198. Un "gatto" alternativo

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N/A: questo capitolo prendetelo per quello che è.
Trash.

Tutto nato da un prompt che in teoria doveva essere usato con una OTP, ma se c'è una cosa che so fare io è rendere tutto un'idiozia, quindi ecco qua questo capitolo!

Spero vi piaccia!




Angela è accucciata in una delle più vecchie poltrone del soggiorno, avvolta in una leggera copertina, con in mano una tazza di tè bianco (con poca caffeina, quindi perfetto per lei ad un qualsivoglia orario dopo le 14), con indosso delle cuffiette un po' vecchie ma che ancora reggono, che ascolta qualche video "essay" su YouTube.

La sua attività preferita in quei pomeriggi d'inverno in quella grande villa fuori Roma, quando il cielo si oscura ancora prima che siano le quattro del pomeriggio e il vento freddo non invita per niente a mettere naso fuori dalla porta.

Beve un sorso del suo adorato tè, si lecca le labbra per non disperderne neanche una goccia e pensa "Ci manca solo un gatto acciambellato contro il mio stomaco e sarebbe un momento perfetto."

Ma, a quanto pare, non l'ha solo pensato, perché qualche istante dopo qualcuno la picchietta giocosamente per un istante su una spalla e poi sulla testa e dopo di nuovo sulla spalla, in un motivetto tutto suo.
Alza il capo e, per sua sfortuna, incontra lo sguardo divertito (e pieno di poche buone intenzioni) di Giuseppe.

L'umbra, chiedendosi che ha fatto di male in quei giorni per essere trascinata nei deliri del meridionale, ferma il video, si toglie una cuffietta e chiede: <Sì?>
Spera solo di non essere la vittima dello scherzo che sicuramente sta portando avanti, perché Giuseppe è ancora peggio di Mario e già il laziale adora dare fastidio a chiunque gli vada a genio in quel momento tramite delle burle.

<Non ho fatto a meno di sentire che borbottavi riguardo al volere un gatto con te in questo momento. Beh, non preoccuparti, ho la soluzione che fa al tuo caso! Aspetta qui, eh!> e il campano schizza via dal soggiorno e, se il suo udito non la inganna, sta salendo le scale a passi pesanti.
Apposta per farsi sentire. E farsi temere.

Perché quello stronzetto sa essere più leggero di una piuma quando cammina, se vuole.
La povera Angela sospira, chiedendosi con un accenno di disperazione perché non è stata nella santità e protezione della propria camera.

Le altre regioni presenti in salotto, tutte prese dai fatti loro, la ignorano.
Giustamente.
Lei avrebbe fatto lo stesso.

Viene risvegliata dalle sue elucubrazioni mentali quando dei passi altrettanto pesanti discendono le scale in grande fretta.
Nel giro di un secondo o due, il faccione sorridente di Giuseppe è di nuovo nella sua visuale, e tiene una mano platealmente nascosta dietro la schiena.

L'umbra decreta di essere in una gara tra un gatto e un topo in cui il topino è già in trappola e il felino si sta solo divertendo a giocare con la sua preda.
Perché non è stata zitta?!
Vorrebbe tanto alzarsi e andarsene o scacciarlo con la sua magia, ma è così comoda raggomitolata li, con la sua coperta e il tè ancora abbastanza caldo tra le mani, e non vuole creare un trambusto.

Affoga i suoi lamenti in una lunga sorseggiata di tè, mentre Giuseppe si muove dalle punte ai talloni dei piedi e viceversa con una certa impazienza.

Quando Michele gli aveva "regalato" quell'oggettino che tiene nascosto (e che ha dovuto indossare per una giornata intera per colpa di una magia che il pugliese aveva fatto mettere da Vincenzo), non l'aveva buttato solo perché -sapeva- che avrebbe avuto una possibilità di utilizzarli.
Chissà come, chissà quando, ma ci sarebbe stato il modo.

E quel giorno era ora!
Quindi Giuseppe, appena l'umbra finisce di bere un altro po' di tè, tira fuori con rapidità il cerchietto, se lo calca in testa e propone con teatrale tono seducente: <Posso essere io il tuo gattino, se vuoi~!>

Lo shock nella solitamente imperturbabile o quasi Angela è strabiliante (quanto vorrebbe farci una foto!) e scommette che se avesse avuto ancora del tè in bocca, l'avrebbe sputato.

Angela si sta sforzando di non far cadere la tazza nello shock. O lanciargliela addosso per l'incredulità, sperando rinsavisca (impossibile, si ferma subito dopo, perderebbe l'unico quarto di neurone che ha).
Purtroppo la tazza le viene strappata dalle mani con un: <Se vuoi un gatto acciambellato addosso, ci deve essere spazio, eh!>

E Giuseppe appoggia la tazza di tè a terra. Poi sogghigna, si stiracchia con le braccia verso il basso, imitando male un gatto, e prova a salire sopra le gambe di Angela.
La povera umbra schizza in piedi sulla poltrona, il telefono in una presa ferrea nella mano per riflesso.

<Ma che stai facendo?!> inquisisce a gran voce e finalmente più di qualche testa si leva per osservare che sta succedendo.
<Io mi sto proponendo da fare il gatto-test e tu non collabori!> e momentaneamente il campano incrocia le braccia.
Poi l'afferra per la vita e prova a farla sedere di nuovo, insistendo: <Su, collabora! Prima desideri un gatto e già non lo vuoi più? Non ti facevo così volubile!>

Angela prontamente si divincola ma allora il campano gioca sporco e le dà un colpo netto con una mano nel retro ginocchio.
La gamba cede, perde la stabilità e finisce, con una sonora sederata, di nuovo seduta sulla poltrona, ma con un acuto dolorino al fondoschiena.

Giuseppe se la ride tra sé e sé e prova a rimettersi a cavalcioni, perché ha deciso che non vuole solo dare fastidio ad Angela, ma vuole farla arrossire come una scolaretta.
Tanto se davvero non lo volesse addosso, può sempre usare la magia, no?

E da parte sua c'è solo voler innervosire la regione del centro, dato che il cuore del meridionale appartiene solo alla sarda dalla bellezza benefica (che purtroppo è ancora fidanzata con uno dei più grandi pezzi di merda esistente).

<Ma che stai facendo?!> quasi strilla Angela, provando con poco successo a scacciarlo, dato che Giuseppe è già seduto sulle sue ginocchia, anche se per fortuna ad una decente distanza (per quanto possibile) (non che renda la cosa piacevole).

<Il gatto! Più o meno, sei così poco collaborativa! E se davvero non ti piacesse, mi avresti già scacciato con la magi-aaaaaaaaa!> e Giuseppe viene interrotto perché viene sollevato per il retro della maglietta e tenuto a mezz'aria.

Scalcia e si guarda intorno, trovandosi osservato (dal basso) dall'occhiataccia furente di Domenico, che lo fa sentire lui un nano.
Viene abbassato e riportato coi piedi per terra, prima di ritrovarsi sottosopra, di nuovo a mezz'aria.

<Ehi! Così divento scemo!> si lamenta Giuseppe, provando a capire come cavolo è finito a testa in giù.
<Ah, non sei già scemo?> domanda retorica Angela. Ringrazia Domenico con lo sguardo e un «Grazie» a fior di labbra e poi si allontana, coperta e telefono e cuffiette con sé, lasciando Giuseppe appeso come un salame, alla mercé (e pietà) delle altre regioni che possono tranquillamente sciogliere il suo incantesimo.

Se lo è meritato quel cretino!
Che pensava di fare?
Non ci stava provando, no? Non c'era neanche Rita nella stanza per provare (invano) a farla ingelosire!

(Perché sì, Giuseppe sarebbe capace di fare qualcosa del genere perché pensa sul serio che possa ottenere tale risultato!)

L'umbra scuote la testa mentre entra in camera e si butta sul letto.
Stare vicino a Giuseppe rende proprio stupidi.
Sicuramente non le piace (e meno male).

A nessuno piace Angela, in fondo.



N/A: vi aspettavate o no che succedesse ciò, leggendo solo il titolo?
Dico titolo e non dopo perché appena entra Giuseppe in scena è ovvio dove si va a parare!

Spero facciate sentire il vostro apprezzamento con stelline e/o voti perché, boh, sarà il ricomincio della scuola e delle verifiche per voi, ma mi sembra di aver avuto un calo qwq.
O sono io paranoia.
Probabile.

Vabbè, comunque, se volete farmi sapere se vi è piaciuto o meno questo capitolo e se avevate intuito dove si andava a finire fin da subito, basta un commento! (Sempre graditissimi!)

Casa Vargas 2 - Le regioni d'ItaliaWhere stories live. Discover now