Capitolo 7: 𝑁𝑜𝑡𝑡𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑒' 𝑠𝑖𝑛𝑜𝑛𝑖𝑚𝑜 𝑑𝑖 𝑏𝑢𝑖𝑜

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Prima che la riflessione dilagasse a macchia d'olio, schiarii la voce e assunsi il mio solito sorriso ammaliante.

«Ma che piacere conoscere i galoppini di Nixal Da'Hodr. Sono Freya.» mi presentai facendo un passo verso di loro e un discreto, ma cordiale, inchino. Mostrarmi pacifica e al loro servizio li avrebbe fatti sentire superiori, con più potere.

Erano riuniti attorno ad un tavolino di pietra, in quello che riconobbi essere un giardino, curato in ogni dettaglio. Non era completamente buio, il crepuscolo che avevo visto si era schiarito ancora un po', come se il sole al di sopra della nube che imperversava su di noi, fosse talmente forte che alcuni raggi riuscivano comunque a filtrare per fare luce. Eppure, era ancora possibile distinguere l'ammontare anomalo di stelle. Erano davvero tantissime, molte più di quelle che avessi mai visto a Obnia. E forse l'unica cosa che ricordavo davvero delle serate fra le spighe di grano erano proprio le lentiggini della notte.

«Non avete bisogno di presentazioni, Freya.» il ragazzo alto mi venne incontro e afferrò la mano per scoccarvi un candido bacio sul dorso. «Nix...» qualcuno, dietro di lui, tossicchiò sonoramente «...il Principe ci ha parlato molto di voi e delle vostre incredibili capacità.»
Alzai un sopracciglio.

«Davvero lusinganti le vostre parole, ma dopo aver fatto la conoscenza di Vostra Grazia il Principe, posso dire con certezza che non credo abbia belle parole tante quante volete farmi credere.» obiettai.

«Se cercate la sua approvazione, mettetevi il cuore in pace. Lui è fatto così. Ama solo se stesso.» parlò la ragazza dell'elemento fuoco.

«Brirah, non portiamo una buona reputazione del nostro Re in questo modo.» si voltò verso di lei il ragazzo.

La ragazza in tutta risposta fece spallucce e sorrise con noncuranza.

«Vi ringrazio per l'avvertimento, ma mi importa ben poco dell'approvazione del Principe Tenebris, confinato in questo posto da secoli.» risposi alla ragazza.

«In questo posto ci ha costruito un intero regno, mentre voi vi siete nascosta nelle ombre di Gealyqui spaventata come un topolino inseguito da un gatto.» intervenne il ragazzo con le braccia incrociate.
Quando rivolsi gli occhi su di lui, si voltò per alzarsi.

«Madryt.» lo ammonì la Figlia del Fuoco, Brirah.

«E non trovi che sia esilarante che abbiate bisogno di me proprio per questo?» abbozzai un sorriso di compiacimento.

Sentii la pressione degli occhi di qualcuno su di me e quando alzai lo sguardo verso le imponenti balconate, vidi il Principe, che a dispetto della grandezza della facciata del Palazzo non sembrava poi così tanto piccolo.

«Non abbiamo bisogno di voi, solo il Principe crede che il vostro intervento sia fondamentale.» commentò il ragazzo dai capelli rossi. Riportai l'attenzione su di lui. Aveva le braccia conserte e una posizione rigida. Mi stava sfidando, eppure, non lo faceva con gli occhi. Mi squadrava piuttosto, con aria giudicante, come se tutto di me fosse sbagliato.

Quel tipo di atteggiamento nelle persone, mi piaceva, dava vita ad una scintilla sotto la mia pelle. Se avessi avuto i miei poteri avrei percepito il caos agitarsi. La tensione e l'opposizione erano delle dolci calamite per il mio potere. Tuttavia, non avevo più i miei poteri e non sentii nulla.

«Se non avete bisogno di me, significa che sapete già muovervi nell'ombra.»

«Noi viviamo nell'ombra.» puntualizzò la Magus dell'elemento Terra.

Feci un cenno al cielo. «Voi vivete nella notte, che è ben diverso dall'ombra. Ed è questo il problema: non conoscete davvero le ombre, come si spostano e quanto sono intense.» feci un passo verso di loro. Li vidi irrigidirsi e mettersi in posizione di battaglia. Il ragazzo che mi aveva accolta con grande calore, ora non dimostrò la stessa cortesia. Aveva portato una mano al cinturone in cui vi erano le sue lame, una spada e un pugnale.

Figlia del Caos - Darkness & DeceptionWhere stories live. Discover now