somewhere only we know

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"Ciao-" no.

"Ehy!" no troppo felice.

"Caro—" mica é una lettera ad un vecchio parente.

"Ciao, sono Simone." iniziano sempre tutte così.

É domenica sera, siamo in pieno inverno dicembre inizia a sapere sempre più di Natale. Luci, addobbi, canzoncine in sottofondo per le vie di Padova. Simone ama tutto questo, lo rilassa lo fa sentire bene. Eppure, quel giorno, la sua mente gli gioca brutti scherzi. Mette le cuffie e... torna a 5 anni fa.

5 anni... 5 cazzo di anni, e quel peso al cuore é uguale a quel giorno, se non più soffocante. Eppure - anche se con difficoltà - é andato avanti, é stato bene, si é laureato, ha una famiglia e degli amici che lo amano e lo supportando da sempre. Ma lui, é una mancanza fondamentale in tutto questo.

"A maggio mi sono laureato, sai?" inizia.
"C'erano tutti. Papà, mamma, Anita, Manuel, Luna, Laura... addirittura Matteo, non so se ti ricordi di lui. Eppure c'era un vuoto, un vuoto incolmabile, che nemmeno tutti loro possono riempire. Ma ti pensavo. Ti immaginavo lì, che mi tenevi la mano, che sorridevi con me, che semplicemente stavi con me. E invece—" in un secondo, tutto quello che aveva scritto fino ad ora viene cancellato. Quell'indice sul tasto cancella non voleva a che saperne di staccarsi.

"Ma che cazzo sto facendo." sussurra tra sé e sé, mentre si porta una mano sugli occhi.
"Che sto facendo." continua, sapendo bene che se si lascia ad un sospiro, scoppia in lacrime come ogni volta.

Si alza, spegnendo il pc e andando verso il bagno, sperando che un po' d'acqua fresca possa riportarlo alla realtà o addirittura fermare i suoi pensieri. Perché ancora? si chiede spesso, forse anche troppo. Non capisce come sia possibile che ancora dopo anni non riesca nemmeno per sbaglio a smettere di pensarci, o anche solo non rivivere i momenti con lui durante la quotidianità.

Un panino, un sorriso, una pacca sulla spalla, tutto gli ricorda lui. Come se la sua intera vita dipendesse da un suo ritorno. Sono pazzo, questo é quello che si ripeteva ogni santo giorno. In realtà però, ha solo continuato ad amarlo.

Squilla il telefono. É Laura.

"Ao?"
"Simone!" sente, e finalmente sorride.

"Come va? Oggi stacco prima da lavoro, ti va di vederci al baretto?" chiede l'altra, mentre rumori di vari oggetti che vengono spostati e di una cerniera le fanno da sottofondo.

Laura ha frequentato insieme a Simone la triennale di Astrofisica, non volendo continuare poiché subito dopo la laurea, giusto due o tre mesi, le offrirono un posto di lavoro in una scuola superiore della zona come insegnante di fisica. Sapeva quanto fosse fortunata a ricevere così presto una proposta simile, e accettò senza pensarci due volte. Simone invece dal suo canto - ma anche titubante sul futuro - decise che per ora continuare a studiare era la soluzione migliore, e così fece.

"Ne ho bisogno. Si." risponde veloce, guardandosi qualche secondo allo specchio prima di tornare in camera a cambiarsi.

"Tutto ok? Hai la voce strana—" era così evidente?
"Mal di gola, tranquilla."
"Avrò anche fatto astrofisica e non psicologia, ma so riconoscere una voce da mal di gola e una di chi ha appena pianto, simò!"

Ride, anche se le sue parole lo avevano colpito in pieno. Non può nascondergli niente, Laura sa sempre quando qualcosa non va in Simone, e Simone sa sempre che può contare su di lei su qualsiasi cosa.

"Va bene, va bene, non ti posso nascondere nulla. Dopo ti racconto. sei e trenta?"

"Sei e trenta." risponde, per poi chiudere il telefono.

Simone sospira. Laura sa tutto. Sa di Mimmo, di Manuel, di... Jacopo. Le aveva raccontato tutto in una serata di autunno sul divano di casa sua. Erano circa le 8, avevano appena finito di cenare e di andare in giro o fare baldoria non ne avevano voglia. Simone si era appena lasciato con Daniele, una piccola cotta del suo corso che da lui pretendeva solo sesso. Si stava sfogando con Laura di questa cosa, mentre lei gli accarezzava i capelli e sorseggiava una cioccolata calda.

"E mi ha lasciato lì, mentre si rivestiva e... Manco mi cagava." disse, mentre giocava con i lembi della coperta in lana che li copriva.
"Mi ricorda Manuel, ma almeno lui ha avuto la decenza di dirmi che con me era diverso." mugolò, non rendendosi nemmeno conto di aver appena detto qualcosa di enorme e che Laura non avrebbe capito subito al volo.

"Manuel? Che c'entra? Pensavo non ci avessi avuto nulla!" la ragazza lo guardò confusa, mentre posava la cioccolata calda e si rimetteva composta e in modo da poter vedere negli occhi il ragazzo che aveva poggiato sul grembo.

"Lascia stare Lau. Non intendevo—"
"No! Tu ora mi dici tutto!" disse con tono incazzato "ho i pop corn di là." continuò, mentre si alzava e andava a prendere i cosiddetti snack.

Simone, nonostante il suo cuore prese a battere all'impazzata, sapeva che parlarne con lei gli avrebbe fatto solo che bene. E infatti, la serata andò avanti fino alle 2 di notte, partendo da Manuel, a Jacopo, a... Mimmo. Non ci fu un vero e proprio preteso per parlarne, semplicemente voleva raccontarlo, ne aveva bisogno

E pensare che fino ad allora non pianse, nemmeno una lacrima. Ma quando gli raccontò dell'addio, scoppiò in un piccolo pianto liberatorio.

"Vieni qua..." sussurrò Laura, prendendo tra le braccia Simone e stringendolo forte a sé. Non immaginava quanto dolore e quanta sofferenza il ragazzo si stesse portando dentro, non l'avrebbe mai immaginato.

i remember it all too wellWhere stories live. Discover now