«Giuro che se ti avvicini ancora mi metto a urlare!» Lui non mi diede ascolto e io feci esattamente ciò che avevo promesso di fare. Iniziai a gridare come una squinternata, sperando che il vicinato mi sentisse e corresse in mio aiuto.

«Stai zitta! Cazzo, ma sei pazza?» Si portò le mani alle orecchie.

«Chi sei e perché sei in casa mia?»

«Sei stata tu a investirmi ieri?» Chiese massaggiandosi le tempie.

«Eri tu? Per questo sei qui? Se vuoi ti porto in ospedale, non ho intenzione di nascondere il mio errore di ieri sera e adesso chiamo la polizia così mettiamo tutto a verbale...» Abbassai la padella, pronta a prendere il telefono per comporre il numero della polizia, ma quando il mio dito toccò lo schermo, qualcosa volò contro la parete.

«Cosa è stato?» Domandai scattando sull'attenti. Guardai ai miei piedi la scatola con gli addobbi natalizi che avevo messo in cima all'armadio. Come era riuscito a tirarla giù?

«Sei stato tu...» Farfugliai alzando nuovamente la padella su di lui. L'uomo si mise a ridere e sollevò appena il sopracciglio sinistro, come a provare a schernirmi.

«Pensi di farmi fuori con una padella?»

«Ti ho schiacciato con la macchina, magari la padella è più efficace...»

«Sono uno Shen! Non un essere umano!»

«Uno...Shen?»

«Sono una specie di demone, contenta? Ora dammi il ciondolo e finiamola qui», ringhiò come un animale avvicinandosi di scatto e pretendendo il regalo della nonna. Istintivamente portai la mano sul gioiello, come a volerlo tenere al sicuro e non appena la mia pelle toccò la fredda pietra, qualcuno bussò alla porta. Restammo qualche secondo in silenzio, a fissarci come due sciocchi, poi qualcosa balenò nei suoi occhi gialli, uno strano scintillio di malvagità.

«No!» Gridai, ma non feci in tempo che la sua figura era scomparsa nel nulla. Ma cosa diavolo era? Sentii la porta dell'ingresso spalancarsi e fu allora che la scattista che era in me partì alla rincorsa. Scivolai lungo il corridoio udendo la voce di Miriam cinguettare allegramente.

«Ehi tesoro! Ti abbiamo aspettata tutta la sera, ieri! Dove eri finita?»

«No, Miriam, non entrare!» Urlai comparendo nell'ingresso. La mora era davanti al mio incursore, entrambi si guardavano con aria interessata o almeno da parte di Miriam.

«Lui chi è?» Lo indicò la ragazza puntandogli il dito sul petto.

«Mio dio, ma i tuoi occhi...» Fu la prima cosa che le venne in mente di dire. Effettivamente non erano occhi comuni, ma il pensiero di doverle spiegare che era un demone mi faceva sentire una pazza isterica e, dopotutto, forse lo ero, ma come avrei potuto spiegarle il fatto che un attimo prima era nella stanza degli ospiti e poco dopo davanti a lei? E come le avrei potuto dire che era sopravvissuto alla mia macchina?

«Lenti colorate!» Scattai prontamente parandomi tra i due.

«Cosa?»

«E se ne stava andando», continuai indicando con gli occhi la porta al ragazzone.

«Non è vero», rispose prontamente.

«Come vi siete conosciuti voi due?» Chiese lei entrando in casa e scuotendo la sua coda di cavallo castana.

«Mi ha investito.»

«Al bar!» Dissi di colpo senza pensarci troppo. Ci guardammo di sottecchi, io con i lacrimoni agli occhi per il nervoso e lui con l'espressione tipica di chi non ha niente da perdere.

Shen-L'ombra del dannatoWhere stories live. Discover now