<<Iniziai a stare male sul serio, così quando iniziarono a farsi vivi i primi sintomi di una gravidanza non me ne resi neppure conto, contrariamente a mia madre che mi obbligò a fare un test di gravidanza.>> Sentivo la testa scoppiare e il sangue raggelare, non potevo crederci.

<<Erano ormai passati due mesi dal tuo arresto, quando scoprii di essere incinta, a soli sedici anni ero incinta di nostro figlio.>> Sentire di nuovo quelle parole fu peggio della prima volta, una coltellata al petto che mi tolse il fiato, costringendomi a stringere i pugni, i denti e la rabbia prima che in quell'ufficio scoppiasse il finimondo. <<Non appena la gravidanza fu certa, mia madre mi obbligò ad abortire ma io non volevo, sentivo che quel bambino era un regalo che ci aveva lasciato mio fratello, perdonando te e sorreggendo me ancora una volta in quel momento di perdizione.>> Una goccia di rimorso le bagnò l'arido tono di voce che usava per raccontarmi quella storia che mi stava spezzando a metà.

<<Così, anche se Odette mi impose di mantenere la questione segreta per non far scoppiare un qualsiasi scandalo, lo dissi a tuo fratello.>> Mi paralizzai. Alexei sapeva. <<Lo pregai di portarmi da te, volevo vederti e dirti del nostro bambino, prima che potesse succedere qualcosa volevo che tu sapessi e lui acconsentì, quando ti fu permesso di avere delle visite mi portò con sè in carcere per vederti.>> Mi portai una mano alle tempie cercando di ricordare eppure non riuscivo a ritrovare nella mia mente quel momento di cui lei parlava, non mi era mai venuta a trovare, in dodici anni non aveva mai varcato la porta della sala dove si tenevano gli incontri tra i carcerati e i propri familiari. <<Menti, non ti ho mai vista.>> La accusai sentendo la testa pulsare così forte da farmi impazzire, tornare indietro e come rimettere piede in quell'inferno e bruciava più delle pene che avevo dovuto patire ingiustamente.

<<Questo perchè nella sala entrò prima lui, nella mia testa stavo per rivedere l'assassino di mio fratello nonché l'uomo che io abbia mai seriamente amato, dopo mesi rinchiusa in camera l'unico momento che mi ritagliai per uscire da quelle mura fu per venire da te. Avevo così tanta paura che a stento mi reggevo in piedi.>> Tacqui per ascoltarla più attentamente. <<Alexei tentò di accennare a me ma tu diedi di matto, non volevi saperne niente di me, urlavi di odiarmi e che ti saresti ammazzato se mi fossi azzardata a rifarmi viva nella tua vita.>> I suoi occhi, che fino a quel momento erano persi e lontani, incontrarono i miei mischiandosi nella mia tempesta. Due mari in contrasto, due cieli di due mondi opposti destinati a scontrarsi e a distruggersi a vicenda. Non ricordavo quel momento, degli anni che avevo passato in carcere molte cose la mia mente le aveva cestinate per preservare quel minimo di sanità mentale che mi occorreva per vivere, eppure sentii di non poter smentire quelle parole.

Dopo solo due mesi le ferite erano ancora fresche, i dolori stavano facendo infezione e la rabbia e l'odio che provavo nei suoi confronti erano ancora vivi, sentimenti che ardevano come ciocchi di legna gettati in pasto alle fiamme. <<Sentire la tua voce, ma soprattutto sentire quelle parole fu il colpo di grazia che servì a cancellarti dalla mia vita e per farlo, mi serviva eliminare tutto ciò che mi riconduceva a te, qualsiasi ricordo che mi legava ancora a te.>> Mi vennero i brividi al solo pensiero.

<<Così abortii.>> Mi mancò il fiato.

Per dodici anni avevo vissuto sotto i riflettori di sbagli altrui che mi avevano privato della libertà, di un odio non meritato da parte della donna che avevo amato più di me stesso ma soprattutto, nell'omertà del mio setto gemello che mi aveva tenuto nascosta la presenza di mio figlio. In un secondo persi tutto, ogni appiglio che mi ero creato per rimanere in vita si sgretolò e crollai, una volta per tutte.

<<Hai ucciso mio figlio.>> Bisbigliai con incredulità quelle parole tentando di rimanere lucido ma ero completamente perso, smarrito, intorno a me ero tornato a vedere il buio più totale, in pratica avevo smesso di esistere. <<Non dirlo Mihai, non azzardarti a dire quelle parole.>> Ringhiò a denti stretti in una morsa di rabbia che iniziò ad andar contro alla sua indifferenza, tirando fuori ciò che si era tenuta dentro per tutto il tempo di quel raccontò dilaniante.

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