La sequoia del cavaliere // ♤ Pt 2 ◇

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<< L'HO VISTO ANDARE DI LÀ! >> urlò Prussia, con L'impero dietro di lui.
Si misero a correre nella direzione indicata dal ragazzo, evitando per miracolo i colpi nemici e in alcuni casi anche i propri. Ovunque c'erano soldati che combattevano, ovunque il sangue macchiava l'erba bruciata.
Era un paesaggio talmente caotico che trovare due precise persone sembrava impossibile.
Sacro Romano Impero riuscì finalmente a raggiungerlo. Gli afferrò il braccio e lo tirò indietro. << Basta, Prussia, dobbiamo andarcene. È troppo pericoloso! >>
Il ragazzo però si dimenava, agitando il mantello del suo maestro sulla spalle. << NO! DEVO TROVARE ORDESTAAT! LUI NON- >>
Guardò dietro il sovrano, e i suoi occhi si illuminarono.
<< ECCOLO! >>
Sacro Romano Impero si voltò. Sorrise, nel vedere Ordine sferrare un fondente contro il polacco, scaraventandolo a terra.

Confederazione tremava di dolore. Gli avevano detto che quel prussiano era tremendamente bravo, ma non si aspettava sinceramente una tale forza.
E ora, sdraiato a terra su un fianco, con un braccio inciso profondamente, ne aveva avuto la prova concreta.
Ordine Teutonico gli puntò la spada all'altezza del collo, ansimando.
<< È finita. Hai perso. >> gli disse.
Confederazione gemette terrorizzato, mentre l'uomo gli premeva la lama contro la pelle.
E poi accadde tutto in fretta.
Uno dei suoi soldati più giovani che sbucava dal fumo dietro di loro, si lanciava contro il prussiano, la spada dritta contro di lui.

Per un lungo momento, nessuno dei due capì quello che era successo.
Nessuno dei due aveva ancora metabolizzato l'immagine di Ordine trafitto da parte a parte. Vederlo vomitare sangue e infine cadere a terra, in ginocchio.
<< Ordestaat...>> la voce di Prussia era un sussurro. Poi esplose: << ORDESTAAT! NO NO NO! >> Con uno strattone si liberò dalla stretta di Impero, e corse disperato verso il punto dove poco prima c'era Confederazione. Non aveva visto quando l'avevano portato via. C'era sangue da tutte le parti, era impossibile capire quale fosse la scia del suo.
Nonostante ciò, si lanciò nella direzione doveva aveva visto correre via un gruppo di soldati polacchi. Forse l'avevano preso loro.
L'impero invece si era precipitato dal cavaliere.
Era orribilmente cadaverico. Il petto si muoveva così piano che quasi era impercettibile, e la ferita, dalla schiena al ventre, sanguinava corpiosa.
Lo vide cercare di mettersi in ginocchio.
<< ORDESTAAT! >> buttandosi accanto a lui, cercò di sostenerlo. Lo abbracciò e subito con una mano cercò di tamponare la ferita sulla schiena, macchiandosi di cremisi.
<< ORDESTAAT, TI PREGO NON TE NE ANDARE...>> gemette. Notò che alcuni dei loro soldati erano accorsi sul luogo.
<< TROVATE UN MEDICO! SUBITO! >>

Ordine Teutonico cercò di respirare, ma non ci riuscì. Non sentiva più nulla. Il suo udito era sparito, e anche il tatto, la vista e il gusto iniziavano a essere flebili.
Il sapore del sangue non c'era più. Il dolore anche. E la sua vista era così orribilmente offuscata da spaventarlo.
Era stato stupido. Aveva abbassato la guardia. Era colpa sua.
In un lampo di coscenza capì che qualcuno lo stava tenendo, ma non comprese chi era.
I capelli rossi erano familiari, ma il nome di quella persona non gli tornava in mente.
Poi, il suo sguardo venne attirato dal sole.
Lo acceccò per un attimo, quando la nuvola che lo copriva si spostò da esso.
Fissandolo come ipnotizzato, gli tornò alla memoria uno dei versi di quelle pergamene, uno dei pochi che erano riusciti a tradurre. Non ne avevano capito il significato. Sembrava una spece di preghiera.
Di colpo, si accorse che l'oscurità attorno a lui aumentava, orrendamente rapida. Vedeva i suoi soldati venire inghiottiti da essa e capì che non gli restava molto tempo.
Sentendo una lacrima rigargli la guancia, chiuse gli occhi e la ripetè, col solo pensiero, più e più volte. Non riusciva a parlare.
Se esiste un Dio...vi prego...vi prego...vi prego...vi...
La sua vista si rimise a fuoco di colpo.
Ha...Ha funzionato? Pensò, e fece per sorridere.
Poi però guardò la sua mano, appoggiata sulla spalla di quella persona.
Vide le dita allungarsi e trasformarsi, lentamente, in ramoscelli.

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