.
L'unica cosa che potevo fare era farle capire che quello che fa con me non lo avrebbe potuto fare con nessuno.
"Perché sei arrossita? Cos'è ti piace?" mi appoggiai al lavandino accanto a lei e la guardai attentamente.
"Oh mio Dio, sei geloso di Valerio- si mise a ridere prendendomi in giro- non ci siamo neanche mai parlati, al massimo mi guarda nel corridoio"
"Non sono geloso di un ragazzino del cazzo" dissi infastidito.
"A me invece sembra di si e tra l'altro Valerio ha solo un anno meno di te"
Che cazzo di nervoso, sentirla pronunciare il suo nome per difenderlo mi faceva venir voglia di farla stare zitta in un altro modo.
"Se non la smetti di fare gli occhi a cuore come una tredicenne quando dici il suo nome te lo ficco tutto in gola almeno stai zitta" le sussurrai con calma e uscii lasciando che si eccitasse all'idea.

Ovviamente non sarei riuscito a sopportare una serata con dei sedicenni, e quindi mi ero organizzato per uscire, però avevo comunque in programma di rincasare prima e vedere come si comporta Agnese quando non ci sono.
Non per controllarla, solo per vedere.
Così verso le due i miei amici mi lasciarono a casa.
"Cos'è un asilo?" ironizzò Alessandro.
"Non ti scopare troppe ragazzine" si raccomandò Edoardo.

Entrai in casa in silenzio, nascosto dal rumore forte della musica, dalle luci soffuse e dalla marea di gente.
Mamma domani le avrebbe fatto una ramanzina, ben le sta.
Mi appostai su un muro della sala, senza alcun dubbio la vidi subito e iniziai a scrutarla attentamente.
Lo stesso vestitino nero, le stesse converse disegnate, le stesse collane che porta sempre.
Come volevasi dimostrare stava parlando con un ragazzo, ci scommetto che è quel fottuto Valerio, era molto più alto di lei, aveva un ciuffo riccio e una maglietta aderente, non si è neanche sprecato a vestirsi bene il coglione.
Lei lo sta ascoltando metre le parla all'orecchio e poi scoppia a ridere, fin troppo vicini cara Agnese, fortuna che non si erano mai parlati sembravano anche troppo in sintonia quella sera.
Ero indeciso su come agire: dovevo rapirla ora o la lasciavo continuare un altro po'?
Mia sorella e le sue amiche erano abbastanza lontane che non mi avrebbero notato se l'avessi rapita e nel mentre avessi tirato un calcio a mister rappresentante di istituto.
D'altro canto però non aveva fatto nulla quindi rapirla in questo modo come se avessi effettivamente il diritto di essere l'unico non mi sembrava sensato.
Ma mentre mi perdo nell'indecisione, i due sotto i miei occhi distratti si erano avvicinati ancora di più e ballavano avvinghiati e guardandosi.
È ora di ricordarti un po' di cose piccoletta.
Velocemente mi faccio strada tra la marea di gente e arrivo proprio davanti alla deliziosa coppietta, Agnese accorgendosi di me con la coda dell'occhio si staccó velocemente dal ragazzo, come una bambina che viene scoperta a rubare le caramelle.
Valerio confuso guarda me e poi lei che sorridendo dall'imbarazzo si sistemava i capelli, poi mi allungò la mano e si lasciò trascinare via.

Varcammo la soglia della mia camera ancora in silenzio.
Chiusi a chiave e la osservai: stava semplicemente lì, poco più avanti della porta, con le mani dietro la schiena e mi guardava.
Mi guardava con il sorriso di una bambina che sa già cosa le sta per accadere e non vede l'ora che accada.
Non così semplice sta volta.