Solo così sto tanto bene

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Non ho più fame
Lasciami bere
Baciami adesso anche se piove
Solo così sto tanto bene
Completamente

🍊

In netto contrasto con la notte precedente, il dì che viene si preannuncia nuvoloso, grigio, minaccioso di pioggia. La luce che trapassa le finestre è fioca, tuttavia sufficiente per destare Simone, che nel complesso ha chiuso occhio per una manciata di minuti quella notte. Pochi attimi con Manuel sono stati infatti sufficienti per scardinare tutte le sue certezze, per smuovergli dentro delle montagne, per ribaltare tutto il castello di carte che s'era costruito... e per togliergli il sonno. Ha speso la notte a girare e rigirare tra le lenzuola, affianco a un Davide assopito, relegato al bordo del materasso (forse appositamente per non farsi toccare, chissà).

Simone apre gli occhi con rapidità, ché il suo corpo non si è mai veramente rilassato, in una costante tensione determinata da ciò che potrebbe accadere nel corso della giornata: purtroppo per lui, dei vari scenari che si è prospettato nella testa, come bozze d'un film non ancora girato, nessuna supera la prova "no drammi". Con le membra irrigidite, si flette verso l'alto e si mette a sedere.

La camera intorno a sé è il manifesto di un passato remoto, di un'altra era della sua vita, di cui Simone è costretto ad essere spettatore ogni volta che si sveglia al mattino, che lavora di giorno, che si addormenta la sera (sempre che lo faccia, e non è per niente scontato). Cerca di ignorarla, per quella che spera sia l'ultima mattina che dovrà trascorrervi, e si alza in piedi per iniziare i preparativi. L'orologio alla parete segna infatti le otto spaccate, segno che tra non molto la casa verrà invasa da Laura e dal suo entourage e non ci sarà più un attimo di pace.

Il fruscio delle lenzuola deve avere disturbato Davide, che si rotola nel letto fino a finire a pancia in su, con gli occhi semi chiusi e la fronte aggrottata. Rivolge a Simone uno sguardo innervosito, prima di sbuffare e sollevarsi un po' col busto. «Dormito male stanotte?».

Simone lo fissa interrogativo e la sua espressione è sufficientemente esplicativa perché Davide continui. «Ti sei rigirato tutta la notte, ti ho sentito. A un certo punto te ne sei anche andato».

Simone si irrigidisce all'istante, quando viene messo di fronte al fattaccio. Cerca di tergiversare, dissimulando: «Non riuscivo a prendere sonno, quindi sono uscito. Non volevo svegliarti». A parlare col mio primo, unico, vero amore, che ho scoperto non mi odia.

«L'hai fatto», replica laconico, «e ti ho visto dalla finestra».

Il suo sguardo saetta sull'altro, che lo fissa serio, a braccia conserte, il viso contrito in una morsa dura. Simone non sa come rispondere, colto di sorpresa, dunque è Davide a proseguire.

«È lui, vero?».

«Chi?».

«Quello per cui piangevi quando ci siamo conosciuti, quello a cui mi paragoni quando siamo insieme, quello che ti impedisce di innamorarti di me». Il silenzio sconcertato di Simone è per Davide sufficiente. Scuote la testa incredulo, sbuffando una risata sarcastica. «Io lo sapevo che le cose stavano andando male tra noi, Simone, ma pensavo che in qualche modo avremmo potuto risolvere. È per questo che sono arrivato qui prima. Ma vengo e ti trovo distante, con la testa fissa su un altro uomo che è il tuo passato ma forse non ti ha veramente mai lasciato... e mi arrendo».

«Cioè... mi stai lasciando?», pigola, a corto di altre parole, Simone, che si accascia sulla sedia della scrivania come colpito in pieno da uno schiaffo.

«La nostra relazione è finita già da un pezzo, tu non credi?», insiste l'altro con un'alzata di spalle. Pare tranquillo, come se la cosa non lo smuova affatto.

CompletamenteWhere stories live. Discover now