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                          VENTISETTE

Diana Pov

Ero al cancello di casa mia, aspettando che Mason arrivasse. In quella sera d'estate indossava un vestito ricoperto di fiorellini rosa, lungo fino al polpaccio assieme ai miei iconici anfibi.
Ero agitata.
Non seppi neanche il motivo, ma lo ero e molto.
I ricordi di quel giorno, delle nostre mani, si fecero risentire nel momento in cui vidi arrivare la macchina di Mason. Decisi di non pensarci.
Era solo un breve tragitto in auto nulla di che, tanto più tardi a farmi compagnia ci sarebbe stata Sofia.
Mi incamminai verso lauto e ci salii.
Ci salutammo ma non parlammo molto in quellarco di minuti. Il meno possibile.


Arrivammo al locale, non cero mai stata, ma era semplicemente stupendo.
Un portico riparato dove cerano dei tavoli si affacciava in un prato verde e ben curato.
Era molto riservato, aveva pochi tavoli, ma nonostante ciò era molto accogliente.
Una ragazza venne a chiederci se avevssimo prenotato e alla nostra affermazione ci condusse in un tavolo un po nascosto.
La ringraziammo.


Cominciai a preoccuparmi perchè Sofia e Tommaso erano in ritardo. Stetti per scriverle qualcosa o chiamarla quando il telefono cominciò a squillare.
Era lei.
«Ma si può sapere dove siete?» le chiesi con tono agitato.
«Diana oddio scusami. Io e Tommaso abbiamo avuto un contrattempo. Avevamo promesso a miei nonni che saremmo andati là per il week-end e me ne ero completamente scordata...scusateci veramente è colpa mia».
«Vabbè fa niente. Ma avvisare prima no, eh?» la rimproverai, ma lei mi interruppe: «Non prende molto bene qui, ti saluto saluta Mason» disse rapidamente. «Ok, allora divertitevi» la chiamata si spense prima che finissi la frase. Posi in borsa il telefono e dissi ciò che mi aveva raccontato Sofia a Mason. «Ormai visto che siamo qua, ceniamo. Che dici?» propose lui ed io annuii.


Dopo qualche minuto ordinammo da mangiare e Mason mi fece una domanda.
«Diana, per te cosè la luce che ognuno di noi ha?».
«In che senso scusa?» chiesi a mia volta portando la forchetta alla labbra. «Nel senso che ognuno di noi ha presente in corpo una luce che si può vedere attraverso gli occhi, che si riflette». Pensai un po prima di rispondere.
«La propria personalità». Mi guardò non capendo bene cosa stessi dicendo e allora glielo spiegai.
«Praticamente ogni persona ha una personalità, che è irripetibile. Non potrai mai trovare due persone con la stessa personalità. E' come un codice: diverso e irripetibile. Con anche una sola cifra, il significato cambia. Penso che questa luce di cui parli sia la personalità. Perché non cè posto migliore degli occhi per capire chi è davvero una persona». «Certo, hai ragione. Hai pienamente ragione. La personalità».

La cena proseguì senza intoppi. Parlammo, parlammo e... parlammo. Non appena finimmo di cenare, uscimmo dal locale e un enorme prato di campagna si allargò senza mai finire sotto i nostri piedi.
Non cera nulla che facesse luce se non una piccola lanterna in un tavolino di legno.
Tutto questo voleva dire solo una cosa.
Alzai la testa per verificare se la mia intuizione fosse corretta.
E fu proprio così.
Una marea di stelle ricoprivano il blu scuro della notte.
«Mason, guarda in alto».
Lui alzò il capo e vidi, anche se ci fosse molto buio, unemozione apparire nei suoi occhi.
Stammo in questa posizione per diversi minuti finchè un piccolo brivido di freddo echeggiò nella mia schiena.
Mason sembrò accorgersene. Si avvicinò e avvolse il suo braccio attorno alle mie spalle, come un gesto di protezione.
«Ti piacciono le stelle, non è vero?» mi chiese mantenendo la testa e lo sguardo fisso sul cielo.
«Sì. Io e mia madre stavamo le ore fuori in giardino ad ammirarle nelle calde serate estive. Aspettavamo sempre che una stella cadente si facesse vedere per poi esprimere un desiderio».

