Capitolo 1 - parte 2

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Quel mattino fu strano.
Un brusio generale copriva i corridoi, sovrastava il passo svelto di Himari in direzione della palestra.
Non diede grande considerazione a quello in un primo momento, finché qualcuno non si fece notare da lei, fissandola con insistenza e indicandola appena con un cenno della testa.
Ma lei non aveva né voglia né tempo da perdere dietro probabili commenti di poco conto, per quanto rari fossero oltretutto.

A lezione finita, Himari e altre compagne riordinarono i palloni nel cesto, distanziandosi dal resto della classe già diretta verso gli spogliatoi. Alzò lo sguardo cercando quello di Hidemi invano.

Finito di sistemare, la ragazza bionda si sistemò i capelli in una coda più alta, con movenze lente e quasi meccaniche. Aveva lo sguardo vitreo, non parlava molto. Copiose volte tirava più giù la maglietta, quasi a voler coprire le gambe, limitandosi molto nei movimenti anche più piccoli e insignificanti, come celandosi dietro gli altri.

Non era da Hidemi. Lei e Himari erano su due piani differenti quando si trattava di autostima, di fiducia in sé stessi, di qualsivoglia pensiero che ricadesse sulla propria persona. Ragion per cui, mai la ragazza bionda temeva qualcosa di sé, con la conseguenza di esser capace in tutto ed esser notevole agli occhi di tutti. Ragion per cui, mai celava il suo corpo, esprimendo tutta sé stessa in ogni occasione, amando sé stessa sempre.
Himari non l'aveva mai vista prima così e la conosceva da tantissimi anni.

Guardandola ora percepiva un riflesso di sé stessa, così fragile.

Due sere prima, Himari stringeva tra le sue braccia Hidemi, al cancello di casa. Lo aveva notato distintamente, lei stava singhiozzando e tremando per la paura. Non diceva nulla, si limitava ad accarezzarle cautamente la schiena. Sapevano entrambe di com'era in strada ma quello era stato il loro primo incontro ravvicinato con gente malfamata; totalmente diverso dal sentirlo alla televisione.

Ora Hidemi non degnava di uno sguardo l'amica, rispondeva appena alle sue provocazioni.

Quando rimasero da sole nello spogliatoio, Himari tentò il primo passo ma, con sorpresa, l'altra la precedette confessando:
«Perché..?»

In un sibilo appena percettibile lo chiese indirettamente, lasciando il suo interlocutore incapace di agire.

«Cosa?»

«Perché mi stavi facendo scappare?» Alzò il tono, senza mai incrociare il suo sguardo. Hidemi analizzò la punta delle scarpe e si morse violentemente un labbro, sul punto di farlo sanguinare.

«Io... Cioè, sei la mia migliore amica. Perché non avrei dovuto..?»

«E lasciarti là?!»

Himari esitò. Si sedette accanto l'altra, seguendo il suo sguardo, prendendo qualche minuto per riflettere. Non immaginava potesse trattarsi di questo o, meglio, non immaginava portasse a una situazione simile in cui sentiva troppe emozioni indecifrabili.

«Beh... Se ti dovessero mai far del male non potrei perdonarmelo. Preferisco mettermi in mezzo io se questo significa salvare te» Buttò tutto quasi pentendosene subito dopo. Forse era troppo, sembrava dannatamente patetica affermando quelle parole ma ormai era già tardi.
Strinse i pugni, aggiungendo debolmente: «ecco tutto... Semplicemente questa è la motivazione».

Hidemi scattò in piedi, negando col capo più volte, prendendo ulteriori distanze. Solo allora si voltò e cercò lo sguardo dell'altra, nervoso.

«È proprio questo. Himari, io potrei dire lo stesso», si portò una mano al petto, parve cedere di nuovo.
«Ti voglio bene e... E se dovesse accaderti qualcosa cosa potrei fare..? Ho paura, Himari... Senza di te mi sento insulsa. Per favore, non dirmi più una cosa del genere, non pensare più a queste stronzate! Per favore...»

With You | 𝐓𝐎𝐊𝐘𝐎 𝐑𝐄𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒 {𝑾𝒉𝒂𝒕 𝑰𝒇?}Where stories live. Discover now