Novembre era sempre stato un mese amato da Nathalie. Il freddo pungente che caratterizzava le mattine la facevano sentire bene, incredibilmente bene; gli abiti larghi e pesanti che indossava la facevano sentire meno sola, come se ci fosse qualcuno a riscaldarla con un abbraccio.
Era giovane, non più di diciannove anni, ancora una studentessa delle scuole superiori: dai capelli chiari, occhi grigi, un viso magro con un naso piccolo e denti che la rendevano simile a un topo, spalle e collo sottili, la rendevano leggermente sgradevole alla vista.
Nathalie non era bella, non era nemmeno brutta, ma non era nemmeno così carina. Era la meno brutta tra la classifica delle brutte.
Il suo carattere poi, non l'aiutava; fredda, invidiosa, arrogante e costantemente malinconia la rendevano estremamente impopolare tra i suoi compagni.
Nathalie sedeva in fondo la classe. Il banco accanto al suo lasciato libero dai suoi compagni, per isolarla ulteriormente dalla classe.
La ragazza stava leggendo, quando la voce dell'insegnante attirò la sua attenzione.
«Ragazzi, vi presento il vostro nuovo compagno di classe: Kunikida Doppo.»
Gli occhi grigi di Nathalie scrutavano il nuovo arrivato con apparente indifferenza.
Kunikida si presentò, ma le sue parole sembrano perdersi in aria e non raggiunge le orecchie di Nathalie che, invece di prestargli attenzione, tornò al suo libro.
Kunikida si sedette accanto alla ragazza dalla faccia da topo, generando così dei bisbigli da parte della classe.
«Cosa stai facendo, nuovo arrivato?! - disse un ragazzo dai capelli rossi seduto nel banco di fronte - Non lo sai che faccia da topo è solamente una parassita?»
Kunikida fissò Nathalie che invece di prestare attenzione alle parole dei suoi compagni, continuava a leggere come se nulla fosse.
Il tempo delle presentazioni passò e le lezioni incominciarono, ma per la ragazza il tempo non sembrava qualcosa degna di valore.
«Non dovresti leggere. C'è matematica adesso.» Disse Kunikida prendendo il libro dalle mani di Nathalie e mettendolo da parte.
La compagna di banco lo guardò con un espressione che rispecchiava tutto il fastidio che provava.
«Cosa stai facendo?» domandò a denti stretti.
«Ti sto aiutando per non finire a dover ripetere matematica»
«Non ho bisogno del tuo aiuto, - rispose lei - ho bisogno che tu stia zitto.» aggiunge riprendendosi il libro.
Con un sorriso ironico Kunikida la guardò un ultima volta. «Lo vedremo.» Sussurrò prima di tornare ai suoi libri di matematica.
