𝟎𝟒. 𝐓𝐡𝐞 𝐡𝐮𝐧𝐭 𝐟𝐨𝐫 𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐥.

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E D W A R D

«Emerald, torna qui.» richiamo mia sorella con un cenno di mano.

Rifugiarsi in una vecchia casa abbandonata che tralaltro puzza non è proprio il massimo che io possa fare per Emerald, insomma, ha bisogno anche lei di una boccata d'aria.

Ma trovo di doverla strappare dalle mani di mio padre, non è sicuro per lei rimanere con lui. Le farebbe portare in giro una pistola, dicendole: "È un giocattolo, puoi usarla come vuoi.", ma in realtà è tutt'altro che un aggeggio di plastica, qui si parla di un oggetto pericoloso.

Quello che ha anche detto a me quando avevo la sua età. Ho avuto la fortuna di non essermela puntata addosso, ma ho paura per mia sorella.

È così innocente e piccola, non meriterebbe di vivere una vita in questo modo. Lei dovrebbe solamente giocare con le bambole e andare a scuola, quello che ormai non può fare più.

Metà del problema è causato da me. Io ho rovinato questo quartiere, ho rovinato la vita di tanta gente che adesso sarà sepolta sotto terra, ma oramai non provo nessuna emozione.

Mi è tutto indifferente, ho perso totalmente il senso dell'empatia e della sensibilità. Da un lato mi piace avere questo lato da "criminale", dall'altro... non lo so.

Forse preferirei esserlo, ma senza uccidere, mi piacerebbe di più.

Mi ricordo che quando avevo litigato con un mio amico, lui mi disse: "Buono sei nato e bastardo sei cresciuto, fatti due domande e datti due risposte se ti stanno abbandonando tutti."

Un'altra dose necessaria per il calo della mia bontà verso gli altri. Cercavo a tutti i costi di fargli capire che tutto quello che vedevano non era altro che un clone.

Perché quello non ero, o meglio, non sono io.

Ma il loro lato della fiducia gli ha sussurrato all'orecchio di non fidarsi di me, perché forse non dovrebbero fidarsi di me. Anche se devo dire che il loro piccolo cervelletto non sbaglia sul mio conto, ha perfettamente ragione.

Meglio per la loro pelle che non mi hanno più incrociato per strada. Un tempo mi ero "dispiaciuto" delle parole che si scambiavano tra loro sul fatto che io sia "cupo" e "senza cuore". Peccato che il giudizio sul mio atteggiamento è come l'acqua che scivola sull'impermeabile, cioè? vale meno di zero.

Anche mia madre lo pensava e di lei non potevo fregarmene. Un conto è che te lo dicono persone sconosciute, un conto è che te lo dice tua madre. La persona che ti ha messo al mondo.

13 anni prima...

La mia sveglia suonava continuamente e la voglia di alzarmi era veramente poca, infatti mi ricordo solo adesso che oggi è lunedì.

𝗕𝗟𝗢𝗢𝗗𝗦𝗧𝗔𝗜𝗡𝗘𝗗 𝗟𝗢𝗩𝗘𝗦Where stories live. Discover now