Prologo

37 2 0
                                    

Settembre 1972.

Lunedì, 1° Settembre 1972
Lunedì. Era solo Lunedì, era ancora solo Lunedì.
Le sembrò che fosse il 1972 da secoli, in realtà. Come se il tempo si fosse bloccato.
Quante volte avrà ripetuto quella frase, durante quell'anno ormai nemmeno se lo ricordava più.

Diciamo che ci aveva preso l'abitudine a tirare avanti con quelle frasi fatte, quei pensieri positivi un po' forzati, e quella finta voglia di sembrare allegra e positiva.
Finzione.
Un po' tutto troppo finto in quell'anno, per i suoi gusti.
Amanda Collins, ci aveva fatto comunque l'abitudine a fingere. Ormai era diventata una maestra nel farlo.
Fingeva sorrisi, fingeva volti, fingeva idee e sensazioni.
Nemmeno si riconosceva più, adesso, mentre specchiandosi nel vetro appannato del treno in corsa, guardava il suo viso assente. I suoi occhi persi in chissà quale ennesimo pensiero strampalato.
Amanda Collins, sapeva che così non sarebbe andata poi così lontano, se avesse continuato ad avere quell'amaro in bocca e quella sensazione di non essere mai abbastanza per la gente.
Ma poi per chi si doveva sentire abbastanza? Alla fine era sempre stata lei. Solo lei.
Lei e i suoi pensieri.
Lei e le sue paure.
Lei e i suoi tormenti.
Lei e i suoi dubbi, i suoi sogni, le sue incertezze.
Amanda si era sempre sentita sola, nel mondo sbagliato,nella casa sbagliata, con la famiglia sbagliata.
Probabilmente era anche seduta nel sedile sbagliato di un vagone sbagliato, anche in quell' esatto momento.
Le scappò un sorriso. Perché le venne automatico infilarsi le mani in tasca, rovistandoci dentro per afferrare il biglietto del treno.
Guardò la data, il posto a sedere e il vagone, poi ridacchiò fra se e se.
Era corretto.
Almeno una cosa era corretta.

I viaggi in treno non l'erano mai piaciuti poi, troppo lunghi. Talmente tanto da permettere alla sua mente di fantasticare in maniera eccessiva. Quello poi, segnava la svolta della sua vita.
La svolta della sua vita.
Una frase che a sol pensare le faceva venire i brividi.
Adesso, però, oltre che una frase stava diventando tutto troppo reale.
Sì, perché alla fine lo aveva dovuto ammettere a se stessa, alla sua famiglia, e a tutti i suoi vecchi amici che, Amanda Collins, era sbagliata.
Aveva qualcosa che non andava.
Amanda Collins era speciale.
Ma non speciale in senso buono.
No, sarebbe stato troppo semplice e bello così.
No.
Amanda Collins era diversa.
Amanda Collins era una strega.
Strega
"Sei una lurida strega" aveva gracchiato sua madre, scaraventandola fuori la porta di casa in quella calda Domenica sera di Estate.
Non aveva più avuto modo nemmeno di ritornarci, a casa sua, per prendere le sue cose.
Sara, sua madre, aveva spedito tutto a sua zia Grimilde.
"Le tue cose le avrai, ma non mettere più piede qui, strega. È meglio che tu stia con tua zia. Con gente come te del resto."
E stop.
Quelle erano state le ultime parole di Sara a sua figlia.

Strega
Lurida Strega.
Che poi non l'aveva nemmeno chiesto un dono simile, lei.
Sbuffò, poi cercò di cacciare via le lacrime soffermandosi ad osservare degli aironi mentre sorvolavano le vaste pianure verdeggianti.
In quel vagone un gran fragore di ragazzi della sua età, cercavano di sistemare al meglio le proprie valige negli appositi scomparti.
Alcuni ne avevano addirittura due.
Caspita, due valigie... Che avranno poi da metterci?

