7. Antique ut solita es

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Il suono della sveglia la colse di sorpresa, odiava il suono insistente e penetrante dell'oggetto. Era già la seconda volta che si diffondeva per l'aria, il che significava che era in ritardo. Beh, in ritardo per gli standard mortali, se ce ne fosse stata la necessità le sarebbe bastato smaterializzarsi vicino all'edificio scolastico e fingere di essere arrivata in perfetto orario.

In effetti doveva ammettere di essere tentata da quella possibilità molto spesso ma cercava di trattenersi, David le aveva raccomandato molto tempo prima di non usare i suoi poteri a meno che non si trattasse di situazioni di estrema necessità, la questione si riduceva quindi a come doveva considerare l'arrivare in orario a lezione. Non che di solito ci tenesse particolarmente, dato che quattro giorni su cinque aveva Matematica o Fisica alla prima ora e, neanche a dirlo, odiava quelle due materie. Erano troppo scientifiche per i suoi gusti, la letteratura invece le permetteva di sognare e, di conseguenza, imparare tutte le nozioni di quelle materie le rimaneva molto più facile.

Quel giorno però ci teneva doppiamente ad arrivare in tempo, la professoressa aveva piazzato l'ultima verifica dell'anno e lei si sarebbe giocata il voto, in bilico com'era tra l'uno e l'altro.

A dispetto di questi buoni propositi ci mise un'eternità prima di uscire dalla stanza e, ancora in pigiama, mise a scaldare il latte per la colazione.

La voce del padre attirò la sua attenzione. «Veloce che altrimenti ci imbottigliamo nel traffico.»

«Sarò pronta in orario, non mi mettere fretta.» Borbottò infastidita senza neanche voltarsi ma anzi allungandosi verso i mensili sopra la sua testa per raggiungere la confezione di Pan di Stelle.

Qualche minuto dopo era di nuovo nella sua stanza, davanti all'armadio stavolta, a prendere un paio di leggings leggeri e una maglietta nera a maniche corte mentre faceva mente locale sui libri che le sarebbero serviti quel giorno.

Afferrò dalla scrivania il libro di Fisica ancora aperto sui problemi che la sera prima non aveva finito ma che avrebbe concluso a ricreazione e lo infilò nello zaino, ad esso seguirono quello di Inglese, quello di Filosofia e il quaderno degli appunti.

Con calma, tornò nuovamente in salone dove il padre la stava aspettando smanettando con il cellulare ma quando sentì il rumore dei suoi passi alzò la testa facendo dondolare le chiavi della macchina.

«In ritardo di cinque minuti, neanche troppo male.»

«Abbiamo un quarto d'ora di tolleranza quindi siamo in orario.»

«Forza, andiamo che sennò facciamo davvero tardi.»

Quel teatrino si ripeteva un giorno sì e l'altro pure quindi nessuno dei due si scompose più di tanto, Clary cominciò però a dare segni di irrequietezza quando, a un quarto d'ora di distanza dalla scuola e a dieci minuti dall'entrata a scuola erano ancora imbottigliati nel traffico. La giornata non poteva iniziare in maniera peggiore.

Quando da dieci i minuti scesero a cinque, loro non avevano percorso neanche lontanamente il percorso stimato. Quello fu il punto in cui Clary decise di ricorrere a rimedi alternativi e chiese al padre di accostare per farla scendere.

«Vai a piedi? Sei sicura di arrivare in tempo?»

Solite domande di rito che denotavano come situazioni di questo tipo non fossero poi così rare, a volte Clary faceva queste richieste anche solo per camminare un po'.

«Non ho intenzione di inaugurare i ritardi proprio oggi che abbiamo la verifica di latino.» E dopo quelle parole si limitò a fare un cenno di saluto e a incamminarsi a passo svelto in direzione della scuola, solo quando vide l'auto del padre sfrecciarle si buttò sulla sua destra, in una stradina secondaria dove non passava mai nessuno e si smaterializzò direttamente nel giardinetto a un centinaio di metri dalla scuola.

Fragmenta AmorisWhere stories live. Discover now