1. Libreria

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Uno...due....tre....quattro e poi si fermava. Simone non capiva perché Manuel, ogni volta che saliva le scale di casa Balestra per tornare in camera, si fermasse di fronte alla sua stanza.

Ce ne volevano dodici, di passi, per arrivare in camera di Manuel, ma lui dopo quattro si fermava per qualche istante. Simone aveva imparato a riconoscere il rumore dei suoi passi dopo poco che lui e Anita si erano trasferiti da loro per necessità.

Si sentiva stupido ad essere così ossessionato da lui da contare persino i passi per arrivare in camera sua. Ma ormai il suo cervello aveva registrato ogni movimento di Manuel, ogni sua abitudine.

Come quella strana di fermarsi di fronte alla stanza di Simone, fare chissà cosa per qualche secondo, e poi riprendere il cammino.

Simone avrebbe pagato oro per sapere cosa facesse Manuel dietro la sua porta, ma ancora non lo aveva scoperto. Non che potesse alzarsi e aprire la porta per vederlo, sarebbe stato strano, decisamente inquietante.

Manuel rientrava tardi la sera, non sempre ma spesso, e ogni volta che pensava di essere l'unico sveglio, si fermava davanti alla porta del più piccolo. Simone lo aveva notato perché quando Dante e Anita erano svegli, lui andava dritto in camera senza quella piccola e strana sosta.

Sospirò per cacciare tutti quei pensieri, la sua testa viaggiava come un treno a qualsiasi ora, e prese il cellulare per guardare l'ora.

Le 2:30 di notte, e il giorno dopo avevano scuola.

Chissà cosa faceva Manuel fino a quell'ora tarda. Non che Simone riuscisse a dormire ultimamente, ma almeno stava nel suo letto e cercava di riposarsi.

Invece Manuel no, erano due settimane buone che rientrava tardi e non diceva niente a nessuno.

Questa sua nuova abitudine lo portava poi ad addormentarsi a scuola, durante le ore di lezione, principalmente quelle di Lombardi.
Come biasimarlo, erano di una noia mortale.

Dante non se n'era ancora accorto, Simone ne era sicuro, altrimenti gli avrebbe chiesto spiegazioni. Già si immaginava la faccia scocciata di Manuel mentre il professore gli faceva una delle sue prediche. Rise al pensiero e si tirò su.

Anche Simone non riusciva a dormire da un po', precisamente da quando Anita e Manuel si erano trasferiti da loro. L'idea di avere la fonte delle sue ossessioni sotto il suo stesso tetto lo agitava.

Non che fosse successo qualcosa dopo quella notte al cantiere, ma Simone non riusciva a toglierselo dalla testa.

Manuel non aveva risposto quando Simone gli aveva chiesto spiegazioni su quanto accaduto. Anzi, aveva sbottato come suo solito finendo per vomitare addosso al più piccolo parole che nemmeno pensava veramente.

Glielo aveva detto, Manuel, che era stato un coglione a dire quelle cose e si era scusato. Probabilmente lo aveva fatto perché, dopo l'incidente di Simone, aveva avuto timore di perderlo veramente.

Ma a Simone andava bene così: non era più tornato sull'argomento e si stava comportando come se non fosse mai accaduto.

Preferiva l'amicizia di Manuel alle spiegazioni.

Simone trascinò il peso del suo corpo in corridoio, e poi giù dalla scale fino a raggiungere la cucina. Aveva sete.

Aprì il frigo per prendere una bottiglia e fece la stessa cosa con il mobile in cui erano riposti i bicchieri. I suoi movimenti erano lenti, stanchi. Cercava di non svegliare troppo i muscoli del suo corpo, in modo tale da provare a dormire veramente una volta rientrato in camera.

Per questo non si accorse della presenza di qualcun altro in cucina, almeno fino a quando non si voltò per versarsi l'acqua.

Sobbalzò per lo spavento: il piano di rimanere mezzo addormentato era miseramente fallito.

solo amici [simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora