amicizie

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Mi svegliai di soprassalto verso le undici, spaventata da un rumore forte improvviso. Mi guardai intorno, con la testa che mi scoppiava, prima di realizzare che il rumore era solo qualcuno che bussava alla porta dei miei alloggi. O meglio, la stava letteralmente prendendo a pugni. Mi alzai sbuffando e mi stropicciai gli occhi, sistemandomi il mantello sulle spalle meglio.
A dir la verità, ero ancora nel mondo dei sogni..ma perché dovevano bussare a quell'ora? Arrivai davanti alla porta con passo strascicato.
«Arrivo arrivo..»dissi sbadigliando e sbloccando la porta.

«Stupida signorina maleducata che non é altra. La preside ci ha chiaramente detto che-..»si pietrificò quando mi vide. Lo guardai immobile..non potevo crederci. Certo, non mi aspettavo che il nostro primo incontro fosse così!

«S-Severus..»sussurrai, osservando l'uomo davanti a me. Era vestito come sempre, il suo frock, la camicia, i pantaloni e il suo lungo mantello nero. I suoi occhi brillavano alla mia vista, le labbra schiuse. I suoi lunghi capelli neri come la pece erano sciolti sulle spalle...qualche ciocca sui suoi magnetici occhi.

Sussultai appena, sentendo una grossa fitta al petto e lo stomaco contorcersi. Lui annuì appena. Rimanemmo in silenzio per qualche minuto.

«Che..che ci fai qui?»riuscí soltanto a dire.

Sentii gli occhi inumidirsi.
«Beh..sorpresa. Sarò la tua assistente»sorrisi appena.

Il suo sguardo si fece ancora più sorpreso.
«Davvero?»

Non riuscii più a trattenermi e dall'emozione scoppiai a piangere, abbracciandolo forte. Mi rannicchiai fra le sue braccia, stringendolo con tutta la forza che avevo. La sua voce, il suo sguardo, aveva avuto un grosso impatto sulle mie emozioni. Era passato tanto tanto tempo dall'ultima volta ed era inutile dire che tutto di lui mi era mancato da morire.

Sentii le sue forti braccia circondarmi e accarezzarmi appena la schiena, mentre sentii la testa un po' umida. Lacrime.
Mi spinse dentro piano e chiuse la porta dietro di lui. Continuai a singhiozzare, aggrappandomi ai miei vestiti. Non mi sembrava vero.

«Shh..Sono qui adesso..»sussurrò lui con voce lievemente tremante. Osservò la poltroncina del salone e ci si sedette, portandomi sulle sue gambe. Mi accoccolai meglio, senza lasciarlo andare. Avevo paura che tutto quello fosse un sogno. Che se l'avessi lasciato andare e avrei distolto lo sguardo lui sarebbe sparito. Non potevo permetterlo.
Sentii che mi accarezzava i capelli in silenzio e qualche volta tirava su col naso. Iniziò a farmi i grattini alla nuca mentre prendevo respiri profondi, cercando di calmarmi.

Passò forse un quarto d'ora e finalmente ci riuscii. Senza lasciare la presa alzai piano la testa e incrociai il suo sguardo, ancora con il volto pieno di lacrime. Egli mi sorrise rassicurante e molto dolcemente me le asciugò. Mi appoggiai subito alla sua mano e tirai su col naso.

«Meglio?»mormorò baciandomi la punta del naso. Io annuii solamente, per poi riaccoccolandomi. Le sue mani mi sistemarono il mantello e lo sentii sorridere.
«vedo che ce l'hai ancora»

«Non me ne sono mai liberata.»dissi rimanendo qualche secondo in silenzio. Poi mi resi conto che mi sentivo in colpa per essermi addormentata. Effettivamente il poveraccio mi aveva aspettata a cena per parlare delle nuove lezioni insieme. Già sapevo che lui pensava di riuscire a fare tutto da solo senza aver bisogno di nessuno, sarà stato arrabbiato.
«Scusami..non volevo addormentarmi. La scorsa notte ho dormito poco»

«Non ti preoccupare piccola»lo sentii dire. Il soprannome mi fece svolazzare le farfalle nello stomaco, facendomi anche arrossire.

«Sicuro?»

«Certo»continuò ad accarezzarmi i capelli.«Che ne dici di metterti un altro po' a dormire?»mi chiese con voce un po' dolce.

«E le lezioni da preparare?..»

occhi neri come la pece 2Where stories live. Discover now