2012

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Tra noi coinquilini, Minho senza dubbio è quello con le abitudini più bizzarre quando si tratta di studiare. Me ne accorgo durante la mia prima sessione invernale, nell'inverno del 2012. Nevica per una settimana di fila, e noi quasi rischiamo la morte per ipotermia giornalmente siccome il nostro impianto di riscaldamento è rotto.

Minho è il primo a svegliarsi al mattino. Si preoccupa di ogni cosa: sciacquare i piatti se sono rimasti a mollo dalla sera prima, rifare il letto, mettere su il primo caffè lungo della giornata, azionare una lavatrice se necessario, stendere o ritirare i panni a seconda dell'occasione e pensa persino a svegliarmi alzando le imposte e aprendo la finestra in camera nostra per fare corrente. Puntualmente, mi raggomitolo ancora di più nel mio piumino e invidio profondamente Changbin per avere una stanza tutta per sé.

Comincia il suo studio in cucina verso le otto, mentre io sto tentando di tenere gli occhi aperti e fare colazione senza addormentarmi. Cronometro da una parte e braccioli dall'altra, parla ad intervalli di sette minuti di prosocialità, processi di obbedienza alle autorità, cognizione sociale e chi più ne ha più ne metta. In quelle condizioni, è buffo immaginarselo come assistente sociale.

Va avanti così per tutta la giornata, monopolizzando la cucina con un breve intervallo per bere caffè, esercitare il suo fiato o infastidirmi. Changbin, che ormai da un anno vive con Minho ed è abituato al suo metodo di studio intensivo, alle prime avvisaglie del dramma ha iniziato ad uscire di casa la mattina alle nove e tornare in tardo pomeriggio dopo una giornata in biblioteca a raccontarsela sulla pianificazione aggregata della produzione, gestione dei flussi economici e tutte quelle cose che piacciono tanto agli ingegneri.

Per quanto mi riguarda, non me la vivo allegramente come loro. La mattina il mio cervello non riesce a produrre più di pensieri elementari, ed è solo post-pranzo e post pisolino pomeridiano che riesco a prendere in mano il libro e gli appunti di Filologia. E quando ci riesco, scappo di casa e studio anch'io in biblioteca. Mi concentra. Mi fa sentire uno studente modello. Funziona.

Fino a quando non funziona affatto. E vengo bocciato all'esame.

Apprendo la notizia una sera in cui sono sul divano con Minho davanti alla televisione. Per qualche ragione ci tiene a vedere il telegiornale, e io non mi lamento perché i suoi commenti sui fatti di cronaca sono esilaranti.

È inizio febbraio e siamo coperti da molteplici strati di pile. Uno guarda la tivù, e l'altro il telefono.

"Quindi? Lo hai passato?" mi chiede, gli occhi fissi sul televisore.

Butto indietro la testa, "Manco per il cazzo."

"Sicuramente non è un linguaggio appropriato per uno studente di Lettere, questo." osserva, poco sorpreso.

"Vaffanculo."

Di rimando, mi tira addosso il bracciolo che stava gonfiando. Lo guardo immobile oltraggiato per qualche secondo.

"E questo cosa significa?"

"Non maltrattarmi e non sarai maltrattato." sospira, "Comunque è tutta questione di metodo. Dipende dalla persona. Io studio a blocchi di sette minuti tutto il giorno, altre persone studiano un'ora e mezza a giornata, altre ancora studiano un giorno sì e uno no. Alcuni ripetono. Altri leggono e basta."

Il notiziario, in sottofondo, parla delle prossime elezioni politiche e delle proteste contro i contratti precari in varie città.

"Perché mi dici questo?"

"Perché siamo amici." mi risponde, con tono ovvio. A me, invece, non era ovvio affatto. Non è scontato capire se e quanto fai parte della vita di Minho. "Puoi chiedere aiuto agli amici. Anzi, devi."

YANG CHE LEGGE RIMBAUDWhere stories live. Discover now