Occhi

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Torno a casa con la testa che mi gira, e mi butto sul divano.

Com'è possibile che Samir Arafat sia risultato nello spettro autistico! Questo non ha alcun senso. Sono così stanca che sto per addormentarmi, sono così agitata che non riesco ad addormentarmi. Alla fine non ce la faccio più, devo mettere qualcosa sotto i denti. Mi devo sbafare di gelato.

Entro in cucina e vado verso il frigo. Ad un tratto però calpesto qualcosa di ispido e fibroso, e alla mia sinistra parte un urlo di terrore.

C'è un uomo nella mia cucina, a cui ho appena calpestato la barba!

È così lunga che gli striscia sul pavimento, piena di bitorzoli e nera come il carbone. Lui è alto è muscoloso, con un giubbotto di jeans smanicato che gli scopre gli addominali. Ha il tatuaggio di un'ancora sulla spalla, una benda sull'occhio, e un pappagallo sulla spalla, che assieme a lui continua a ripetere:

"AHI! AHI! AHI! AHI! AHI! AHI!"

Io non so che dire, forse sono rimasta a fissarlo fin troppo, e quel suo unico occhio azzurro...

L'uomo mi guarda per un attimo, poi si alza la benda, rivelando il secondo occhio, verde acqua, poi sorride scoprendo una fila di denti bianchissimi ed esclama:

"Corpo di mille balene! Tu devi essere Gemma. È un piacere conoscerti, qua la mano, sirenetta!"

Mi si mozza il fiato in gola, sollevo la mano, ma mi accorgo che è troppo sudaticcia. Lui come se non fosse importante la stringe con forza e virilità, portandola presso i grossi pettorali.

"Ciao... sei un... amico di..." che cosa sto dicendo! Sono tutta rossa! Oh che figuraccia! Ho iniziato pure a balbettare.

"Tu devi essere Gemma!" dice lui alzando le sopracciglia e spalancando un nuovo luminosissimo sorriso nella barba.

"Come... come sai il mio nome?..."

"Mi cascasse un occhio! So praticamente tutto di te."

Il cuore prende a battermi all'impazzata.

"Jessica mi ha raccontato tutto."

Il pappagallo sulla spalla comincia a gridare: "Sorellina! Sorellina!"

"Jessica?!" sento l'anima spezzarsi.

"Sì, Jessica, siamo decollati all'alba dai Caraibi, e siamo approdati poco fa. Puoi chiamarmi Cap'n Phillips, al tuo servizio."

"Sei... sei... il suo nuovo ragazzo?!"

All'improvviso entra Jessica dalla porta del retro e grida: "SORPRESAAAA!" e stampa un lungo bacio sulla bocca di Cap'n con tutti i peli della barba che le si attorcigliano tra gli orecchini, i bracciali e le dita dei piedi.

Poi mi guarda e dice: "Che c'è Gemma, sembra che tu abbia visto un fantasma! Non sei contenta di vedermi?"

Veramente vorrei correre in stanza e mettermi a piangere sul cuscino fino a che non sia così sporco di lacrime e bava da poterle strizzare fuori come da una spugna, per poi addormentarmi sul mio braccio, risvegliarmi con la mano addormentata e stare letteralmente davvero il tempo che mi è concesso prima che riprenda sensibilità e la senta di nuovo parte del mio corpo ad accarezzarla come fosse quella di un ragazzo d'oro coi pettorali giganteschi e un occhio azzurro e l'altro verde (coperto da una benda).

"Gemma, che ti prende?"

"S... Samir Arafat ha provato a baciarmi..."

Jessica diventa subito scura in volto.

Perché mai ho detto una cosa simile! CHE STUPIDA! CHE STUPIDA!

"Ma... ma... ha solo frainteso, ero a casa sua per... per farmi firmare l'annuario."

"L'annuario? Samir Arafat non ha mai firmato l'annuario a nessuno!"

"Samir Arafat!" dice Cap'n, "Ho conosciuto un tale che si chiamava Arafat una volta, camminava su un bastone di ebano ed era circondato da prostitute con abiti vittoriani."

"Samir Arafat! Samir Arafat!" grida il pappagallo.

Jessica lo ignora. "Ti ha molestata, Gemma?"

"Cosa... n... no! Guarda, ho l'annuario se non ci credi, ecco la sua fir..."

Controllo nella borsa, ma l'annuario lì non c'è.

Non riesco più a trattenermi. "Io... i..." e mi metto a piangere. Che figura! Davanti a Cap'n.

"Per la barba di Nettuno! Non sopporto vedere un'amabile donzella disperarsi a tal guisa!"

"Gemma!" dice Jessica, "Oh, sorellina! Ci tenevi così tanto a quell'annuario. Se è vero che ce l'ha Samir Arafat lo andremo a prendere, ora e subito."

Io mi asciugo le lacrime mentre lei si rimette il cappello e Cap'n, grattandosi la barba, cerca nel suo baule le chiavi della macchina. Si fionda fuori e sento il rombo del motore. Il furgone di Cap'n si ferma sul vialetto. È nero e ha un grosso teschio bianco su due ossa incrociate.

"Guardate che vecchia bagnarola che mio cugino teneva tutta per sé! Presto! A bordo! OH ISSA!" grida schiacciando sull'acceleratore.

Io e Jessica veniamo schiacciate sui sedili, senza la cintura, per l'accelerazione, e derapando a ogni incrocio, a tutta velocità, con la barba che gli sventola fuori il finestrino, presto ci scarrozza per il bosco.

Cap'n tira una frenata sullo sterrato e siamo di nuovo nel cortile di casa della signora Arafat, ma non siamo soli. Seduti a un tavolino pieno di birre, con uno stereo a tutto volume, stanno in cerchio a passarsi uno spinello un gruppo di ragazzi tatuati e ragazze con le calze a rete.

QUANTI STUPIDI ERRORIWhere stories live. Discover now