Quando suona la campana, sospiro per il sollievo, mentre mi ripeto "dai, ancora sette di queste ore, ancora sette"... certo, senza considerare la pausa pranzo che probabilmente sarà la parte più imbarazzante della giornata.

Esco dalla classe insieme a tutti gli altri ragazzi.

-Hey! – Mi saluta Claire.

-Hey! – Ricambio con un sorriso. –Ehm ... che lezione hai adesso?

So che forse sarebbe stato più appropriato un "come va", ma sono troppo nervosa e dovrei arrivare in fretta alla classe successiva.

Claire ride, al punto che mi blocco, fissandola imbarazzata.

-No, non rido per te. Penso che ti abbiano già detto che seguiamo tutti gli stessi corsi, quindi avrai sempre gli stessi compagni di classe.

Ah, già.

-Sì, scusa – le dico, abbassando lo sguardo.

Lei continua a sorridere.

-Sai già quale sia il tuo armadietto? – Mi chiede.

Prendo uno dei fogli che mi ha dato la segretaria.

-73A – dico.

-Svolta a destra ... - mi dice, guidandomi verso la posizione del mio armadietto. – Ed eccoci qui. Metti la combinazione che vuoi.

Faccio come mi dice e inizio a gettare tutti libri che mi ritrovo nella borsa fin troppo pesante, fatta eccezione per i libri della lezione di inglese, che dovrebbe cominciare tra meno di un minuto.

Quando mi volto però, Claire non è più dietro di me.

Osservo per qualche istante il corridoio, confusa mentre gli ultimi studenti si affrettano nella classe successiva.

-Hai bisogno di aiuto? – Mi chiede una voce.

Mi volto verso la direzione dalla quale proviene uno dei pochi timbri di voce che ho sentito finora.

-Ehm ... avrei lezione di inglese – dico a Josh, il ragazzo che interveniva sempre.

-Ho anch'io lezione i inglese – dice, sistemandosi gli occhiali sul naso. Lo immaginavo.

-Ok ... allora potresti mostrarmi la strada?

-Ma certo. Certo. Solo ... solo un momento.

Va al suo armadietto non molto distante dal mio. Con mani impacciate prova a far scorrere i numeri per comporre la combinazione.

Aggrotto la fronte mentre continuo a fissarlo.

Bene.

In questa scuola ci sono veramente dei soggetti particolari.

Josh prende il libro di inglese, ma ne fa cadere un altro.

Il corridoio ormai è praticamente diventato vuoto e mi stupisce che uno come lui (insomma ... non per offendere e non voglio nemmeno avere pregiudizi, ma ha tutta l'aria di essere un secchione) non cerchi di fare il più in fretta possibile per arrivare puntuale alla lezione.

Quando finalmente chiude l'armadietto inizia a correre senza preavvisi ed è un caso che mi accorga della figura che mi sfreccia davanti agli occhi.

-Hey! – Lo chiamo, cercando di raggiungerlo.

Però, per essere un secchione corre veloce ...

Si ferma di colpo, tanto che sto per arrivargli addosso.

Fissa la porta dell'aula chiusa, leggermente impallidito.

Capisco.

Teme di essere ripreso dall'insegnante per il ritardo.

O forse no. Quella di Josh sembra affettivamente una reazione esagerata, ma non lo conosco, di conseguenza non posso giudicare.

-Tutto bene? – Gli chiedo comunque.

Sembra riscuotersi di colpo.

-Certo.

Mi rivolge un lieve sorriso, dopodiché bussa alla porta.

Non c'è ancora nessun insegnante in classe, ma tutti gli alunni sono stranamente seduti composti e non vola una mosca. Tutti hanno la testa piegata su un libro e non alzano lo sguardo al nostro ingresso.

Anche stavolta, l'unico posto libero è vicino alla ragazza con il piercing che non appena mi vede sbuffa.

Decido di lasciarla perdere, ma sono comunque un po' arrabbiata.

Non so cosa fare, quindi decido di imitare gli altri. Ma, non sapendo quale programma stiano seguendo e non volendolo chiedere alla mia simpaticissima compagna di banco, apro il libro alla prima pagina che mi capita e inizio a leggere una poesia.

C'è talmente silenzio che circa cinque minuti dopo riusciamo a sentire i passi di una donna (devono esserlo per forza. Si sente il rumore del tacco) che si avvicina e che si ferma davanti alla porta dell'aula, aprendola.

Tutti si alzano all'istante, ma senza causare troppo rumore, composti.

La donna che entra ha un aspetto ... non saprei come dire ... regale forse?

Ha dei capelli neri legati in una crocchia severa, è alta e magra, sulla quarantina, in sostanza una bella donna. Quello che colpisce però è il suo portamento elegante. E il suo abbigliamento, forse un po' troppo severo e al tempo stesso sofisticato.

Ad un suo cenno della testa tutti si accomodano e io li imito.

La donna non ha ancora pronunciato una sola sillaba.

Forse ora sto comprendendo il comportamento di Josh.

Magari l'insegnante arrivava spesso in ritardo, per questo se l'è presa comoda, ma al tempo stesso la teme perché insomma ... di certo non si può dire che non metta in soggezione.

-Edwards, sapresti citarmi una delle più celebri frasi di Einstain?

Nessuno risponde. Molte teste si voltano verso di me.

Impiego qualche secondo a capire a chi si stia rivolgendo.

La seconda domanda che mi pongo, invece, è la seguente: perché chiedermi una citazione di Einstain? Non è forse lezione di letteratura? E poi ...

-Allora?

La sua voce interrompe le mie riflessioni.

Aggrotto la fronte.

Dunque, una citazione di Einstain, una sua citazione ... ma certo! Dopotutto essere una fan girl serve a qualcosa.

Piccola nota: se state leggendo e siete anche voi delle fan girl, avete la mia completa stima. Per chi non sappia cosa siano, beh, sono delle ragazze un po' pazze e fanatiche di libri e personaggi esistenti solo tra le pagine ma che vorrebbero fossero reali. No, questa definizione non ci descrive a pieno, ma non saprei come altro fare.

-"L'immaginazione è più importante della conoscenza" – cito.

La donna mi sorride, o meglio, tira un po' le labbra in quello che mi sembra essere l'accenno di un sorriso.

-Bene.

Poi si siede alla cattedra e inizia a spiegare.

Fairy Blood I segreti di Oakstone Valley (#Wattys2015)Where stories live. Discover now