Prologo

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Le gocce scivolano velocemente verso terra, il rumore della pioggia sussurra nell'aria e si abbatte su di me con una forza frenetica.

La mia mente è concentrata su un compito urgente: devo affrettarmi a comprare un giocattolino, qualsiasi cosa, per tenere a bada Carl.

Le strade sono quasi deserte, la poca gente in giro fugge via, cercando un rifugio.

Il rumore ritmico dei miei passi risuona nell'aria umida, il profumo terroso della terra bagnata mi avvolge. È una di quelle giornate in cui il cielo grigio sembra riflettere lo stato d'animo di chi lo guarda. Passeggio, immersa nei miei pensieri, quando qualcosa attira la mia attenzione.

Scorgo una figura esile, accovacciata nell'angolo di una vecchia strada. Avvicinandomi, vedo una bambina, quasi appena nata, dai capelli neri come la notte, avvolta in uno straccio umido, i suoi occhi faticano a restare aperti e mi scrutano con diffidenza. È una creatura indifesa, un fascio di fragilità nel freddo della notte. I suoi occhi scuri sembrano nascondere la vastità dell'universo, un buco nero capace di inghiottirmi.

È bellissima.

Ma è l'oggetto appeso al suo collo che attira la mia attenzione.

Un ciondolo rotondo azzurro, diviso perfettamente in due parti da una piccola e sottile linea. Lo giro tra le dita e, sul retro, scopro la chiave di questa piccola esistenza: Cassandra.

È un nome che sembra contenere il peso di stelle cadute e il respiro di antiche melodie.

Il suo piccolo corpo trema dal freddo, ma sembra che non le importi nulla, come se fosse già delusa dal mondo e non volesse più andare avanti.

Cosa le è successo? Dove sono i suoi genitori?

Rimango immobile per un momento, poi, senza esitazione, mi tolgo la giacca e la avvolgo delicatamente attorno a lei, cercando di scaldare quel corpo così piccolo e apparentemente fragile.

Le mie mani stringono la sua figura, sento il calore del suo respiro, e una compassione intensa si diffonde in me come un fuoco che brucia nel cuore. Sembra una nota smarrita in questa sinfonia di pioggia.

Non percepisco nemmeno freddo adesso, quasi come se fosse una fonte di energia.

La avvicino al petto, cercando di riscaldarla e donarle un po' di forza per andare avanti.

"Ciao, Cassandra, io sono Sarah"

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