Capitolo 4

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«Guarda che disastro...» Dissi entrando nell'appartamento. La casa era sottosopra. Le sedie del tavolo della cucina erano distrutte, gli oggetti decorativi posti sui mobili erano sparsi a terra, alcuni rotti e altri sparpagliati sul pavimento. Sembrava che nell'appartamento fossero entrati i ladri, ma in realtà era stata opera di un'entità paranormale: uno Shen.

«Le foto con la nonna...» Farfugliai puntando l'attenzione sui quadretti rovinati dove avevo inserito le fotografie con la nonna. Ne afferrai una, il legno della cornice era scheggiato e il vetro frantumato. Da sotto potevo intravedere una me bambina seduta sulle gambe della nonna. Ridevamo felici davanti a una torta di compleanno, dove una candelina con il numero otto era accesa. Pensare che quella donna non condividesse il mio stesso sangue mi strinse il cuore in una morsa dolorosa e, senza rendermene conto, lasciai che una lacrima solitaria cadesse lungo la guancia.

«Non è tua nonna», disse annoiato Xavier. Mi voltai verso di lui fulminandolo con lo sguardo, Era appoggiato all'ingresso, le braccia incrociate e l'espressione infastidita.

«Per me lo è!»

«Ma non lo è.»

«Mi ha cresciuta ed è rimasta al mio fianco sempre! Per me è la mia famiglia, ma tu non puoi capirlo, non hai dei sentimenti, sei un mostro!» Inveii contro di lui, dopotutto era colpa sua se quel demonio era entrato nell'appartamento distruggendo tutto quanto. Se non fosse entrato nella mia vita, non avrei avuto la casa devastata e non sarei stata costretta ad accettare la sua presenza al mio fianco. Improvvisamente la cornice tra le mie mani iniziò a tremare e poco dopo si sollevò in aria. Piccole schegge sfiorarono la mia pelle andando a incastonarsi sulle parti rovinate e le rigature nel vetro si assorbirono come per magia, poi il quadretto tornò tra le mie mani, intatto.

«Ma che...»

«Figurati, non ringraziare, sono un mostro», brontolò superandomi e sparendo nella stanza degli ospiti. Guardai la casa, era tutta sistemata e in ordine, non vi era più alcuna traccia della confusione avvenuta la mattina. D'un tratto mi sentii in colpa per come avevo trattato Xavier. Aveva sistemato tutto il pasticcio senza neppure che glielo chiedessi e cosa avevo fatto? Lo avevo trattato malissimo. In silenzio posai la cornice sul mobile e mi diressi nella stanza degli ospiti. Aprii la porta osservando la sua figura voltata verso la portafinestra della camera. Xavier fissava il cielo cupo della sera con aria assorta, non vi era nel suo volto quella rabbia che manifestava costantemente, sembrava averla sostituita con un'espressione nostalgica. Mi domandai a cosa stesse pensando o forse a chi. Bussai allo stipite della porta marrone ed entrai schiarendomi la voce.

«Prima non volevo dire...» Provai a scusarmi avvicinandomi a lui. Xavier girò appena la testa, mi squadrò rapidamente e poi tornò a fissare fuori.

«Ma lo hai detto e ora muoviti a fare quello che devi, voglio recuperare il rubino il prima possibile», rispose seccato facendomi sussultare. Il suo tono era stato più duro del solito e una nota di rabbia si insediò dentro di me. Volevo solo scusarmi per la mia cattiveria, non c'era bisogno di apparire così maleducati.

«A chi lo dici!» Risposi piccata uscendo dalla stanza e sbattendo la porta. Lo odiavo, lo detestavo da morire.

Entrai nel bagno e chiusi la porta a chiave per poi dirigermi al lavandino e appoggiarmi a esso con fare stanco. Il mio volto si rifletté nello specchio ovale. Avevo i capelli spettinati e l'aria stanca. Decisi di fare una doccia e lasciai che l'acqua calda mi rilassasse i muscoli tesi e portasse via con sé la stanchezza degli ultimi avvenimenti. Quando uscii mi sentii rinata. Mi truccai e indossai un vestito attillato per l'occasione. Era verde, sottile e di una stoffa liscia e morbida. Si intonava con i miei capelli e con i miei occhi e una volta vista allo specchio mi ritrovai a sorridere piroettando su me stessa. Accentuava le curve nei punti giusti, era perfetto. Afferrai la collana con il rubino rotto e la posizionai sulla lieve scollatura dell'abito. Mi guardai un'ultima volta e poi uscii dalla camera. La porta della stanza di Xavier era chiusa, pensai di bussare per avvisarlo del fatto che ero pronta, ma ci ripensai.

Shen-L'ombra del dannatoWhere stories live. Discover now