«Ecco il nostro amico» sussurra Vinnie accanto a me, prima di sbracciarsi anche lui e di mettersi in faccia il sorriso più falso che io abbia mai visto. Va avanti, non mi aspetta.
Vorrei poter fare una foto ad Aaron: da seduto scomposto sulla sedia della biblioteca il cappuccio della felpa grigia in testa, è seduto sull'attenti e il viso imbronciato, come se si aspettasse qualsiasi cosa da Vinnie. So cosa sta pensando: è impazzita e mi ha teso una trappola. Come glielo spiego?
«Grazie per averci tenuto i posti» Vinnie si avvicina al tavolone e sposta la sedia, la mia, per farmi accomodare. Un gesto da vero gentiluomo, se non fosse per il fatto che abbiamo deciso ieri che tra di noi ci deve essere niente: «Sei un vero amico» fa l'occhiolino. Lo guardo minacciosamente quando sposto per me stessa la sedia accanto a quella che mi aveva preparato lui: è divertimento quello che vedo? Da dove salta fuori tutta questa sicurezza in sé? Questa situazione sembra aver acceso in lui una scintilla particolare... Non capisco.
«Mi sono perso qualcosa?» chiede Aaron, giocando nervosamente con la penna.
«Ha insistito per studiare» mi siedo e Vinnie fa lo stesso accanto a me: «Con noi»
«Abbiamo un esame a breve, no?» Vinnie si appoggia con i gomiti sul tavolone e guarda Aaron con aria di sfida. Si sfila la giacca, restando con la felpa nera addosso. Le sue dita lunghe piene di anelli aprono il pc portatile come fosse lo scrigno dei tesori.
Aaron continua a guardare me e poi Vinnie, confuso: «Se sapevo che c'era anche lui, ci davamo appuntamento dopo» i suoi occhi verdi celavano la delusione.
«Non lo sapevo, mi ha colto di sorpresa questa mattina» rispondo tenendo la voce bassa.
«Sì, io e Beth giusto ieri sera stavamo parlando di quante pagine ci sono da studiare e mi è venuta l'ispirazione di aprire i libri questa mattina» continua Vinnie, allungando una mano per appoggiarla sulla parte alta della mia coscia: «Menomale che ci sei tu che mi sproni a dare il meglio di me» fa l'occhiolino.
Mi immobilizzo sotto il suo tocco. Non mi piace per niente questa situazione. Ma mi zittisco. Gli afferro la mano e gliela sposto silenziosamente, Aaron segue tutto con lo sguardo come se di fronte a sé avesse in corso una soap opera televisiva.
Inspiro e apro il libro, cominciando a sottolineare le cose più importanti. Non mi deve importare degli sguardi minacciosi che volano tra Vinnie e Aaron ogni tanto, nemmeno quando per sbaglio il ragazzo accanto a me gli tira un calcio al ginocchio e quello davanti a me risponde con prontezza. Non mi deve interessare. Devo solo assorbire più informazioni possibili.
Ogni parola comincia ad avere un senso logico, sono concentrata, con il volto appoggiato sulle mani, fino a quando Vinnie non allunga di nuovo quella mano sulla mia coscia. L'appoggia con delicatezza, non la muove, la tiene solo ferma lì mentre si mangiucchia il tappo della penna. Non sembra averci fatto caso, si concentra sullo schermo davanti a sé e legge con attenzione passaggio dopo passaggio... è diventata una sfida per lui? È così che funziona adesso?
Indifferenza Beth. Solo indifferenza.
Un bigliettino cade sul mio libro, arriva dalla persona davanti a me che mi sorride entusiasta. Apro il bigliettino stropicciato: sei carina quando sei concentrata.
Oh se solo sapesse su cosa il mio cervello è concentrato.
Torno a scambiare uno sguardo timido con Aaron e gli sorriso in risposta. Rispondo sul retro e glielo faccio scivolare proprio accanto all'astuccio. Lui ricambia di nuovo il sorriso e ne strappa un altro per scrivermi di nuovo. Accanto a me Vinnie continua a essere concentrato sullo studio, ma senza mollare la presa delicata dalla mia coscia. Possibile che non se ne sia reso conto?
Il bigliettino arriva di nuovo a destinazione: andiamo a prenderci un caffè alle macchinette?
Scrivo la mia risposta: sì e gliela lancio.
