Berlay stese le labbra piene in un'espressione accondiscendente e mosse le dita con fare ovvio. "Certo, sto parlando al mio futuro capo."

La risposta parve infiammare Diamante. Batté il gomito contro alle assi del tavolo e fece per lanciarsi contro di lei quando la mano elegante di Doflamingo si sollevò, intimandogli in un gesto collaudato di fermarsi.

Doflamingo non si era ancora voltato, le dava ancora le spalle, intento a sorseggiare con la massima calma del rum all'apparenza di ottima annata ma sembrava aver colto la portata delle sue parole.

Eccellente, pensò Berlay.

"Spiegati meglio."

La voce che la raggiunse era da far accapponare la pelle, dalla cadenza calda ma al tempo stesso glaciale. Doflamingo l'aveva degnata di attenzione.

"Sarò breve: un domani voglio governare tutti i mari e diventare la Regina dei Pirati ma per riuscirci devo imparare dal migliore, da te. Per questo vorrei entrare a far parte della tua famiglia e apprendere la tua arte di conquista. Poi, quando sarò abbastanza formata, me ne andrò" disse lei, mentre prendeva una sigaretta e se l'accendeva con studiata classe. "Vedilo come un investimento, ti servirò con fedeltà e rispetto finché resterò e soprattutto porterò a termine ogni missione che mi darai, perché sai, io non contemplo il fallimento" concluse, aspirando appena.

Doflamingo si volse per la prima volta a guardarla, girando il collo possente. L'orecchino del lobo sinistro brillò malevolo nella sua direzione.

Berlay lo vide ispezionarla da cima a fondo attraverso gli occhiali dalle lenti rosse come il sangue delle sue vittime. Era come se stesse valutando se valeva la pena investire su di lei.

Diamante, al contrario di lui, sembrava su tutte le furie. "Puzzi ancora di latte e osi parlare con tanta insolenza al grande Doflamingo?" sibilò indignato.

Anche Trebol, che era rimasto in religioso silenzio fino a quel preciso momento, evidentemente troppo sconcertato per emettere alcun suono, parve tornare in sé e richiuse la bocca che aveva lasciato sgraziatamente spalancata dallo sconcerto. "Ne ne ne, questa presuntuosa sembra essersi dimenticata che si trova di fronte a un Re. Permettimi, Signorino, di rimetterla al posto che merita e cioè in ginocchio."

Doflamingo ignorò le parole dei due ufficiali. "Uscite. Tutti" ordinò perentorio, rivolto alla gente che affollava il locale. Gli avventori non se lo fecero ripetere e si affrettarono a dileguarsi in pochi secondi, letteralmente scappando via. "Tranne tu" e qui un'occhiata d'obbligo fu gettata a Berlay, "e voi" concluse, rivolto ai suoi sottoposti.

Rimasero quindi in quattro.

Doflamingo finalmente girò del tutto il busto verso Berlay e inclinò il collo di lato, decisamente divertito dalla situazione. La guardava allo stesso modo di come si studia un bizzarro animale esotico. "A quanto ammonta la tua taglia?" si informò, sorridendo malevolo verso di lei.

"Non ne ho una. Te l'ho detto, sono nuova nel giro e devo ancora farmi un nome."

"Sai combattere per lo meno, dolcezza? Io recluto solo pirati."

Berlay avvertì una punta di derisione nell'appellativo e strinse impercettibilmente le dita. "Sì e molto bene. So usare l'Haki dell'armatura e della percezione. Mettimi alla prova se non mi credi" lo invitò, tirando appena dalla sigaretta.

Il sorriso demoniaco di Doflamingo si allargò ulteriormente. "Sei sicura di te."

"So quanto valgo."

Diamante intervenne nel dibattito, sfoderando in un eco sinistro la sua spada. "Signorino, se me lo permetti vorrei chiudere lo scambio di convenevoli dandole una lezione che non scorderà alla svelta. Ci aspettano affari importanti: non possiamo sprecare altro tempo in certe patetiche sceneggiate" sbottò pratico.

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