Prendemmo entrambi i menù e mentre io avevo già scelto di prendere un cordon bleu, lei sembrava non riuscire a trovare qualcosa che la convincesse. <<Ma non fanno nulla di commestibile da queste parti?>> Un'altro al mio posto si sarebbe già stufato di quel suo sguardo superficiale, io però la conoscevo o meglio avevo già conosciuto la versione di lei he un posto come quello lo apprezzava un tempo. <<Prima non ti lamentavi di una cena in un ristorante per comuni mortali.>> Ricordavo persino la prima serata che avevamo passato insieme, in quel bar malandato dove la birra era il massimo a cui si poteva ambire. Lì dove desiderai per la prima volta di baciarla.

E a scombussolarmi fu che quel desiderio non era minimamente diminuito. <<E chi preferisci: la me di ora o quella di un tempo?>> Lo disse con quel sorrisetto astuto stampato su quelle labbra tinte di rosa, un colore meno appariscente di quelli che metteva di solito ma che comunque attraeva lo sguardo. Il mio soprattutto. Poggiò la borsa sulle gambe e ne estrasse il pacchetto di sigarette in cui era infilato anche l'accendino, ne sfilò una insieme a quest ultimo e la incastrò tra le labbra. Odiavo che fumasse ma di certo non avrebbe smesso neppure se glielo avesse imposto la morte in persona, così avevo scelto il tavolo all'aperto per agevolarle il suicidio composto di nicotina.

<<Ti intendi meglio di sesso ora quindi la te di adesso.>> Lo dissi per infastidirla, evidenziare ad una donna il fatto che la prima volta a letto non era stata granché era un colpo basso al suo orgoglio. La mia però era un bugia, la sua prima volta con me era stata una prima volta anche per me in un certo senso. Con lei avevo sentito ogni parte del mio corpo incendiarsi.

Quella notte era stato idilliaco, ancora percepisco i brividi al solo ripensarci.

Prese una boccata di fumo, appendendo di nuovo la sua Channel allo schienale della sedia dalla tracolla.

<<Concordo con te, ora faccio dei pompini fenomenali.>> Udire la sua risposta fu come ingogliare del cianuro, colpire quella donna nel suo punto debole era impossibile, lo nascondeva fin troppo bene.

<<Signori, posso chiedervi se avete scelto?>> Il cameriere che era già passato altre due volte prima che lei arrivasse, si catapultò al nostro tavolo quando finalmente vide che la sedia di fronte a me non era più vuota. <<Sì, io prendo le salsicce con contorno di patate e una birra.>> Restituii il menù al cameriere. <<Per lei invece?>> Dopo essersi appuntato la mia comanda si voltò verso la signorina a me difronte. <<Un'insalata di farro ma con poco sale e dell'acqua minerale.>> Passò con stizza il menù al cameriere che si appuntò anche il suo ordine, per poi scomparire nelle cucine. <<Tenti di mantenerti in linea Martin?>> Fece cadere la cenere della sigaretta nell'apposito piattino di ceramica.

<<No, tento di non prendermi il tetano mangiando delle salsicce cotte su una griglia sicuramente arrugginita.>> La sua ironia era pungente, come sempre.

Ma mi ero stufato delle battutine e dei botta e risposta che continuavamo a lanciarci, non l'avevo invitata per sfidarci ad una battaglia di spade affilate da parole arroganti e insulti.

<<Va bene Keira, forse è il caso di incominciare a parlare di ciò che ci tiene ancora legati.>> Mi sfilai dal taschino interno del giubbotto di pelle la busta che conteneva il suo contratto, stilato da lei stessa insieme a chissà quanti avvocati di famiglia.

Lo poggiai sul tavolo nello spazio vuoto che ci divideva e lei ci posò lo sguardo con interesse, sapevo che fosse curiosa di scoprire se su quelle pagine bianche ci fosse la mia firma o meno.

<<Sai cos'è giusto?>> La mia domanda di inutile ma posta per un motivo. <<La mia memoria funziona ancora alla perfezione Kovacs.>> Soffiò il fumo in alto tornando poi a guardarmi.

Painful melody Where stories live. Discover now