Capitolo 18- the ultimate test

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Non sapevo nemmeno io perché ero così diretto, ma non mi piaceva l'idea che potesse rifiutare una mia proposta.

Scrissi a Katrine senza aspettare la risposta di Evelyn.

Katrine mi lasciò il visualizzato, alzai gli occhi al cielo, si era arrabbiata

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Katrine mi lasciò il visualizzato, alzai gli occhi al cielo, si era arrabbiata.
Sapevo benissimo che sarebbe bastata una scopata come si deve per non farmi sentire la sua ramanzina.

Evelyn ancora non mi aveva risposto.
Pensai che si stesse domandando se rispondermi o meno, che avesse mandato lo screen alle amiche e mi stessero maledicendo per quanto io sia poco coerente.
Sorrisi e ritornai alla realtà.

Posai il telefono in tasca e mentre mi dirigevo verso la camera di Lydia, lei aprì la porta.
«Sono pronta Tyan» disse aggiustandosi lo zainetto sulle spalle; glielo presi e ci misi dentro il pranzo e la merenda.

Uscimmo di casa e dopo un'altra discussione perché voleva mettersi davanti, riuscii a convincerla di salire dietro.
Le allacciai la cintura e partii.

«Perché non mi fai mettere mai davanti?» Mi chiese ancora imbronciata e con le braccia incrociate.
Le diedi uno sguardo veloce dallo specchietto retrovisore.
«È più sicuro che stai dietro» dissi con tono calmo.
Lydia sciolse le braccia e sbuffò.

«A che ora viene nonna?»
«Ti vene a prendere lei a scuola, ti porta a casa sua e io ti passo a riprendere dopo cena, va bene?»
«Mh, puoi venire prima di cena e mangi con noi?» Mi chiese entusiasta.
Sorrisi.
«Va bene peste, mangio con voi»

Arrivammo davanti alla scuola e la feci scendere dalla macchina.
La guardai girarsi sventolando la manina mentre entrava insieme ai suoi amici.

Ero appoggiato alla macchina con le braccia incrociate. E Aspettai fino a che non fossero entrati tutti i bambini e non avessero chiuso le porte della scuola.

«Ryan, che piacere, hai visto i compiti che gli hanno dato per domani?» Una signora sulla trentina mi si era avvicinata, parlava lentamente, sbattendo piano le palpebre.
Mi sforzai di ricordare il nome...ma niente, vuoto, non avevo idea di come si chiamasse.
Mi accigliai quando posò una mano sul mio braccio.

Mossi il gomito per farle capire di togliere quella mano smaltata di rosso.
Lei la ritrasse subito, ma non smise di guardami negli occhi, aspettando una mia risposta.

Sbuffai e diedi un ultimo sguardo all'ingresso.
Hanno chiuso le porte. Bene.

Lasciai la donna lì, e salii in macchina.

Ero stato uno stronzo sì, ma se avevamo scopato una volta non significava di certo che lo avremmo rifatto.
Non scopava male, per carità.
Lo avrei rifatto, ma poi le donne si affezionano, ti cercano, pretendono attenzioni e io, non voglio vincoli; mi bastava già Katrine a rompermi le palle.

Accesi il motore e mi diressi al campus. Chiamai nel frattempo Jenna e le dissi che ero a cena con loro. Mi rispose che era contenta, e che avrebbe cucinato le polpette. Avevo già l'acquolina in bocca.
Parcheggiai la macchina e camminai tra gli studenti in panico.

Solcito: Luce nelle tenebre Where stories live. Discover now