CAP 2

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20 Ottobre 2019


Tom non mangiava volentieri a casa.

Sua madre, Lucy, sopportava tutte le lamentele del figlio, senza mai recriminare. Quella sera aveva preparato uno stufato particolarmente impegnativo e Tom non aveva mostrato la minima gratitudine.

-Esci da quella dannata stanza, Thomas Clifford!

Gli aveva gridato un paio di volte, ma senza ottenere risposta.

Alla fine Tom aveva obbedito, più per quieto vivere che per altro. Era sceso e, silenziosamente, aveva ingoiato qualche boccone di quel cibo che, per quanto fosse buono, risultava sempre troppo condito.

Ancor prima che la madre appoggiasse la teglia dei contorni, Tom se l'era data a gambe, rinchiudendosi in camera sua. Lucy non la prese bene e decise di fare una lavata di capo a quell'adolescente ingrato e asociale. Si diresse al piano di sopra, col mestolo in mano, decisa a fargli una bella scenata, quando il telefono squillò. Non squillava mai a quell'ora. Era morto qualcuno?

La signora Clifford scese le scale in fretta e furia. Il mestolo ancora stretto nella mano.

-Pronto?

Chiese furtiva ed affaticata.

-Si, buona sera! Sto parlando con Lucy Campbell Smith vedova Clifford?

Domandò una voce femminile dall'altro capo del telefono.

-Sì, sono io. Chi mi cerca a quest'ora?

-Mi scuso per il disturbo. Il mio nome è Daisy, Daisy Wilde. Sono la figlia di sua sorella. Si ricorda di me? La piccola Day? Quella bambina coi capelli neri...

Lucy trasalì. Ricordava benissimo la piccola Day, che non stava mai ferma e distruggeva ogni cosa!

-Si! Certo Daisy che mi ricordo di te. Dammi del tu! Sarai una donna ormai! Quanti anni saranno trascorsi dall'ultima volta che ci siamo sentite?

Deglutì. Pregò dentro di sé che la ragazza non avesse bisogno di qualcosa.

-Ho appena compiuto ventinove anni. Ti ho chiamato perché vorrei trasferirmi lì a Londra per un po' di tempo, per motivi di lavoro e personali.

Lucy temette il peggio.

-Vorrei chiederti se avessi gentilmente una camera in più, in cui ospitarmi. Solo per un breve periodo... Il tempo di organizzarmi diversamente. Prometto che non ti distruggerò nulla. Ricordo che da piccola ti ruppi quello splendido vaso in terracotta, della dinastia Ming. Ancora oggi mi sento in colpa!

Era porcellana, santiddio! E valeva un sacco di soldi!

Come faceva, quella ragazza, a non distinguere la porcellana dalla terracotta?

Lucy era molto contrariata. Come avrebbe voluto colpirla col mestolo che ancora stringeva. Da una parte il legame di sangue le suggeriva ospitalità nei confronti della nipote, dall'altra la consapevolezza di accogliere in casa una donna, quasi totalmente estranea, di ormai trent'anni, la fece rabbrividire: se era una furia da bambina, chissà da adulta...

Compiendo un discreto sforzo mentale, optò per concederle una seconda possibilità.

-Certo che puoi venire... Ti accolgo volentieri, sei sangue del mio sangue. Tua madre ne è informata?

La ragazza esultò di gioia.

-Grazie zia Lucy! Mia madre è informata e ti saluta calorosamente. Domani mattina sarò lì verso le dieci. Grazie ancora!

Riattaccò.

Lucy rimase lì, immobile, fissando se stessa nello specchio appeso al muro. In pochi attimi la sua splendida e noiosa quotidianità era andata a rotoli.

Tom aveva ascoltato l'intera telefonata seduto sulle scale.

-Mamma, va tutto bene?

L'intromissione del ragazzo la fece sobbalzare: ormai loro due parlavano così poco che la voce del figlio le parve poco familiare: era più mascolina dell'ultima volta.

-Sì Thomas, domattina arriverà qui, da Edimburgo, tua cugina Daisy Wilde. Ti ricordi di lei?

Tom non aveva un'immagine nitida di quella ragazzina, ma ne ricordava la tempra incontrollabile.

-Quella che da piccola ti distrusse mezza casa? Wilde, di nome e di fatto!

Tom scoppiò in una grassa risata, mentre la madre lo guardava e scuoteva la testa. Pian piano si stava rassegnando all'adolescenza cretina del figlio.

-Ricordi che ti ho preparato una cena buonissima? Non hai mangiato nulla...

Tom si fece serio. Vide la disperazione negli occhi della madre e, per un attimo, provò tenerezza per lei. Si avviò verso la cucina, con passo da cane bastonato. Lucy lo seguì con entusiasmo: se vederla addolorata gli faceva venire fame, allora avrebbe ottenuto molti risultati in futuro.

Si accorse, solo più tardi, di aver lasciato il mestolo sul tavolino, accanto al telefono.

I casi di Daisy Wilde - La tragedia degli OsvilleOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz