Capitolo 10

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Mentre il tempo si snoda con inesorabile precisione, conto i minuti che scorrono in un'agonizzante sequenza. Venticinque minuti, ventisei minuti, ventisette...E poi, senza preavviso, la pressione nell'aria cambia improvvisamente.

Un suono assordante, un ruggito selvaggio e primordiale, improvvisamente squarcia l'aria circostante, costringendoci a balzare in piedi con un istintivo sussulto.

Il nostro senso di prudenza, che ci aveva avvertiti dei segnali precedenti, si rivela ora fondamentale: l'onda d'urto annunciata si manifesta con una brutalità che ci lascia senza fiato.
È come se un muro di forza invisibile e incontenibile si sia materializzato, balzando all'improvviso dalla sua latente esistenza per spazzare via tutto ciò che trova con indomabile ferocia.

La stanza intorno a noi inizia a trasformarsi in un caos tumultuoso. Le pareti, un tempo stabili e rassicuranti, ora si scuotono con una violenza inaudita.
Un sibilo nasce nelle orecchie, un suono sinistro che cresce incessantemente, trasformandosi in una cacofonia assordante che riempie l'ambiente.

Mentre cerchiamo di orientarci nella confusione, i vetri delle finestre nel piano superiore iniziano a vibrare in modo minaccioso, crepitando come sospesi tra l'integrità e la rottura imminente.

Il momento che temevamo giunge con un'imponente irruzione: i vetri, incapaci di resistere alla potenza sovrumana dell'onda d'urto, cedono finalmente. Si frantumano in mille pezzi acuminati, sprigionando un'aura di pericolo palpabile. È in quel preciso istante che i nostri cuori sembrano congelarsi, in un attimo di raccoglimento collettivo.
Le espressioni dei volti riflettono una miscela di terrore e meraviglia di fronte a questa manifestazione inarrestabile della forza della natura.

La sopravvivenza diventa una priorità incrollabile. Ognuno di noi si aggrappa a ciò che può offrire anche il minimo di stabilità in mezzo a questa furia scatenata.
Le mani si stringono attorno a qualsiasi appiglio possibile, mentre ci agitiamo freneticamente alla ricerca di ancoraggio. Oggetti e persino i mobili vengono sballottati nell'ambiente caotico come pedine in una partita cosmica in cui non possiamo fare altro che partecipare.

L'onda d'urto finale ci colpisce come un pugno divino, un impatto che va oltre la comprensione umana.
L'intera struttura dell'imbarcazione è scossa dalla sua potenza devastante, come se la stessa essenza della natura si sia ribellata con una furia inarrestabile.

I nostri corpi vengono catapultati da un'estremità all'altra, come foglie alla deriva nell'impeto di un turbine, mentre la pressione esercitata contro la nostra pelle crea una sensazione di oppressione insopportabile.

Nel nostro rifugio improvvisato, la lotta per la sopravvivenza raggiunge l'apice. Le pareti, una volta solide, scricchiolano sotto la pressione implacabile, cedendo qua e là con scrosci di rumore metallico. Le luci, che un tempo illuminavano il nostro percorso, ora vacillano con un'incertezza malferma.

A causa della eccessiva pressione che si scarica implacabile sul mio corpo, ogni minimo movimento diventa un'ardua sfida che mette a dura prova ogni fibra del mio essere. Sembra che l'aria stessa si sia trasformata in un coacervo denso e opprimente, un'entità che mi avvolge inesorabilmente, rendendo persino il semplice atto di respirare un compito titanico.
Ogni inspirazione è come un'affannosa lotta, mentre il mio petto sembra stringersi in una morsa implacabile.

Le mie ossa e muscoli, una volta affidabili e forti, ora cedono sotto il peso di questa pressione straziante. Sento come se ogni fibra del mio corpo sia costantemente tirata in direzioni opposte, un tormento fisico che mi tiene in uno stato di costante tensione. L'intera struttura del mio corpo sembra essere sottoposta a uno sforzo sovrumano, eppure non c'è via di fuga da questa morsa implacabile.

La mia mente lotta per rimanere concentrata, ma è difficile respingere la sensazione di annebbiamento che avvolge i miei pensieri.
Il mio respiro diventa irregolare, spezzato da sforzi scomposti mentre cerco di adattarmi a questa nuova realtà opprimente.
Ogni battito del mio cuore sembra amplificarsi, risuonando come un tamburo martellante nella mia testa.

Tutto ciò si traduce in un graduale annebbiamento della mia coscienza.
Le mie percezioni diventano sfocate e distorte, come se stessi vivendo in un sogno irrealizzabile.
La mia vista si offusca, i contorni si sfumano e il mondo intorno a me sembra dissolversi in una nebbia indefinita.

Mentre tento di rimanere presente, sento come se una fitta coltre di sonnolenza mi avvolgesse, spingendomi verso la soglia dell'incoscienza.

Poi, in un istante, tutto svanisce.
La pressione schiacciante, l'opprimente densità dell'aria, il mio stesso sforzo titanico...Tutto sembra dissolversi nell'oscurità. Non c'è più coscienza, né pensieri, né sensazioni. Sono avvolta in un silenzio profondo, come se fossi stata trasportata in un regno senza tempo e spazio.

Non so quanto tempo passo in questo stato sospeso. La percezione del tempo sembra dissolversi, mentre fluttuo in un'atmosfera irreale.

Successivamente, con il passare del tempo, un rinnovato flusso di sensazioni fa la sua ricomparsa nel mio stato di consapevolezza.
Un sottile e delicato formicolio si propaga con gradualità attraverso ogni fibra del mio corpo, un segnale timido ma inequivocabile che annuncia il lento ritorno della vitalità.

Inizio a percepire distintamente il ritmo della mia respirazione, ora più costante e regolare, mentre il tessuto sonoro dell'ambiente circostante si insinua nella mia percezione, anche se perviene come un sussurro remoto e avvolto da un'aura ovattata.

E poi, in contrasto con questa rinascita sensoriale, giunge il nulla, un'assenza profonda che si estende come un vasto oceano.
Il vuoto si fa sentire con una maestosità quasi tangibile, come se avvolgesse ogni parte di me, come se l'intera esistenza si dissolvesse in un'oscurità impenetrabile.

Radioactive ZoneWhere stories live. Discover now