Fu una questione di pochi secondi.
Una stella cadde proprio sopra di noi, lasciando una scia magica.
«Oh mio Dio!! Lhai vista anche tu!?» Mason annuì.
«Dobbiamo esprimere un desiderio» ma lui continuò ad osservare il cielo.
«Che cosa hai desiderato?» gli chiesi per farlo voltare, ma il mio tentativo fallì allistante.
«Non posso dirtelo. E segreto» mi disse senza voltare lo sguardo.
«Ma è qualcosa che può accadere facilmente oppure no?». Si voltò lentamente.
«Mm, dipende...ma in effetti potrebbe accadere abbastanza facilmente». Si voltò completamente verso di me.
Non so cosa successe alla mia mente dopo. Non funzionò più. Si bloccò.
La distanza tra noi diminuì, fino a che non fummo a pochi centimetri di distanza.
Non capivo cosa stesse per accadere.
Non capii nulla.
«Vuoi sapere che cosa ho desiderato?».
Annuii senza rendermene conto.
La distanza tra noi due si ridusse a qualche millimetro finché non esisteva più.
Le mie labbra sulle sue.


Non capii se era tutto frutto della mia immaginazione o se fosse reale.
A farmi capire che non era un sogno furono le sue mani leggere che mi accarezzarono le guance.
In quel gesto dei brividi, non provocati dal freddo, mi percorsero la schiena.
Non avevo mai baciato qualcuno prima dora ma il suo calore, le sue mani mi fecero sentire al sicuro.
Si allontanò di colpo, facendomi traballare su me stessa.
«Oddio scusami. Non avrei dovuto. Mi spiace» si scusò.
«Tranquillo non è successo nulla. Non è la fine del mondo».

Il tragitto di ritorno non fu molto diverso da quello di andata.

Quando mi ritrovai distesa nel mio letto con gli occhi sbrrati, nel tentativo di prendere sonno invano, mi resi conto di una cosa.
Dei miei sentimenti.
Cosa provavo per lui?
Mi addormentai con questo pensiero in testa.



Mason Pov

Alla notizia che Sofia e Tommaso non potettero venire non mi sorpresi più di tanto. Tommaso mi aveva accennato qualcosa senza che Sofia lo venisse a sapere.
Dopo lepisodio della porta era difficile rompere il ghiaggio. Ma mi venne in mente un argomento di cui parlare.
La frase della signora della mostra fotografica.
Le chiesi secondo lei cosera. E la sua risposta mi colpii.
"La propria personalità. Praticamente ogni persona ha una personalità, che è irripetibile. Non potrai mai trovare due persone con la stessa personalità. Come un codice. Diverso e irripetibile. Con anche una sola cifra, il significato cambia. Penso che questa luce di cui parli sia la personalità. Perché non cè posto migliore degli occhi per capire chi è davvero una persona" e se la signora avesse ragione su questo fatto, se era veramente la persona giusta per me, la mia anima gemella, la persona che amavo con tutto il cuore?
Pagammo ognuno il nostro conto e poi raggiungemmo il cortile dietro al locale.
Un prato immenso.
Vidi Diana osservare le stelle sopra di lei. Anche se era buio si poteva scorgere la sua espressione felice da molti metri di distanza.
Non eravamo molto vicini quando la vidi tremare leggermente. Non ebbi con me nulla con cui coprire le sue spalle, ma decisi di avvolgerla con il mio braccio in segno di protezione.
Ma ad un certo punto una scia luminosa squarciò il cielo. Una stella cometa ci passo proprio sopra.
«Dobbiamo esprimere un desiderio». Continuai a guardare il cielo e a pensare al mio desiderio. «Che cosa hai desiderato» mi chiese.
«Non posso dirtelo. E segreto» le dissi voltandomi a guardarla.
«Ma è qualcosa che può accadere facilmente oppure no?» «Mmm dipende. Ma in effetti potrebbe accadere abbastanza facilmente.Vuoi sapere che cosa ho desiderato?». La distanza tra noi era veramente minima.
Diana era spaesata, non capiva. I suoi occhi erano un mondo da scoprire da capo in quel momento.
Non ci pensai due volte. Posai le mie labbra sulle sue.
Un aroma fruttato, dolce, di frutti di bosco si insinuò tra le mie narici. I suo capelli erano così morbidi.
Quando misi la mia mano sulla sua guancia si intimorì un pochino ma non durò per molto.
La sua pelle era morbida e profumata.
E laroma amarognolo del caffè che aveva appena bevuto si avvolse a quello del suo profumo fruttato.
Ma in una frazione di secondo mi risvegliai.
Che stavo facendo?
«Oddio scusami. Non avrei dovuto. Oh mio Dio. Mi spiace» mi scusai. Chissà cosa sarebbe successo.
«Tranquillo non è successo nulla. Non è la fine del mondo» disse lei con un'emozione sconosciuta.

Durante la strada per accompagnarla non ci fummo rivolti la parola se non per salutarci.
«Ci sentiamo. Notte» mi salutò.
«Buonanotte».

Tutto ma buona notte non fu.
Non chiusi occhio per tutta la sera.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 16 ⏰

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