Ad un tratto bloccò il suo frenetico pensare.
Non che lo avesse voluto lei, ma qualcuno la riportó nel presente.
"Questo posto è libero?" Un ragazzo dai capelli color miele, spettinati, e con varie cicatrici sul volto, le aveva rivolto la parola.
Ma starà dicendo a me?
"Oh, ehm ~ sì"
E si era seduto. Nemmeno la risposta aveva aspettato, s'è per questo. Si era accomodato di fronte a lei, poi aveva messo le valige nello scomparto sopra la sua testa, poggiato il capo sul vetro del treno, braccia conserte e occhi puntati sul paesaggio in movimento.
A lei, non l'aveva nemmeno guardata.
Come è giusto che sia.
Aveva un buon profumo, comunque.
Acqua di colonia, mischiato a cannella e qualcosa che ad Amanda ricordava la cioccolata.
Come poteva un ragazzo così spettinato, trasandato, e pieno di cicatrici in viso ricordarle la cosa più dolce del mondo?
Per un attimo Amanda Collins esitò.
I pugni talmente stretti che riusciva pure a vederle, quelle gracili ossicina sotto la sua velata pelle marmorea.
"Mi chiamo Amanda" tutto d'un fiato, come se fosse di corsa.
Ma si può essere così stupidi?
Che cosa gliene poteva fregare al ragazzo di come si chiamasse lei.
Le lacrime volevano uscire, prepotentemente.
La voce di sua madre nella sua testa:
Strega
Lurida strega

Non importa.
Sei abituata a non essere guardata.
A non essere ascoltata.
A non esserci per il mondo.

"Remus. Mi chiamo Remus."
Remus.
Amanda pensò che poi, alla fine Remus era pure un nome semplice da ricordare.
E anche un nome abbastanza carino da pronunciare.
In ogni caso non sapeva cos'altro dire.
Era così impacciata ed imbranata che, una volta pronta ad aprire di nuovo la bocca per dire qualcos'altro, la voce del macchinista rimbombò nei megafoni dei vagoni:
"Prossima fermata: Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Si avvisano i gentili studenti di preparare le loro valigie. Ripeto, si avvisano i gentili studenti di preparare le loro valigie. Grazie!"
"Hai bisogno con la valigia?" sibilò il ragazzo-cicatrice. Mentre la sua già era sul ciglio della porta.
Amanda trasalì, del resto nessuno l'aveva mai aiutata e nessuno le aveva parlato per due volte di fila.
Pensò alla risposta da dare per non sembrare troppo stupida, ma lui aveva già fatto senza aspettare più di tanto.
L'aveva posizionata vicino la sua, sull'uscio della porta del vagone.
Stava per ringraziarlo, quando un gruppetto di ragazzi sbucò dalla porta.
"Sempre a perderti, Lupin!" lo rimbrottò uno coi capelli ricci
"Ma possibile che dobbiamo sempre venire a cercarti?" Fece un altro dai capelli lisci corvini e leggermente più lunghi
"Muoviti che stiamo per scendere!" disse infine un altro.
"Ehi ragazzi, avete visto? Era in compagnia di una miss!" E il ragazzo dai capelli ricci fece come un inchino. " Signorina, ci scusi per il modo poco educato"
"E smettila James" Remus si grattò la testa, poi guardò Amanda e "lasciali perdere. Ci si becca in giro" sparì oltre la porta.
Ad Amanda sembro strano che qualcuno le avesse parlato con così tanta disinvoltura.
Quasi come se non ci fosse nulla di strano.
Quasi come se fosse... normale.
Come se lei fosse normale.
Chiuse gli occhi e poi sospirò.
Prese la valigia ed attraversò il vagone, dirigendosi alla porta del treno.
Quando quella si aprì, era di fronte ad un enorme vialetto costeggiato da siepi e rampicanti.
In lontananza un enorme castello maestoso troneggiava in mezzo al verde.
Gli altri ragazzi e ragazze come lei, con le valigie che percorrevano il tragitto.
La svolta che stava aspettando, era proprio lì di fronte a lei.
La scuola di Hogwarts.
La scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Amanda sorrise.

Forse, adesso, era realmente a casa.

Moon's Shadows Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon