<<Posso entrare?>> Il fatto che me lo domandasse quando la sua testolina era già ormai nella mia camera mi strappò un ghigno, quel bambino era di un'ingenuità che riusciva a rallegrare anche un morto.

<<Ormai sei già dentro Jack, che lo chiedi a fare?>> Accorgendosi di quel piccolo dettaglio, richiuse di scatto la porta tornando fuori. Sorrisi scuotendo il capo. <<Ti ho disturbato?>> Alzò la voce pensando che la sottile porta che ci divideva fosse talmente spessa da ovattare la sua voce squillante, quando invece paradossalmente la sentivo ancora meglio. <<Jacob scherzavo, entra.>> Con la stessa velocità con la quale si era richiusa, la porta si spalancò di nuovo e, quel pestifero, planò in camera mia con la stessa velocità di quelle automobili da corsa che tanto gli piacevano. Corse, corse, corse fino a quando non fece un salto abbastanza potente da arrivare a salire sul mio letto, dove ero sdraiato, senza alcuna difficoltà. Poi si lasciò cadere a peso morto su di me per sedersi sul mio addome.

Mi ero svegliato forse da un'ora e mentre io ero ancora tra le coperte, in boxer e la mente ancora assonnata, lui era già bello arzillo, ma con addosso ancora il pijama.

<<Zio sai che giorno è oggi?>> Iniziò a ricalcare i tatuaggi che mi riempivano il petto con la stessa precisione del tatuatore che me li aveva fatti, ne rimaneva sempre incantato, come se vedermi tutto quell'inchiostro che mi riempiva la pelle fosse per lui incredibile.

<<Mercoledì?>> Cercai di mettermi a sedere ma con quelle sue manine mi riportò sdraiato, voleva tutta la mia attenzione su di sè, in pratica ero intrappolato sotto un bambino che sapeva imporsi meglio di un uomo. <<No!>> Mi contraddì.

<<Invece io sono alquanto sicuro che sia Mercoledì, Jack.>> Ma lui scosse il capo, incrociando le braccia al petto. Era testardo quel marmocchio.

<<Sì, però non è un Mercoledì come gli altri, prova a ragionare.>> Mi accarezzai la lieve ricrescita di barba che mi sarei dovuto fare, se solo mi avesse permesso di iniziare la giornata, ma avevo come l'impressione che non mi avrebbe lasciato libero se prima non gli avessi dato ciò che desiderava. Il tempo trascorso con sua zia iniziava a dare i suoi frutti e non sapevo quanto positiva fosse come cosa.

<<Il giorno dopo il tuo compleanno?>> Domandai sperando di azzeccare.

<<Esattamente e sai che cosa c'è il giorno dopo, il giorno del mio compleanno?>> Mi stava facendo confondere con tutte quelle parole, dette a quella velocità, soprattutto perchè mi ero appena svegliato ma tentai di stargli dietro, sia a lui che alla sua testolina pazza.

<<Mercoledì?>> Il sorriso sparì dal suo volto, che divenne imbronciato.

<<Zio!>> Mi richiamò.

<<D'accordo, non so cosa ci sia oggi, me lo vuoi dire tu?>> Era più facile per entrambi se mi avesse aggiornato lui stesso, stargli dietro era difficile anche quando ero bello sveglio, in quel momento si stava rivelando impossibile. Aveva una mente complicata quel bambino, ragionava meglio di sei adulti.

<<C'è il giorno del mio desiderio.>> Mi spiegò, ma non fece che confondermi ancor di più.

<<E sarebbe?>> Mi informai.

<<Ricordi che ho espresso un desiderio quando ho soffiato sulle candeline ieri?>> Annuii.

<<Ecco, zia Keira dice sempre: "Il compleanno è fatto per i regali, e il giorno dopo il compleanno è fatto per realizzare i desideri che si esprimono quando si soffiano le candeline al compleanno, è come un post sbornia, la gente ti tratta come se fossi ancora ubriaco e tu puoi chiedere tutto ciò che vuoi.">> La sua imitazione mi lasciò talmente attonito che mi chiesi quanto tempo lui e quella donna passassero, lo stava trasformando in una sua piccola copia, in pratica era come avere una sua versione al maschile e con qualche anno in meno.

Painful melody Where stories live. Discover now