cap 5

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Mentre mettevo tutto via stando attenta a non farmi vedere da mio padre, iniziai a contare quanti soldi mi mancavano.

Secondo i miei calcoli dovevo farcela se continuavo a lavorare facendo degli extra almeno per 1 altro mese.

E con i pensieri che mi vorticavano in testa mi addormentai.

Il giorno dopo tornai nel locale con 2 ore di anticipo. Dovevo assolutamente parlare con il titolare. Doveva lasciarmi lavorare più ore. Avevo bisogno di quei soldi.

Quando arrivai lo trovai fuori dal pub mentre si fumava una sigaretta.
Avrà avuto all'incirca 35 anni.
Mi avvicinai impaurita e lui appena mi vide accennò un sorriso.

"Ciao Alice, perché già qui? Non inizi tra 2 ore?"
Disse alzando lo sguardo.

"ecco si, è proprio di questo che vorrei parlarle.."
dissi con voce tremante.

"ti ascolto" disse continuando a fumare.

"volevo chiederle se fosse possibile fare qualche lavoro extra.. ecco si avrei bisogno di soldi"
ecco l'ho fatto. l'ho detto.

"ah è questo quindi che ti serve" mi rispose con un ghigno in volto.

ma che gli prende? pensavo nella mia testa.

nel frattempo vedo che si avvicina pian piano fino a ritrovarmelo a pochi centimetri da me.
L'odore di fumo mi riempie le narici e mi ricorda il periodo in cui non riuscivo a stare senza sigarette.

"Cara Alice"
disse non allontanandosi da me
"so cosa potrei farti fare per guadagnare qualche extra" mi disse abbozzando un sorriso.

e mentre allungava la mano per avvicinarmi più a lui sentivo dentro di me l'ansia che saliva.
con le mani mi teneva forte e sentivo il suo petto contro il mio e il suo fiato sulla fronte.

"ma cosa sta facend-"
provai a rispondere

"ssh fa piano" mi rispose mentre le sue mani continuavano a palparmi.

in quel momento mi sentivo paralizzata non sapevo cosa fare e quindi feci la prima cosa che mi passava per la testa.

con un gesto riuscì a liberarmi dalla sua presa e mi spostai. cosa che lo fece ridere.

"sei proprio strana Alice" mi disse prendendosi una sigaretta dalla tasca del cappotto.

Col fiatone rimasi li a guardarlo impietrita e chiedendomi cosa sarebbe successo se non mi fossi mossa da lì.

E mentre lo fissavo lo sentì dire:
"ti aspetto da domani alle 16. e non tollero ritardi."

A quelle parole riuscì solo ad annuire.
e me ne andai da lì.

Mi misi le cuffiette e feci partire una canzone. Non riuscivo a respirare. Mi sentivo sopraffatta dalle emozioni.
Perché a me riuscivo solo a ripetermi nella testa.
Perché io? Cosa ho fatto di sbagliato?

Mentre camminavo sentivo le guance rigarsi dalle mie lacrime. Odiavo la mia vita.
Ogni volta che sembrava andasse meglio andava sempre peggio.

Prima o poi tutto questo doveva finire.

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