Uscire di casa è stato più difficile del previsto, questo perché Vinnie ha deciso di cambiarsi almeno altre due volte. Sono entrata nella sua stanza e ogni volta si sfilava completamente la felpa per mettere in mostra il suo addome perfettamente scolpito così come i suoi tatuaggi che fino a qualche ora prima venivano graffiati dalle mie unghie mentre...
«Sei arrabbiata?» mi domanda, notando l'espressione sul mio viso.
«No» dico: «Ma siamo in ritardo» non ho mai camminato con un passo così veloce e felpato. Sarà anche merito del fatto che a New York si gela e che ho bisogno di un modo qualsiasi per scaldarmi, altrimenti rischio il congelamento.
«Dici che Aaron si arrabbierà?» questa volta gli arriva un'occhiataccia che rende uno schiaffo meno doloroso.
«Se mi stai seguendo solo per poter litigare con Aaron o fare frecciatine, sappi che sei ancora in tempo per tornare in appartamento e dedicarti ad altro questa mattina. Te l'ho detto, sto andando a studiare» puntualizzo, stringendo forte la borsa nella mia mano. Ho controllato una decina di volte che ci fosse il necessario per studiare: devo superare questi esami. Devo farlo per rendere orgogliosi i miei genitori, che mi stanno mantenendo qui a New York senza farmelo mai pesare.
«No, devo studiare anche io» si sistema il capellino nero di lana che schiaccia i suoi ricci biondi. Il suo studio anche io equivale a portarsi dietro solo il computer, quello che come appunti ha solamente la data della lezione e il titolo.
Camminare accanto a lui con New York innevata mi mette una tristezza addosso che penso sia in grado di schiacciarmi: come saremmo, in questo momento, senza tutti i problemi della vita quotidiana? Probabilmente mano nella mano, lui a scaldarmi le mani, ci saremmo già scambiati un paio di baci sfiorando la punta dei nostri nasi freddi... forse non saremmo neanche per uscire, saremmo rimasti a casa per studiare nella sua stanza e guardare un film nelle pause o riempirci di baci. Evidentemente la mia ruota della fortuna era stata smontata e rimessa nel ripostiglio, perché di sicuro non stava girando.
«Cos'hai?» blocca i miei pensieri.
Approfitto della domanda per guardarlo dritto negli occhi, in silenzio. Si è rimesso il piercing al labbro e il viso pallido sotto la neve lo fa sembrare ancora più del solito. Vedo il suo sguardo immobilizzarsi sul mio, fino a quando altro non attira la sua attenzione... Sorride, mordendosi il labbro inferiore. Come fa un sorriso a scaldarmi anche sotto i -10 gradi di New York? È possibile? Esiste davvero quella cosa che si legge solo nei romanzi?
Si toglie la sciarpa dal collo e me la porge: «Penso che ci siamo accorti troppo tardi dell'amichetto sul tuo collo» la prendo in mano e mi sfioro l'area del corpo in cui mi sta guardando.
«Merda» rispondo, bloccandomi sul posto per fasciarmi con la sciarpa.
«Questo perché sono bravo a farli in punti nascosti» fa l'occhiolino.
«Immagino anni di esperienza» commento io, innervosendomi. Questa sciarpa sarà il mio scudo oggi.
«In realtà non l'ho mai fatto con nessuna, così» risponde senza dare nemmeno peso alle parole. Alza le spalle, come se fosse la cosa più naturale da dire a un passante qualsiasi per strada. Guarda davanti a sé, con lo sguardo indifferente. Ci deve essere un incantesimo per sbloccare il suo cervello e fargli capire che non sono cose da dire con così tanta leggerezza.
«Oh wow, sono la prima in qualcosa» scherzo.
Arriviamo davanti alla biblioteca dell'università appena in tempo per evitare di sentire la sua risposta. Varchiamo la soglia, vendendo accolti da un'aria calda e accogliente. L'odore di libri e di ansia è tagliente in questo edificio, la maggior parte dei posti sono occupati. Fino a quando una mano, nel vedermi, si solleva in mezzo al mucchio di gente e dal braccio tatuato che viene messo in mostra con la manica della felpa che gli cade, capisco anche di chi si tratta.
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PAUSE II - Vinnie Hacker
FanfictionQuesta storia è il continuo di Pause, la trovate sul mio profilo.