Lui continua a scrivere: io esco adesso con la scusa di andare al bagno, raggiungimi poco dopo.
Non so perché, ma il fatto di allontanarmi da questa biblioteca per prendere una boccata d'aria sembra non dispiacermi. Ho troppi pensieri per la testa, che riguardano non solo Vinnie ma anche l'ansia di non riuscire a passare l'esame, devo staccare.
Scrivo di nuovo la risposta, per dargli l'ok ma una mano pronta ferma la pallina di carta a metà strada. Il punto della mia coscia sul quale prima sentivo caldo, adesso è gelido. Vinnie.
«Pensavo che tra amici non ci fossero segreti» borbotta, prendendo il pezzettino di carta. Lo osserva e legge parola per parola, senza mutare espressione sul viso: «Va bene, noi andiamo verso, ti aspettiamo alle macchinette» dice Vinnie guardando Aaron.
«Vengo con voi» si alza anche Aaron.
«Non dovevi andare in bagno tu?» chiede Vinnie.
Shh sussurra la gente in biblioteca.
«Che ne dite se usciamo tutti insieme e poi ognuno decide dove andare?» propongo io.
Entrambi sembrano abbassare l'ascia di guerra, mi assecondano verso l'uscita della biblioteca, nell'area di ristoro. Non c'è nessuno, per fortuna, solo noi. Mi metto davanti alla macchinetta, dando le spalle ad entrambi, ho bisogno di non avere nessuno davanti a me. Nel riflesso posso solo vedere come si stanno spintonando le spalle per chi è il primo a prendersi il caffè.
«Ti sono piaciuti i fiori, Beth?» domanda Aaron, con un tono provocatorio.
«Sì, devo dire che l'umido della spazzatura gli fa da concime naturale» commenta Vinnie, riesco a malapena a trattenere i muscoli del viso in un sorriso per la battuta pessima ma d'effetto.
«Comunque Beth» comincia Aaron di nuovo, per fortuna prendo in mano il mio caffè, pronto a salvarmi la giornata: «Alla fine per la festa di Natale? Claire ti ha detto che la nostra confraternita organizza la festa dell'università? Tu hai da fare?»
Sì, Claire me l'aveva detto ma non aveva accennato al fatto che fosse una festa dell'intera università. In quel caso...
«Ci posso pensare, a Natale non ho niente da fare. Pensavo di tornare in Ohio in realtà, ma so che non riuscirò a concentrarmi sullo studio lì, quindi resterò qui» rispondo, soffiando sulla superficie del caffè.
«Ti metto in lista allora, aggiungo anche le tue amiche?»
«Sì, aggiungi anche gli altri quattro amici» aggiunge Vinnie.
Aaron scoppia a ridere: «Senza offesa Hacker, ma Natale è una festa che non voglio farmi rovinare da te e i tuoi amici coglioni»
«Io e miei amici coglioni vorremmo tenere d'occhio le ragazze, nel caso te e i tuoi amici le importunaste» brontola Vinnie, schiacciando il pulsante sulla macchinetta.
«Non sarebbe ironico se per sbaglio non ci foste su quella lista?» insiste Aaron.
Mi sembra di trovarmi in mezzo a un litigio di due bambini delle elementari.
«Non penso che i miei pugni capiscano l'ironia, fossi in te non vivrei con questo dubbio» il sorriso malizioso di Vinnie dice tutto.
«E se nessuno andasse a quella festa e passassimo Natale in tre posti differenti?» propongo io, tenendo in mano il mio bicchiere bollente di caffè e allontanandomi per tornare a studiare.
Mi accodo al mio posto di prima e lascio che si scannino da soli. Non ho voglia di perdere tempo, non ho voglia di sentirli litigare, se hanno cose in sospeso, allora se le devono risolvere da soli tenendomi fuori: non sono Monique e mai lo sarò. Tutto questo dramma non mi interessa. Il mio sguardo torna a fissarsi sulla pagina che prima stavo leggendo, solo per poi perdersi con la persona che mi fa cenno, davanti a me.
Nessuna notizia di Vinnie, invece.
Il mio cellulare vibra e il messaggio mi chiarisce tutto: riesci a portare via le mie cose se non riesco a tornare indietro? Ho avuto un'urgenza.
KAMU SEDANG MEMBACA
PAUSE II - Vinnie Hacker
Fiksi PenggemarQuesta storia è il continuo di Pause, la trovate sul mio profilo.
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