<<Non mi interessa come la prenderà, sono libera di fare ciò che voglio.>> Affermò con convinzione e fui certo che avesse ragione, si era presa la sua libertà in quegli anni, inconsapevole di non averla mai avuta veramente. Portava al dito le catene che la ancoravano a quella famiglia abominevole.

<<Allora è una fortuna che non hai sposato me, perchè se solo fossi venuto a conoscenza che ti eri lasciata toccare da un altro uomo lo avrei ammazzato.>> Un solo passo e fummo talmente vicini che riuscivo a percepire il suo respiro irregolare contro al viso. <<Non stento a crederti.>> Al contrario del suo respiro, la sua voce rimaneva immutata, completamente indifferente, ma ero certo che non le ero più tanto indifferente.

<<Anche al tempo eri un tipo geloso, Cornelius non lo è.>> Ricordò superba.

<<Si è gelosi quando si ama così ardentemente da aver il timore di perdere qualcuno.>> Avazaii ancora e a quel punto fu costretta ad indietreggiare, ma quando fece un passo indietro si ritrovò con la schiena premuta contro alla ringhiera di quella terrazza, con le mie mani poggiate su di essa, ai lati del suo corpo.

<<Lui non lo è probabilmente perchè già sa di averti persa.>> Il bagliore che vidi in quegli zaffiri confermò il mio parlato. <<Impossibile, non puoi perdere ciò che non possiedi e nessun uomo mi possiede, neanche mio marito.>>La sua sicurezza era snervante ma alcun tempo mi incentivava a continuare.

<<Eppure ricordo ancora quanto ti eccitavi quando ti ricordavo che eri mia.>> Avvicinai le labbra al suo orecchio.

<<Solo mia.>> Sibilai.

<<Smettila.>> Ordinò.

<<Lo farò quando ammetterai di avermi amato.>> Riportai il viso di fronte al suo per osservare quegli occhi bugiardi, nascondere la verità.

<<Vuoi che io ti illuda ancora?>> Quella vicinanza mi faceva risentire i brividi che avevo percepito risentendo ciò che si provava a stare tra le sue gambe, dentro di lei, avvolto nel suo calore.

<<Voglio che tu smetta di illudere te stessa.>> Mentendo continuamente di non avermi amato, non faceva che mentire anche alla ragazzina che era in passato, oltre che a me.

<<Io non ti ho mai amato.>> Ribadì ad un soffio dalle mie labbra con la convinzione di una serpe.

<<Menti.>>

<<Non si usa chi si ama.>> Ribattè ancora. <<E se firmi quel contratto io ti userò a mio piacere, quando e come vorrò, quindi ti conviene accettare questa verità prima che ti faccia troppo male.>> Su quelle labbra che erano già tornate a posto, con il rossetto di nuovo perfettamente sistemato, si spinse un sorriso che fece vibrare la rabbia in corpo.

Mi allontanai da lei punto dal suo veleno percependo la rabbia scorrermi nelle vene. Mi ero sbagliato, nulla di ciò che vi era in lei era ancora salvabile. Niente, era completamente prosciugata, svuotata da ogni briciolo di umanità che era stato consegnato all'essere umano alla propria nascita. Non era più viva.

Le voltai le spalle e con passo deciso presi a marciare verso l'ascensore, presi frettolosamente la giacca dal tavolo e mi diressi verso l'uscita da quella gabbia a cielo aperto. Mi sentivo soffocare, persino con il vento che volteggiava intorno a noi.

<<Mihai.>> La sua voce mi richiamò con la capacità di fermare i miei passi, fu in grado di arrestare il mio camminare con il solo pronunciare il mio nome, fu incredibile, non riuscivo a credere ad una tale risposta da parte del mio corpo al solo suono della sua voce.

Painful melody Where stories live. Discover now