The duality is insane

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Francesco, il figlio di Adriano, andava all'Unicat(ania).

Entrò lentamente nell'aula 013 in via Muscatello e la prima cosa che vide era Benito scrivere alla lavagna. Benito era un pelato che faceva delle grandi inspirazioni per parlare con il diaframma. oltre a far vibrare il suo diaframma faceva vibrare pure le finestre. I tavoli scricchiolavano come puledri e le viti si stavano allentando : era la sua voce. 

Francesco lo temeva perchè oltre ad essere cyberbullizzato da Stefano, veniva bullizzato anche da Benito. Ogni giorno gli mandava un pdf diverso sul motivo perchè la sua vita era inutile comparata alla sua, alternativamente se i pdf mancavano si alzava la maglietta e gli chiedeva, mordendosi il labbro «lo senti il mio diaframma, papito chulo?» 

Francesco era etero, però doveva nasconderlo perchè altrimenti veniva bullizzato più ardentemente. 

Francesco si sedette di fianco a Ermanno. Lui faceva il Barber shop negli bagni, il suo migliore amico era Delir, lui si occupava di tatuaggi invece. erano innamorati, ma non se lo sono mai detto. innumerevoli furono i tagli sul cranio realizzati da Ermanno perchè spesso si lasciava ammaliare  dagli occhioni di Delir. Aveva degli occhi grossi. degli occhioni proprio verdi. La specialità di Ermanno era la pelata.

Ivo, che sedeva dietro di lui, era stato il suo primo amico. Ivo era un fervente politico, passava il suo tempo nei bagni a distribuire i volantini del suo partito fascista, purtroppo solo in 17 lo avevano votato.

«Stasera ti passo a prendere con il mio triciclo e andiamo al poligono di tiro (fascista)» gli disse con voce assonnata. Quella sera si sarebbero esibiti i The Sheeps, celebre band catanese. Erano i suoi artisti preferiti, la loro musica era musica per i suoi orecchi.

«Già lo sai» rispose Francesco. Quello era diventato un rito fra loro. Ogni venerdì i due amici si ritrovavano al poligono di tiro (fascista), dove spesso si esibivano le band più popolari del momento.

«C'è un nero qui...» Francesco si voltò per sentire Delir che in chiamata con la madre le raccontava come stava. E alla porta vide lui. Lucio.

Francesco non poté fare altro che lanciargli un'occhiataccia a quel calabrese... Cosa ci faceva qui...?

Francesco, da leale pecorina, odiava Lucio. Era consapevole dell'astio fra le due band, e Lucio più di tutti non gli andava proprio a genio. Ivo seguì il suo sguardo e vide quel calabrese, il suo partito era "Catania non Calabria" e naturalmente riconosceva un calabrese quando ne vedeva uno.

Lucio si avvicinò ai due. «Compà, ti vedo spesso ai miei concerti, mi sai dire dov'è l'aula di diritto canonico?»

Francesco non rispose, non avrebbe perso tempo a parlare con quello sfigato. «So che probabilmente sei shockato e non pensavi di incontrarmi qui ma-» Non riuscì neanche a finire la frase che Ermanno gli diede una risposta.

«e c'ré diritto canonico?»

«Ma non siamo all'unicat?» disse con un marcato accento calabrese. Gli informatici lo guardarono confusi. 

Lucio continuò, «Cat non sta per Cattolica?»

Ivo sbatté potentemente il pugno sul banco, stava per alzare le mani, ma il suo amico Francesco riuscì a trattenerlo in tempo. Gli nitrì contro come un puledro inferocito.

Lucio sentì una scossa percorrerlo. Era l'istinto. Sapeva di dover scappare. «'a pulestro, stai calmo. U' catta fausa, ci vediamo al prossimo concerto!» disse sfrecciando via dall'aula ai due amici, ancora convinto che il bel figlio di Adriano fosse un suo grande fan.

Benito assistette sbalordito alla scena e con il suo diaframma urlò «MA QUELLO ERA LUCIO?????». Benito, al contrario di Francesco, era un grandissimo fan dei the shepherds. Iniziò a sudare per l'eccitamento. Gli occhi colmi di sorpresa e gioia. Il silenzio si diffuse nell'aria mentre guardò il vuoto lasciato da lui carico di significato, parole non dette ma comprese nell'intimità di un passato che tornava improvvisamente a galla. (libera interpretazione).



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⏰ Last updated: Jan 03 ⏰

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